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Genova, l’articolo 18 e l’oppio dei popoli

Non vi sembri ardito o privo di senso l’accostamento che nel titolo di questo mio intervento, propongo fra le drammatiche vicende della ennesima alluvione a Genova, l’articolo 18 e quello che Marx sosteneva a proposito della Religione. Un po’ di pazienza e tutto sarà più chiaro. Da quanto tempo sentite parlare di un “articolo 18”? “Almeno dal 1970”, diranno i miei amici meno giovani, visto che è parte del c.d. “statuto dei lavoratori”, che risale al Maggio di quell’anno e che regola le conseguenze dei licenziamenti illegittimi nelle aziende con numero di dipendenti superiore a quindici.

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Biblici convegni, accesi dibattiti, roventi talk show, scioperi, letteratura infinita e parole incontenibili si sono susseguiti senza soluzione di continuità per sostenere opposte ragioni, e cioè quella di chi vorrebbe estendere gli effetti di questa norma per attribuire le stesse garanzie ai lavoratori di aziende sino a quindici dipendenti, in contrapposizione a quella di chi vorrebbe diminuirne la portata, con la speranza di stimolare psicologicamente i datori di lavoro ad assumere.

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Ora, dobbiamo precisare, semplificando, che vi possono essere tre tipi fondamentali di licenziamento, e cioè quello discriminatorio, il disciplinare e l’economico. Dal 2012 (legge Fornero) ai primi due, dichiarato tale il primo e ritenuto illegittimo il secondo, segue la reintegrazione del lavoratore con arretrati e risarcimento danni, mentre al terzo, dovuto a ragioni oggettive di difficoltà aziendale, se ritenuto illegittimo, tendenzialmente segue solo un risarcimento pari a vari stipendi.

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Prima del 2012 la reintegrazione riguardava tutti i tipi di licenziamento, sicché la legge Fornero avrebbe dovuto consentire l’agognata flessibilità e quindi l’aumento dell’occupazione. E invece è aumentata la disoccupazione. In aggiunta, i lavoratori dipendenti potenzialmente interessati da quest’articolo sono circa il 58%, mentre, all’atto pratico, nei procedimenti conciliativi e/o Tribunalizi finiscono a discuterne un numero percentuale che sembra un prefisso telefonico. Dulcis in fundo, resta l’enorme discrezionalità affidata ai Giudici nel valutare se un licenziamento è legittimo o meno, con relativa decisione sulle conseguenze.

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Morale: bene sarebbe certamente disciplinare in modo più chiaro una norma che genera una bailamme di provvedimenti diversi, ma il problema, per la legge dei grandi numeri, non giustifica l’attenzione politica e mediatica così morbosamente imperante, rispetto a milioni di norme e provvedimenti che, per come pensati e applicati, affliggono i cittadini in modo assai più grave dell’art. 18.

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E allora perché se ne parla tanto? Io ho il sospetto che in un momento come quello che stiamo vivendo, in cui la classe politica è sfacciatamente incapace di produrre un decente lavoro in grado di lenire gli effetti di una crisi economica e sociale devastante, chiacchierare dell’art. 18 rappresenti in primo luogo uno sfogo personale di politici e pubblica opinione, perché l’impotenza a risolvere le grandi questioni viene compensata dalla concreta possibilità di cambiare due o tre righe di una legge che, pur di portata limitata, evoca gloriose battaglie di classe che comunque appassionano ancora molti.

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In secondo luogo, però, appassionare ed appassionarsi a un tema, addormenta l’attenzione su altro che è più complicato risolvere. Ed è quello che è accaduto e sta accadendo, perché le energie e gli estremismi dialettici profusi su una materia come questa (ma vi potrei fare mille esempi), producono un effetto soporifero che fa dimenticare i grandi malesseri su cui nessuno dice e fa nulla, come ad esempio il dissesto idrogeologico e la messa in sicurezza dei fabbricati per le zone sismiche in Italia.

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E così ci ritroviamo e ci ritroveremo (temo) a svegliarci di soprassalto, intorpiditi dalle discussioni su tanti “articoli 18”, quando si verifica una catastrofe come quella di Genova dei giorni scorsi, e ci scandalizziamo, e ancora lo faremo, sapendo che c’erano anche i soldi per evitarla. Come per i terremoti.

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Tanto poi si riparlerà di ricostruzione, per qualche giorno, e sapendo che poi non se ne parlerà più sino alle prossime vittime, qualcuno starà già costruendo un megagalattico plastico di un “articolo 19” (forse il 18 sarà abolito) per parlare di nulla nei vari “porta a porta”.

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Data:

18 Ottobre 2014