Il G20 di Nuova Delhi, i cui lavori hanno inizio oggi, sarà certamente diverso da quelli precedenti. Temi come il cambiamento climatico o la guerra in Ucraina hanno diviso il mondo e ora tutti i leader delle prime 20 potenze economiche dovranno trovare, se sarà possibile, un punto comune proprio su materie come clima, energia, ambiente e sviluppo sostenibile (argomenti della prima sessione di lavori di questo sabato), nonché transizione digitale, riforma delle istituzioni multilaterali e intelligenza artificiale (temi della seconda sessione di lavori, quella di domenica). E in ogni caso l’argomento Ucraina sarà nell’agenda di diversi leader, se non proprio di tutti. La divisione politica è oltremodo evidenziata dall’assenza di due dei più importanti esponenti politici mondiali, quali Putin per la Russia e Xi Jinping per la Cina. Probabilmente il significato maggiore sarà costituito dagli incontri bilaterali che si terranno a latere della sessione generale. Nel frattempo la capitale indiana è blindata e la sicurezza riveste carattere predominante, anzi, esclusivo. L’India ha avocato a sé tutta la gestione della security, nessuna agenzia straniera avrà accesso alla sede del summit, ovvero il complesso di Pragati Maidan, uno spazio di oltre 625.000 mq che normalmente viene utilizzato per fiere ed eventi internazionali.
Nuova Delhi deve apparire per l’evento sicura, e bella. Le autorità cittadine hanno quindi ufficialmente annunciato “restrizioni”, indorando però la pillola e rassicurando che non si tradurranno in un “lockdown”. La zona del complesso fieristico è off-limits, e fin qui ci siamo. Tutta l’area che circonda la sede del vertice sarà preclusa alla popolazione civile, non è poi consigliato passeggiarvi nei pressi, o praticare nei dintorni attività fisica o sportiva. Le strade che conducono al centro congressi saranno precluse al traffico ordinario, poiché riservate ai mezzi delle delegazioni, alle scorte e a tutti i dispositivi militari di sicurezza. Ma le misure restrittive non sono però circoscritte alla zona dell’evento. Il piano di security messo in piedi dalle autorità indiane è infatti totale. I senzatetto che affollavano pressoché ovunque Nuova Delhi sono scomparsi. La giornata odierna è stata dichiarata “giorno festivo” e scuole, esercizi commerciali, uffici, mercati saranno chiusi. Persino le consegne e gli acquisti online sono vietati, unica eccezione la distribuzione dei farmaci. 28 milioni di abitanti, ovvero la popolazione ufficiale della capitale indiana, saranno praticamente bloccati.
Il dispiegamento di forze militari per le vie della città è impressionante: soldati in divisa ogni dieci metri, tutte le sedi delle ambasciate sono presidiate da migliaia di veicoli di polizia, così come sono presidiati gli alberghi interessati dalle delegazioni. Droni, cani anti-esplosivo, rendono la metropoli irriconoscibile e praticamente non fruibile per queste 48 ore: “il nostro è uno dei migliori sistemi al mondo e non permetteremo sovrapposizioni che potrebbero rivelarsi dannose”, hanno dichiarato ufficiali dell’intelligence in una speciale conferenza stampa, con riferimento alla sostanziale avocazione della completa gestione della sicurezza. Tutte queste misure, i necessari dispositivi per la prevenzione di attentati, ancora una volta fanno sorgere dei naturali interrogativi sulla gestione di eventi di questo genere dall’alto valore politico, ancor più perché viviamo un momento storico delicato e complesso, teso pressoché in ogni continente. Ci si interroga, ad esempio, se sia davvero necessario organizzare summit di questo livello in centri urbani, tra l’altro in vere e proprie metropoli. Sarebbe magari più sicuro, se non più opportuno, individuare una sede con un tasso di densità urbana minore, magari pari a zero. Dal lato sicurezza sarebbe certamente più agevole tenere sotto controllo un’area isolata, evitando di esporre (o quantomeno sacrificare) la popolazione civile. La cedevolezza di alcuni diritti è ampiamente giustificata in diritto, e dopo l’esperienza delle restrizioni del covid ne siamo tutti ancora più consapevoli. Il problema, invece, potrebbe ricadere sulla necessità di certe scelte.