Fumata nera sulle presidenze
Fumata nera alla riunione dei capigruppo. Parlamento, quindi, ancora in stand-by e tutto rimandato al prossimo incontro, nella speranza che finalmente si raggiunga un accordo fra i partiti sulle presidenze di Camera e Senato.
“Il gioco dei veti e dei controveti, ahimé, ha bloccato tutto. Pensavamo ci fosse un salto di qualità, ma purtroppo non è stato così. Il Pd è sempre stato propositivo”, ha commentato Maurizio Martina al termine dell’incontro negli uffici del Movimento presso il Palazzo dei Gruppi. “Siamo andati a questo incontro con lo spirito di sempre, ovvero provare a costruire un confronto propositivo, ma abbiamo constatato che il gioco di veti e controveti sui nomi” delle presidenze delle Camere ’’ha bloccato ancora una volta questo lavoro, e non certamente per colpa del Pd’’.
’’Pensavamo – ha sottolineato ancora Martina- che ci potesse essere un salto di qualità nel confronto tra forze, ma questo scatto di responsabilità non c’è stato. Non possiamo che ribadire che la scelta dei presidenti di Camera e Senato meritano un lavoro più responsabile, aperto e non questo gioco di specchi che si è consumato anche stasera. Abbiamo sempre tenuto uno spirito costruttivo e di dialogo con tutti ma stasera abbiamo misurato il limite di un metodo, voluto da altre forze che non funziona’’.
A fargli eco, per Forza Italia, Renato Brunetta, che tiene il punto dettato dal Cavaliere già nel tardo pomeriggio: “Il M5S non vuole sedersi a un tavolo con Berlusconi. Questo è inaccettabile”. Ma a mettere il dito nella piaga del Cavaliere, ci pensa il pentastellato Danilo Toninelli, presidente dei senatori M5S: “Prendiamo atto che Fi si è seduta al tavolo senza alcun mandato. Noi avevamo il mandato di fare i nomi. Di Maio è disponibile a incontrare il leader del centrodestra, che è Matteo Salvini. Berlusconi – ha continuato – cerca una legittimazione che i cittadini non gli hanno dato e che noi non gli possiamo dare. Deve accettare di aver perso”.
Ma Forza Italia non molla e ribadisce: ’’I cinque stelle devono ascoltare anche Berlusconi, è inaccettabile che non vogliono incontrarlo’’. “Addirittura c’è stata la proposta di Fdi con La Russa – spiega ancora Brunetta -: facciamo delle rose di nomi e poi definiamo da subito che tra 5-6 ore, domani mattina, i leader si incontrano per decidere il da farsi dopo l’istruttoria di questo tavolo con i capigruppo. Questa richiesta specifica di Fdi che poteva essere una intelligente mediazione si è scontrata con il no dei cinque stelle”. Intanto, dopo la riunione con i capigruppo di tutte le forze politiche a Montecitorio, Renato Brunetta e Paolo Romani sono attesi a palazzo Grazioli per un nuovo summit tra Berlusconi e lo stato maggiore del partito.
Ma la presidente dei deputati M5S Giulia Grillo insiste: “Siamo fiduciosi del fatto che non ci sarà un Nazareno bis. Ci auguriamo che la notte porti consiglio affinché la leadership di Salvini unifichi la saggezza del centrodestra”.
Il M5S, quindi, non arretrerà di un passo su Romani: “Abbiamo ribadito che non ha i requisiti – spiega ancora Toninelli -. Noi avevamo il mandato di fare i nomi”, aggiunge l’esponente M5S, sottolineando che anche la Lega “era pronta a parlare di nomi” ma “Fi ha rifiutato anche questo”.
Leggermente diversa la versione di Ignazio La Russa, presente al summit per Fratelli d’Italia, che spiega: “La Lega ha fatto incidentalmente un nome, quello di Romani” per la presidenza del Senato, “ma il M5S ha ribadito la sua preclusione verso persone sotto processo”.
’’I cinque stelle – spiega ancora La Russa- hanno ribadito il criterio generico che non vogliono condannati e indagati. Abbiamo proposto di formalizzare una rosa di nomi subito per poi convocare tra 5-6 ore o domani mattina un tavolo tra i leader per chiudere, ma i cinque stelle hanno detto ’no’. Non capisco per quale motivo non vogliono incontrare Berlusconi’’.
“I cinque stelle hanno detto ’no’ al tavolo con i leader dichiarando espressamente che non vogliono Berlusconi. Per questo, penso che la porta sia ancora aperta”, sottolinea l’ex ministro.
A lasciare la porta aperta è, almeno finora, il leader leghista Matteo Salvini, che dopo il summit spiega: “Per rispetto del voto degli italiani, ribadisco la nostra disponibilità a riconoscere ai 5 stelle la presidenza di una delle due camere. Invitiamo tutti i gruppi presenti in Parlamento a essere responsabili e a scegliere nel nome della più ampia partecipazione”.
A quanto si apprende, al termine della riunione, il M5S sarebbe ancora orientato a confermare la candidatura di Roberto Fico alla presidenza di Montecitorio. L’assemblea congiunta deputati-senatori M5S per fare il punto sulla partita, inizialmente fissata per oggi, potrebbe tenersi domattina. La possibilità è stata paventata dai capigruppo 5 Stelle, tuttavia l’assemblea non è stata ancora ufficialmente convocata.
Più tardi, poi, il post dei capigruppo M5S sul Blog delle Stelle: “Abbiamo appena terminato un nuovo incontro con i capigruppo delle altre forze politiche sulla questione dei presidenti delle Camere che ci apprestiamo a votare a partire da domani mattina. Abbiamo dovuto prendere atto dell’impossibilità di mettere sul tavolo una rosa di nomi per le presidenze come eravamo pronti a fare, poiché gli esponenti di Forza Italia presenti all’incontro, per loro stessa ammissione, non avevano il mandato per discuterne”.
“Siamo disponibili – continuano Toninelli e Grillo – ad un incontro con il leader della coalizione di centrodestra che, come loro stessi hanno indicato, è il segretario della Lega Matteo Salvini. Silvio Berlusconi si ostina a chiedere un incontro con Luigi Di Maio e il MoVimento 5 Stelle, ma noi non siamo disposti a dare una legittimazione politica a chi non l’ha ricevuta prima di tutto dai cittadini. Non saremo mai artefici di un Nazareno bis”.
“A conferma della nostra disponibilità a garantire l’individuazione delle figure più adatte a ricoprire il ruolo di presidente delle due Camere e ad avviare così la XVIII Legislatura – continuano -, ci siamo detti disponibili a rinunciare a due vicepresidenze che pure ci spetterebbero, lasciando che vadano ad altri gruppi parlamentari a garanzia della massima rappresentatività del voto popolare. Ci auguriamo – concludono – che la notte porti consiglio e che domani possa partire una Legislatura davvero al servizio dei cittadini, abbiamo tanto da lavorare”.
Dazi, “migliaia di posti lavoro a rischio in Italia”
I posti di lavoro a rischio in Italia nel caso si dovesse scatenare una guerra commerciale con gli Usa come conseguenza dei dazi sull’import di acciaio e di alluminio annunciati da Washington “possono essere tanti, decine di migliaia“. Lo dice la presidente di Business Europe, l’associazione delle Confindustrie europee e dell’Eni Emma Marcegaglia, a margine di una conferenza stampa a Bruxelles.
“Chiaramente – aggiunge – mi auguro che alla fine ci sia un buon risultato nella trattativa tra Cecilia Malmstroem e Ross e che, così come pare, la Commissione Europea abbia intenzione di portare avanti una difesa, ma senza a sua volta innescare una guerra commerciale, perché questo per un’area come l’Europa, che è una forte esportatrice, può essere problematico”.
L’impatto di una guerra commerciale, continua la Marcegaglia, “può essere devastante, perché l’Europa già aveva messo dazi anti dumping verso tantissimi Paesi che esportavano in Europa. Adesso, se si va verso una restrizione ulteriore del mercato, il rischio è che non ci sia sufficiente produzione per l’Europa e per i trasformatori, come noi. Il momento è molto delicato ed è importante continuare questo processo di crescita che è in corso: anche il settore siderurgico sta andando meglio, dopo tanti anni di crisi”.
Il vero rischio, continua la presidente di Business Europe, è quello di “andare incontro ad una chiusura di mercato e a una situazione in cui si fa veramente fatica ad agire con certezza. In questo momento, più che essere efficienti e bravi nei prodotti, devi capire che cosa succede in Europa, che cosa fa Trump, che cosa fa la Malmstroem….una situazione molto complicata”.
Per quanto riguarda il gruppo Marcegaglia, “noi non vendiamo agli Usa, ma siamo importatori di acciaio. Già abbiamo grandi limiti per i dazi precedenti: se adesso si mettono anche clausole di salvaguardia e ulteriori quote alle importazioni, il rischio è che si chiuda ulteriormente il mercato delle importazioni. Questo per noi non è positivo”.
E va ricordato, sottolinea Marcegaglia, che “i cinesi hanno già un dazio antidumping altissimo: non esportano più in Europa ormai da due anni. Così come i russi, gli ucraini, gli iraniani: già questi non possono più esportare perché sono bloccati dai dazi. Se adesso si mettono ulteriori riduzioni, il rischio è che tutti i trasformatori indipendenti abbiano un gravissimo danno“, conclude.
Assegno pensione, aprile cambia data
La pensione di aprile tarderà ad arrivare. Complice la Pasqua e Pasquetta, che cadono nel primo e nel secondo giorno del mese, il pagamento dell’assegno da parte dell’Inps slitterà a martedì 3 aprile. E questo riguarda sia gli accrediti alle Poste che presso gli istituti bancari. Il nuovo calendario delle pensioni è stato deciso con la legge di bilancio 2018. “Al fine di razionalizzare e uniformare le procedure e i tempi di pagamento delle prestazioni previdenziali corrisposte dall’INPS, i trattamenti pensionistici, gli assegni, le pensioni e le indennità di accompagnamento, erogati agli invalidi civili, nonché le rendite vitalizie dell’Inail – si legge sul sito dell’Inps – sono posti in pagamento il primo giorno di ciascun mese o il giorno successivo se il primo è festivo o non bancabile, con un unico mandato di pagamento, ove non esistano cause ostative”. A questo link il calendario completo di tutto l’anno.