L’ospedale universitario è da tempo molto attento alla comunità che lo circonda, “collaboriamo con le Asl 1, 4 e 5 per il Dm 70, stiamo investendo sull’alta complessità con il Centro cuore, potenzieremo la chirurgia toracica, stiamo investendo anche sui percorsi oncologici. Inoltre – ricorda la Dg da due anni alla guida del Sant’Andrea – c’è un impegno sul fronte del rinnovamento tecnologico e le terapie innovative. Il 28 ottobre faremo un evento sulla Medicina di precisione, su cui puntiamo molto e c’è in sviluppo il ‘Tumor board'”. A marzo scorso è stato presentato il nuovo percorso ‘Tobia’, che offre ai pazienti con gravi difficoltà cognitive o relazionali percorsi facilitati per effettuare prestazioni diagnostiche e terapeutiche utili a prevenire e curare patologie non direttamente legate al disturbo principale da cui sono affetti. Sempre quest’anno è stata inaugurata la nuova Centrale operativa ospedaliera del Sant’Andrea: la struttura multiprofessionale, inserita nel piano di edilizia sanitaria della Regione Lazio finanziato con fondi Pnrr, andrà a rafforzare la rete ospedale-territorio per la continuità delle cure. Medici di direzione sanitaria, ‘bed manager’, assistenti sociali, psicologi, care manager, amministrativi metteranno insieme le diverse competenze necessarie per valutare i bisogni clinici e socio-assistenziali delle persone e garantire continuità e coerenza nella transizione delle cure, in sinergia con i colleghi del territorio.
Le aggressioni al personale sanitario. “Sono inammissibili”, i pronto soccorso “non sono un punto di decompressione delle proprie frustrazioni e con questo clima di terrore gli operatori sanitari hanno paura nel fare il loro lavoro”. Così il direttore generale dell’Azienda ospedaliero-universitaria Sant’Andrea di Roma. L’ospedale negli ultimi 2 anni è andato in controtendenza rispetto all’escalation a livello nazionale di violenze fisiche e verbali ai danni di medici e infermieri. “Abbiamo cercato di fare prevenzione su diversi fronti – spiega Donetti – lavorando sull’informazione e la comunicazione mirate, e poi con la formazione del personale insegnando le tecniche di de-escalation che permettono di valutare gli elementi di maggior rischio. Abbiamo anche inserito due punti di accoglienza in Pronto soccorso per i parenti dei familiari, che operano nel dare le informazioni e mediano tra l’attività degli operatori e le richieste dei parenti, intervenendo quando c’è la preoccupazione per un caro”. “Quindi, rispetto agli anni precedenti – sottolinea la Dg – abbiamo visto una riduzione dei casi di violenza verbale e fisica in Pronto soccorso e nel Servizio psichiatrico di diagnosi e cura. Il 2021 è stato l’anno più brutto su questo fronte e da allora stiamo registrando una flessione che però va presa sempre con molta cautela visto che il dato non è registrabile. Altro elemento che dobbiamo sottolineare – conclude Donetti – è l’inserimento del posto di polizia in aggiunta alla nostra vigilanza privata. Probabilmente, però, l’aver aperto i due punti di mediazione tra parenti e operatori ha migliorato sia la qualità del lavoro degli operatori che l’aspetto della riservatezza per i pazienti e i loro familiari. L’ambiente del Pronto soccorso ne ha sicuramente giovato”. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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