Giovanni di Paolo di Grazia (Siena, 1398 – Siena, 1482) è stato uno dei più importanti pittori del XV secolo della scuola senese. Sembra che abbia iniziato facendo l’apprendista a Taddeo di Bartolo (autore del Giudizio Universale affrescato nella Collegiata di San Gimignano) tuttavia in lui risulta più evidente l’influenza degli artisti del gotico internazionale, in particolare Gentile da Fabriano.
Dotato di una particolare sensibilità, le sue opere devozionali, nonostante a volte possano apparire surreali, sono in grado di esprimere una grande penetrazione psicologica dell’evento che si svolge come un racconto visivo; l’impianto severo è arricchito da scene miniaturistiche cesellate finemente, l’artista raggiunge sia un’aggraziata bellezza che un’orrida selva dantesca, mostrando una fantasia visionaria mossa da sincera spiritualità e una grande ricchezza di cultura teologica-filosofica-simbolica.
Dipinse numerose pale d’altare, alcune si sono conservate quasi integre, ma per la maggior parte sono state smembrate e le scene singole si trovano in vari musei nel mondo.
In una dichiarazione fiscale del 1478, scrisse… sono vechio et non posso più lavorare perché la vista mene manchata et non vecho molto… morì nel 1482.
Fu assai noto durante tutta la sua vita, fu tra i quattro maggiori pittori senesi incaricati da Pio II di produrre le pale d’altare per la cattedrale di Pienza, ma fu dimenticato presto, tanto che non è menzionato da Vasari. L’interesse storico-artistico verso la sua arte è iniziato nel XIX secolo e continuato sino ai giorni nostri.
Il famoso critico d’arte Bernard Berenson lo confronta con El Greco; mentre l’apprezzamento odierno lo raffronta col movimento surrealista.
Giovanni di Paolo-Annunciazione-tempera su legno-Pinacoteca Vaticana- Roma
La tavoletta dell’Annunciazione porta la data 1445, è la copertina di un libro di legge della sede giudiziaria di Siena, la Biccherna, attiva dal secolo XII fino al 1786, che fu una delle principali magistrature finanziarie della Repubblica di Siena.
Sono 105 le tavolette di Biccherna conservate nell’Archivio di Stato di Siena, ma diverse, ereditate dalle famiglie dei funzionari che le avevano fatte dipingere, finirono col tempo nel mercato antiquario e si trovano oggi sparse in collezioni museali all’estero, soprattutto a Londra, a Berlino, a Budapest, a New York.
Madonna dell’Umiltà di Giovanni di Paolo (1442) Boston (un’altra molto simile è a Siena)
La Madonna dell’Umiltà è vestita elegantemente con un bel manto scuro, è sottile e delicata ma è seduta a terra, simbolo di umiltà; fra le braccia ha il Bambino.
Si trova in mezzo ad un prato pieno di fiori, delimitato da una fitta serie di alberi svettanti pieni di frutti che ricorda l’hortus conclusus, il giardino medievale che si trovava soprattutto nei conventi e nei monasteri; letteralmente significa giardino chiuso, ed è un’espressione biblica del Cantico dei cantici (IV, 12).
Alle spalle di Maria, dietro questo giardino chiuso si intravedono dei campi coltivati, delle montagne, delle città o castelli ma sono immersi in un paesaggio arido, la fioritura, la grazia è dove si trova la Madonna col Bimbo.
La Vergine è vestita da regina, ma siede a terra con i poveri e gli umili. L’artista nonostante non utilizzi le tecniche prospettiche e il dipinto appaia bidimensionale, cerca di dare spazialità, il senso di lontano e di vicino con la minuzia dei particolari e la linea semicircolare degli alberi del giardino. I colori sono ben armonizzati, gli ocra dello sfondo si ritrovano nelle aureole e nei veli del Bimbo e di Maria.
Lo stile di Giovanni di Paolo appartiene al gotico Internazionale, con questa espressione si è soliti indicare quella fase dell’arte che va dagli ultimi anni del XIV secolo alla metà del secolo successivo.
È uno stile decorativamente molto ricco perciò è detto fiorito, è poi chiamato internazionale perché era delle corti europee, ma è anche detto tardo gotico per la sua collocazione cronologica che convive con lo stile rinascimentale; è tipico delle corti, in questo periodo i ricchi vivevano in modo grandioso e raffinato, che diventava sempre più fine a sé stesso, sfociando nello stravagante mentre il popolo viveva miseramente.
I ricchi si circondavano di artisti, letterati, i poveri erano analfabeti; a corte si organizzavano sontuosi banchetti, tra la popolazione sovente si soffriva la fame.
Le classi benestanti volevano elevarsi mutuando gli aristocratici, ciò aveva creato connotati assurdi: occorsero leggi suntuarie. Le leggi colpivano soprattutto le donne sullo strascico dei vestiti e sull’esagerazione delle acconciature, ma anche i banchetti e i cuochi erano nel mirino.
Occorre dire che era in voga una ricerca del raffinato che a forza di salire era diventato illogico e paradossale: gli strascichi degli abiti delle dame erano lunghi metri e le loro acconciature sovrastate da cappelli a cono molto alti, in cucina il biancomangiare, aldilà del gusto e del costo, diventava simbolo di purezza e nobiltà, mentre se il povero rubava un frutto veniva addirittura impiccato, non tanto per il furto, quanto perché il misero doveva mangiare solo ciò che cresceva a terra, ciò che cresceva in alto era per la nobiltà.
In prima linea nella lotta per il decoro c’era la chiesa cattolica la quale, rifacendosi agli antichi valori di austerità e sobrietà, auspicava comportamenti e costumi morigerati da parte dei fedeli, facendo così favoriva il gioco degli aristocratici che volevano esseri unici, dèi in terra.
Una curiosità, a Siena nel 1413, chi pagava in anticipo la multa poteva sfoggiare, un qualcosa di non permesso, qualcosa di altrimenti vietato, non tanto lontano da noi, perché oggi le multe se le paghiamo subito sono notevolmente scontate.
Giovanni di Paolo-Lamento sul cristo morto-1430-Pinacoteca Vaticana- Roma
Il Lamento sul cristo morto, sembra ambientato in un paesaggio notturno e irreale con la stradina affiancata da minuscoli alberi che si snoda allontanandosi fra le montagne, sembrando quasi una processione silenziosa al compianto del primo piano.
Il corpo di Cristo, grigio chiaro e spento, sta sul bianco del sudario, la Madre e Giovanni sono affranti mentre spicca vestita di rosso coi lunghi capelli la Maddalena addolorata, che si torce le mani.
(Continua)