Venerdì mattina ha ufficialmente avuto inizio ad Amburgo il congresso della più importante forza politica della Germania e, forse, dell’intera Europa. 1001 delegati dovranno eleggere il nuovo Presidente della Cdu: un uomo (o una donna) che nel 2021 guiderà il partito alle elezioni politiche in seguito alle quali, con ogni probabilità, succederà ad Angela Merkel come nuovo cancelliere tedesco.
Proprio la Merkel, al timone del partito ormai dal 2000, nel mese di ottobre dopo le disastrose sconfitte in Baviera e in Asia aveva annunciato che, pur conservando la leadership del governo fino alla fine del proprio mandato, si sarebbe viceversa dimessa da capo della CDU. Immediatamente è partito il toto-nomi su chi avrebbe potuto godere della necessaria credibilità e di un sufficiente talento politico per sostituirla nel prestigioso incarico. Malgrado in effetti potrebbero volerci almeno una o due giornate prima che il congresso trovi un’intesa sul nome del nuovo Presidente, è tuttavia fin da ora possibile conoscere l’identità dei quattro aspiranti.
Il favorito – e per certi versi anche più inatteso candidato – è indubbiamente Friedrich Merz. Verso la fine degli anni ‘90, Merz era forse il volto più amato dagli elettori tedeschi, al punto da guadagnarsi il ruolo di capogruppo in parlamento. Nel 2002, tuttavia, piuttosto che candidarsi personalmente preferì appoggiare il più esperto Edmund Stoiber alla corsa per la presidenza; quest’ultimo venne sconfitto per soli 6.000 voti da Schroder e, in seguito anche ad alcuni scandali, venne costretto nel giro di poco tempo a ritirarsi a vita privata. Le disgrazie politiche di Stoiber, ovviamente, ebbero ripercussioni concrete anche sulla carriera dei suoi sostenitori: Merz venne rimosso dal suo incarico da Angela Merkel e nel 2009, dopo una vita di militanza, venne addirittura costretto a lasciare il partito e a cercare lavoro come esperto legale.
Eppure, come sappiamo, in politica nessun addio è mai definitivo: in questi mesi, Merz ha proposto orgogliosamente la sua candidatura, forte dell’appoggio del presidente del Bundestag, l’arcigno Wolfgang Schauble, e di gran parte dell’universo bancario e finanziario. Proprio la crescita economica e la possibilità di riformare il sistema fiscale nazionale, rappresentano ad oggi gli argomenti principali della sua proposta politica. Più in generale, però, Merz sembra intenzionato a riportare il partito su posizioni estremamente conservatrici, rifiutando qualunque futuro compromesso con i socialdemocratici (insieme ai quali la Cdu governa da anni il Paese) e tentando di recuperare una parte di quell’elettorato che negli ultimi anni è fuggito verso Alternative fur Deutschland o altri partiti di estrema destra.
Decisamente più centrista è invece l’approccio dell’altra candidata favorita, Annegret Kramp-Karrenbauer, meglio nota con le sole iniziali. Cresciuta in una famiglia cattolica e appassionata di musica heavy metal, fin da giovane AKK ha iniziato ad impegnarsi in politica al livello locale venendo eletta nel 2011 presidentessa del Saarland, un piccolo Land al confine col Lussemburgo. Pochi mesi fa, è stata invitata dalla Merkel ad assumere l’incarico di segretario nazionale, divenendo in poco tempo la pupilla della cancelliera. Inutile dire che il suo programma si pone in sostanziale continuità con quello di quest’ultima; attenzione però, perché la Merkel negli ultimi tempi ha perso molta popolarità e dunque il suo appoggio ad AKK rischia di rivelarsi quantomai un’arma a doppio taglio. In compenso, la candidatura della segretaria generale potrebbe essere suffragata dai tanti sindaci che prenderanno parte in questi giorni al congresso e che già in passato hanno avuto modo di apprezzare il suo impegno come dirigente locale.
Il più giovane e al contempo più radicale fra i candidati, però, sembrerebbe essere l’attuale ministro per la salute Jens Spahn. 38 anni, eletto in parlamento per la prima volta quando ne aveva solamente 22, Spahn col tempo si è fatto conoscere per le sue posizioni liberali in merito ai diritti civili, specialmente per quanto concerne la legalizzazione dei matrimoni fra persone dello stesso sesso (lui stesso è dichiaratamente omosessuale). Sul tema dell’immigrazione, però, il ministro sembra essere deciso ad assumere una linea dura e intransigente; già negli ultimi mesi, infatti, non ha lesinato critiche all’attuale esecutivo per aver a suo dire “spalancato le porte” agli immigrati provenienti da ogni parte del mondo. Ad ogni modo, secondo i sondaggi la sua candidatura riscontrerebbe un gradimento di poco superiore al 6% ed è dunque assai improbabile che una sua vittoria possa materializzarsi.
Ancor più improbabile sembra essere la vittoria del vero outsider di questo congresso, Andreas Ritzenhoff. In realtà, non si tratta di un politico professionista ma dell’amministratore delegato della Seidel, un’azienda produttrice di beni in alluminio. In quanto non tesserato dalla Cdu, Ritzenhoff necessiterà dell’appoggio formale di almeno uno dei delegati per poter presentare ufficialmente la sua candidatura. Al centro della propria agenda politica, ad ogni modo, vi sarà l’Europa e il desiderio di trasformare l’unione in un’unica grande nazione: “non possiamo rischiare di perdere quest’occasione per sempre!” ha dichiarato. Rispetto ai suoi avversari, sembra inoltre porre una particolare attenzione al tema dei cambiamenti climatici e alla necessità di rimodernare ulteriormente le già efficienti infrastrutture tedesche.
Per il resto, la corsa alla Cdu è più aperta che mai e, c’è da scommetterci, sarà più agguerrita di quanto si possa immaginare.