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Siria: arrestato il jihadista più “imbranato” del mondo

Per anni, l’Isis ha alimentato la propria propaganda tentando di scovare in ogni parte del mondo nuove potenziali reclute assetate di sangue ed in grado di portare il proprio contributo alla causa. Tuttavia, a quanto pare c’è un soldato che neppure i fondamentalisti sono mai riusciti a sopportare e del quale, probabilmente, avrebbero fatto volentieri a meno.

Solitamente i miliziani dello Stato islamico riescono a far parlare di sé quasi esclusivamente per le atrocità commesse e per i drammatici conflitti che negli ultimi anni sono riusciti ad alimentare. Eppure, fra di essi vi è stato un uomo che per tutto questo tempo è riuscito ad attirare le attenzioni del mondo intero non per la propria ferocia né tantomeno per il proprio spietato cinismo, ma per essere forse uno degli uomini più goffi e macchiettistici dell’intero Medioriente… il suo nome è Mark Taylor.

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Com’è facile comprendere, egli non è nato in un Paese arabo: è piuttosto quello che con disprezzo e un pizzico di ironia gli islamici chiamano “turista” e che noi, con altrettanto disprezzo ma molta meno ironia, chiamiamo “foreign fighter”. Si tratta, come sappiamo, di cittadini di Paesi cristiani e spesso anglofoni (nello specifico, Taylor è neozelandese) partiti alla volta del califfato ispirati, il più delle volte, o dal proprio fanatismo o dal malsano desiderio di avere una vita più avventurosa. La maggior parte di loro, ovviamente, non hanno le stesse abilità e la stessa destrezza con le armi che contraddistingue i terroristi nativi del posto: alcuni di essi riescono ad acquisirla tramite un rigido addestramento, come il famigerato Jihadi John ad esempio, altri, come Mark Taylor, non ci riescono affatto.

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Giunto nello Stato Islamico nel 2014 il nostro protagonista non perse affatto tempo prima di rendersi protagonista della prima, clamorosissima gaffe. Attraverso il proprio account twitter pubblicò infatti un post in cui invitava i cittadini occidentali a unirsi all’Isis, peccato soltanto che per l’occasione si dimenticò di disattivare la localizzazione del dispositivo, permettendo così all’intelligence nemico di individuare la postazione in cui si trovava.

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Eppure, com’è risaputo talvolta la testardaggine cagiona perfino più danni della superficialità, fu così che nei mesi successivi lo sgradevole incidente si ripeté per ben dodici volte prima che gli ufficiali islamici si decisero a sequestrargli il cellulare: “Mi portarono in una stanza, mi tolsero la mia arma e ogni altra cosa, compreso il mio smartphone, che non avrei più visto. Mi dissero che ero sospettato di aver contribuito a localizzare via GPS 12 luoghi all’interno dello Stato Islamico”. Mark Taylor venne accusato di essere una spia, ma giudicandolo probabilmente incapace di architettare un’operazione tanto diabolica, i suoi “giudici” si convinsero di quanto tale accusa fosse infondata e si limitarono ad infliggergli la clemente punizione di cinquanta giorni di prigionia; malgrado forse, la condanna più severa fu l’inevitabile scherno dei compagni che nel frattempo lo avevano spontaneamente eletto come il proprio zimbello.

In seguito, il miliziano pasticcione sarebbe finito ancora nei guai: non soddisfatto della propria vita, avrebbe infatti attinto a quello che, probabilmente, era il suo unico grande talento: fabbricare sostanze alcoliche e droghe. Dopo essere stato sorpreso mentre consumava hashish e altre sostanze illecite sarebbe stato ancora una volta arrestato, ma per la seconda volta, la compassione dei suoi giudici sarebbe stata ben più forte del loro desiderio di infliggergli una pena esemplare, così, presto sarebbe tornato nuovamente in libertà.

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Com’è risaputo nei Paesi islamici più integralisti il ruolo della donna, al pari del proprio potere decisionale, è assai marginale: un uomo può avere più mogli e può arrivare perfino a sottometterle o a imporre loro la sua visione del mondo. Perfino Mark Taylor ebbe l’inattesa possibilità di sposarsi, e per ben due volte per giunta; eppure, malgrado la propria naturale e mite remissività, le negligenze dello sposo furono tali da portare entrambe le mogli a chiedere il divorzio. La prima, Umm Mohammed, lo pregò di recarsi a Idlib dove all’epoca impazzava lo scontro con le truppe armate di Bashar al-Assad, un modo elegante e neppure troppo velato per manifestare il proprio desiderio di rimanere vedova; al rifiuto del coniuge però, decise di non attendere oltre e trovò il modo per fare annullare il matrimonio. La seconda, una donna siriana molto più giovane di lui, palesò invece un’ambizione ben più modesta e discreta: poter trascorrere un po’ di tempo con le proprie amiche ed i propri famigliari; il dispotico marito le avrebbe allora intimato di rimanere chiusa in casa e di obbedirgli e lei, per tutta risposta, non avrebbe avuto altra possibilità che lasciarlo.

Per risolvere i propri gravosi problemi di cuore, l’inquieto jihadista avrebbe allora pensato ad una soluzione molto più ingegnosa ma non meno efficace delle precedenti: comprare, al posto di una moglie, direttamente una schiava. Purtroppo, però, tale fine dovette scontrarsi con un ostacolo assai concreto: le concubine in Siria costavano troppo. 5.000 dollari per una donna anziana ed almeno 10.000 per una ancora nel fiore della propria gioventù, questi erano i cospicui prezzi richiesti ed evidentemente, si rivelarono troppo alti per il povero Mark Taylor.

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Con lo sgretolarsi dello stato islamico, come hanno fatto in molti, il nostro protagonista decise di non voler avere più nulla a che fare con l’Isis e scappò a gambe levate verso una non meglio specificata destinazione. Ancora una volta, tuttavia, le disgrazie per lui non erano destinate a terminare: durante il suo cammino è stato infatti riconosciuto e fermato dai soldati curdi, i quali nella giornata di giovedì lo hanno fatto prigioniero. Attualmente Taylor si trova in Medioriente: la sua situazione è tuttavia più intricata e complessa di quanto non si possa pensare, indubbiamente, in patria lo attenderebbe il carcere ma non è ben chiaro come potrebbe essere estradato in Nuova Zelanda, un Paese che, per complicare ulteriormente la questione, non gode neppure di una sede consolare nella regione. La presidentessa Jacinta Arden ha già ammesso che i mezzi per riportarlo a casa sono molto limitati e che potrebbe passare molto tempo prima che l’inedito detenuto faccia ritorno, e in fondo, conoscendo il soggetto la sensazione è che il governo non abbia poi neppure così tanta fretta.

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Data:

9 Marzo 2019