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GENERAZIONE ALPHA

cms_24034/1.jpgAbbiamo imparato sulla nostra pelle e a nostre spese che la globalizzazione se da una parte ha allargato a dismisura possibilità un tempo inimmaginabili, ha preteso dall’altra un certo grado di flessibilità e pluralità di scelte che ci costringono ad adottare modi di comportamento e identità sempre mutevoli e intercambiabili. La nascita della società in rete è di fatto il modello organizzativo che sta a indicare l’orizzontalità dei rapporti tra cittadini e la loro capacità di adattamento ai continui flussi informazionali. L’individuo è ora al centro di ogni snodo relazionale basato sulle reti, ovvero su un mondo in cui dimensione online e offline si intersecano e si fondono condizionando spesso l’immagine di sé incentrata solamente a offrire da parte dell’utente in rete un certo quantitativo di capitale simbolico da esibire. Sono in particolar modo i membri della cosiddetta generazione Alpha, minori nati tra gli anni ’10 e gli anni ’20 del XXI secolo, a correre i rischi maggiori della incessante pervasività della digitalizzazione sin dai primi anni della loro vita sotto forma di device usati come fossero delle babysitter. L’ecosistema informativo nel quale siamo immersi coinvolge sempre più precocemente non solo bambini in età prescolare, ma anche la prima infanzia, ovvero bambini che non hanno ancora intrapreso il percorso della scuola elementare.

cms_24034/2_1638671703.jpgKaspersky, azienda russa specializzata nella produzione di software per la sicurezza, ha commissionato un sondaggio su un campione di oltre 1.800 bambini italiani, tra i 5 e i 10 anni proprio con lo scopo di indagare non solo le abitudini della generazione Alpha sull’uso dei device tecnologici, ma anche comprendere se essi hanno o meno la consapevolezza dei rischi nei quali potrebbero incorrere mentre navigano in rete. I dati emersi dalla ricerca sono allarmanti: il 40% degli intervistati dichiara che, nonostante abbia ricevuto consigli dalla propria famiglia e dagli insegnanti sui pericoli della rete, condividerebbe senza problemi dati e informazioni personali ad amici virtuali mai incontrati prima. L’apertura disinvolta all’estraneo è confermata inoltre da un 36% dei bambini intervistati che ha dichiarato di aver ricevuto online proposte di giochi o sfide pericolose da parte di sconosciuti.

cms_24034/3.jpgIl problema sta dunque alla fonte, ovvero nella leggerezza con cui i genitori regalano o lasciano nelle mani inesperte dei propri figli, i propri device; sempre secondo l’indagine, infatti, il 55% delle bambine e dei bambini italiani, tra i 5 e i 10 anni, possiede già un dispositivo personale e il 20% lo utilizza per oltre 2 ore al giorno, confermando dunque l’assunto per cui la generazione “Alpha”, non avendo mai conosciuto un mondo senza internet, vive in una costante dimensione “onlife” dove oramai la distinzione tra virtuale e reale non esiste. La rete è vista, sempre secondo gli intervistati, come luogo dove sentirsi a proprio agio, in cui è possibile aprirsi a nuove amicizie, condividere ogni momento della propria giornata, sensazioni che accompagnano non solo i minori ma come è noto anche buona parte degli adulti. I bambini sono diventati un pubblico di esperti nell’uso dei dispositivi digitali, intuiscono immediatamente le modalità che li permettono di entrare a far parte di un mondo dalle potenzialità infinite. L’assenza di necessari strumenti critici e valutativi sulle conseguenze delle loro azioni online e di quelle degli altri sono l’aspetto sul quale è necessario operare suattività di media educationsia in famiglia sia in ambiente scolastico per discutere dei potenziali rischi nel vivere la rete in modo superficiale, senza criminalizzare le tecnologie, insistendo invece sulla sensibilizzazione di buone pratiche di utilizzo del web.

Data:

5 Dicembre 2021