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GIORNATA MONDIALE DEL MALATO

Ogni anno la Giornata Mondiale del Malato, rappresenta una preziosa occasione di riflessione su temi importanti come il Bene della Vita, la Salute, la Malattia e le possibili implicazioni derivanti dall’intreccio di queste dimensioni, nel vissuto quotidiano di ciascuno di noi. Attraverso il Messaggio di Papa Francesco scelto proprio per questa occasione: “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso (Lc6,36)”, si legge in filigrana, l’autentico significato della “presa in carico” della persona sofferente o che si trova in una grave situazione di disagio fisico e psicologico.

Se ci poniamo consapevolmente delle domande sul senso della malattia, recuperiamo la ragione stessa del nostro esistere, segnato dalla fragilità quale condizione antropologica naturale e condivisa. Spesso illusi dalla proposta di modelli di superuomini e superdonne in grado di affrontare ogni sfida, in realtà ci scopriamo vulnerabili e bisognosi dell’Altro, perché da qualsiasi tormento, nello spirito e nella carne, non si guarisce da soli.

Ma a che cosa ci si riferisce quando si parla di curare e di prendersi cura? La parola cura si riferisce alla rimozione della causa di un disturbo o di una malattia, attraverso tutti quegli interventi finalizzati alla risoluzione, laddove possibile, della malattia. La possibilità di curare, in questo senso, è garantita solo dalla medicina, cioè da quelle modalità terapeutiche efficaci che permettono all’operatore sanitario di curare da un punto di vista esclusivamente tecnico.

E’ provato però come sia fallimentare e dispendioso, l’esclusivo approccio del personale sanitario, basato sulla prassi medica per risolvere solo la patologia nella sua componente organica e olistica, senza tener conto di una visione sistemica. Le persone che affrontano una prova importante, hanno bisogno di umanità, di sollecitudine, di attenzione ma anche di ascolto empatico. La malattia non colpisce il malato solo a livello biologico, ma è anche un’alterazione a livello psicologico, individuale, a livello sociale e del contesto in cui il soggetto vive.

Un nodo cruciale oggi in sanità, ma anche nel vissuto di molti medici e infermieri, è l’impossibilità, a causa della mole e dei ritmi di lavoro, di stabilire una relazione con il paziente. L’operatore sanitario non si pone di fronte ad un organo o ad una malattia, ma ha di fronte una persona. Per questo l’obiettivo dei sistemi e delle strutture di cura non può più essere la mera soluzione della patologia ma mettere anche le basi, con una formazione professionale dedicata, di una relazione d’aiuto efficace basata sull’ascolto attivo.

Quando però lo stato della malattia è irreversibile, inizia a farsi strada il principio di autodeterminazione, tenendo però conto della legittima considerazione che alcune malattie sono purtroppo inguaribili, ma non esistono “persone” incurabili.

Data:

11 Febbraio 2022