Tutto parte da una foto datata 1927, perché ha scelto proprio quella?
Perché rappresenta esattamente il luogo e le persone che hanno creato il nostro mondo di oggi, quello che viviamo tutti i giorni, con la tecnologia che abbiamo in mano. Racconto come è nata la meccanica quantistica che oggi noi usiamo continuamente, quando abbiamo in mano i telefonini, i computer… Lo spettacolo è nato 7 anni fa, e ora sentivo l’esigenza di riprenderlo e portarlo ancora in scena in una forma rimaneggiata, con aggiunte e aggiornamenti su quello che la meccanica quantistica ha portato di nuovo, nel nostro decennio, e che cambiamenti ci farà vivere nel futuro. Mi sono laureata in fisica a Milano, poi ho frequentato l’École Polytechnique a Parigi; mentre questa passione per la fisica mi portava a cercare risposte alle mie grandi domande, mi sono sempre più incuriosita riguardo alle biografie dei giganti, vale a dire Einstein, Schrödinger, Heisenberg, Marie Curie, Dirac, Pauli… Ispirata dalla foto scattata alla fine dell’ottobre 1927 al 5° Congresso Solvay, che mi ha sempre affascinata perché riunisce i 29 fisici che diedero vita alla fisica quantistica, sono andata a Bruxelles e ho rifatto il percorso degli scienziati prima di quella famosa foto. Perché era nata la fisica quantistica, che cosa aveva spinto quelle persone a cambiare le cose e farsi pure prendere per matti… Le mie ricerche su questa foto sono durate tre anni, poi ho pubblicato tutto nel libro ‘L’incredibile cena dei fisici quantistici’, che è stato il mio romanzo di esordio (con Salani), e tutt’ora è sempre in ristampa. E’ stato ed è un boom editoriale formidabile. Dopo questo romanzo nel ho pubblicati altri 7, sempre su questa scia e ho creato altrettanti monologhi teatrali. Tutti sempre in tour.
Dopo ‘L’incredibile cena dei fisici quantistici’ (edito da Salani) che è stato definito dagli addetti ai lavori un vero longseller, lei ha pubblicato – tra gli altri – due libri dedicati alle donne nella scienza: ‘Superdonne!’ (edito da Salani) e ‘Sei donne che hanno cambiato il mondo’ (edito da Bollati Boringhieri), e anche questi sono stati un caso editoriale da migliaia di copie vendute. In un momento in cui le STEM sono l’argomento del giorno, come è arrivata alla costruzione di questi lavori?
Per secoli le donne non hanno potuto arrivare ai vertici – delle arti, delle scienze, dello Stato – non per via del loro cervello (il cervello dell’uomo e della donna sono uguali, lo diceva Rita Levi Montalcini), ma per l’oppressione imposta loro dalla società maschilista. Uomo e donna avevano ruoli differenti. L’uomo cacciatore, guerriero, politico. La donna madre, moglie, casa, lavori domestici. Ma quel mondo, ormai, non esiste più. Le cose stanno cambiando, il mondo oggi ce lo hanno spianato loro, le mie eroine della scienza del Secolo scorso.
Per questo mi ostino a continuare a raccontarle. La fisica fino al XX Secolo era lo svago degli uomini, mentre per le donne gli svaghi erano altri, quelli di casa…e questa era un’assurdità già nel XX Secolo, figuriamoci oggi! Nel mio racconto sulle donne della scienza, che faccio anche in un monologo “Sei donne che hanno cambiato il mondo” porto la cura che serve ai giorni nostri, porto l’elevazione di cui abbiamo bisogno.
Leggendo il suo sito www.GreisonAnatomy.com ci siamo accorti come lei sia amata tantissimo dai ragazzi, dagli studenti, e in tanti le mandano lettere d’amore. Non è certo una cosa scontata! Come ci è riuscita? E come è riuscita a diventare un riferimento?
E’ vero e ne vado molto fiera. Parlo la loro stessa lingua, tutto qui. E sono sempre dalla loro parte. Io sono una fisica e non solo divulgatrice. Racconto quello che so, perché l’ho studiato per anni e anni, e continuo a studiarlo. Negli Stati Uniti e in Francia, dove ho lavorato, sono cresciuta guardando il lavoro di colleghi più bravi di me, anche in Gran Bretagna, e continuano ad essere i miei riferimenti attuali nella fisica, sono loro che mi danno consigli, e con cui mi confronto. I fisici migliori riescono a dare punti di vista diversi e innovativi in un gruppo di lavoro che si occupa di altre materie. Mi mandano sempre nuovi stimoli, nuove energie, e soprattutto tanto materiale da usare per i miei romanzi e per i miei monologhi. Negli Stati Uniti c’è questa voglia di contaminazione tra competenze ed è frequente avere un laureato in fisica in qualsiasi team di ricerca, non necessariamente di ambito scientifico. Per questo io ho creato un mio mix tra scienza e poesia, tra arte e racconto scientifico. Lo hanno definito ‘Metodo Greison’.