Il Giappone è pronto a tornare all’energia atomica, dopo il violento terremoto che nel 2011 causò il disastro nucleare. Ad annunciarlo è il primo ministro Fumio Kishida, il quale ha fatto sapere che tra non molto l’acqua stoccata nella centrale di Fukushima sarà smaltita in mare, avendo ormai abbattuto ogni residuo tossico. Di pari passo, si stanno gradualmente riattivando tutte le centrali nucleari, ferme da dieci anni. Tale decisione non è stata presa da Kishida bensì dal suo predecessore: già ai tempi del governo precedente si meditava un ritorno all’atomo.
Kishida sta portando avanti il provvedimento e sta rassicurando la popolazione circa la totale assenza di rischi nelle procedure. Egli ha fatto presente che il ricorso all’energia nucleare è strettamente necessario al fine di raggiungere l’obiettivo zero emissioni di CO2 entro il 2050. Ha quindi assicurato che l’acqua fino ad oggi custodita nella centrale, usata un tempo per raffreddare i reattori – parliamo di più di un milione di tonnellate – non costituisce un pericolo, in quanto il livello di radioattività si è notevolmente abbassato col tempo. L’unico isotopo debolmente radioattivo che persiste in concentrazioni non trascurabili è il trizio, che secondo gli studi effettuati sulla fauna selvatica nell’area di Fukushima non risulterebbe essere tossico. “In base ai risultati ottenuti – ha spiegato la dottoressa Kelly Cunningham, una degli autori della ricerca – forse le persone non hanno bisogno di avere tanta paura di tornare nelle aree riparate 10 anni dopo l’incidente”.
Come accennato poc’anzi, già 16 delle 35 centrali atomiche sparse per il Giappone sono in fase di riattivazione dopo il terremoto del marzo 2011, a seguito del quale furono evacuate ben 150.000 persone. Ovviamente, tutti gli stabilimenti sono oggi al vaglio degli esperti, che ne stanno verificando i requisiti di sicurezza.