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GIULIANI, EX AVVOCATO DI TRUMP, CONDANNATO A RISARCIRE 148 MILIONI DI DOLLARI

cms_32809/22.jpegRudy Giuliani, “il sindaco dell’America”, procuratore di successo prima di intraprendere la carriera politica al fianco di Donald Trump, è stato condannato a pagare quasi 148 milioni di dollari in favore di Ruby Freeman e di sua figlia Wandrea “Shaye” Moss per delle accuse, rivelatesi infondate, di brogli durante le elezioni del 2020. Ma Giuliani, che all’epoca difendeva il tycoon, promette ricorso. Le due donne avevano persino chiesto una somma inferiore come risarcimento danni, ovvero “soltanto” 24 milioni di dollari a testa. Ma la giuria ha deciso di rifondere il danno morale patito con una somma molto più alta. La vicenda risale a quella campagna elettorale e, soprattutto, al post voto, in quel clima di odio e risentimento instaurato dall’ex presidente incapace di accettare la sconfitta, avvelenata da decine di accuse di brogli che avrebbero favorito Joe Biden. E, a causa del tentativo di ribaltare il risultato delle elezioni, (anche) Giuliani si è attirato addosso una serie di procedimenti giudiziari e disciplinari. Tra cui quello di oggi.

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Le due donne, entrambe in servizio all’interno di un seggio elettorale nello Stato della Georgia, erano state diffamate in quanto, in un video, mentre contavano le schede, venivano riprese scambiarsi qualcosa, con destrezza e nascostamente “come se si trattasse di dosi di eroina o cocaina”. È stato allora ipotizzato che le due stessero maneggiando una chiavetta USB, grazie alla quale alterare i risultati del voto. Questa accusa ha rovinato la vita di entrambe, costrette a subire minacce di ogni tipo, persino razziali (sono afroamericane), e a modificare “ogni aspetto delle nostre vite, delle nostre case, delle nostre famiglie, dei nostri lavori, del nostro senso di sicurezza e della nostra sanità mentale”, ha affermato la signora Moss fuori dalle aule. Un verdetto che Giuliani non accetta, mettendo in relazione “l’assurdità di questa somma” con “l’assurdità dell’intera procedura”. Si è dichiarato pertanto “fiducioso” che, “quando questo caso verrà sottoposto ad un tribunale equo, esso sarà ribaltato molto rapidamente”.

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Intanto, molti mettono in discussione non tanto la volontà di Giuliani di ricorrere in appello, quanto le sue reali possibilità economiche. Delle difficoltà finanziarie dell’ex avvocato di Trump si chiacchiera da tempo e, nonostante la messa in vendita del prestigioso appartamento di Manhattan, si discuteva su come potesse ugualmente far fronte alle spese derivanti da una moltitudine di processi nei quali era rimasto coinvolto. Proprio in quest’ultimo, i suoi legali avevano ipotizzato che la condanna ai 48 milioni di dollari circa richiesti avrebbe comportato “la fine di Giuliani, l’equivalente civile della pena di morte”. Figurarsi ora, con la condanna pari a tre volte la cifra richiesta inizialmente. In precedenza, sono stati gli stessi suoi legali a decretarne già un fallimento de facto, con una richiesta di 1,4 milioni di dollari per parcelle non saldate, frutto peraltro di diversi procedimenti nei quali è risultato sconfitto. L’immagine di uomo forte e determinato, edificata soprattutto per una non comune capacità di gestione della città di New York immediatamente dopo gli attacchi dell’11 settembre e che ha contribuito a renderlo una figura carismatica, è stata erosa da questa tenace e testarda volontà di dimostrare l’irregolarità della vittoria di Biden. Cosa che gli sta costando caro, nel senso concreto del termine. Per il momento, le due donne diffamate con quel video, si stavano scambiando una mentina. Quel che sarà il futuro prossimo si vedrà.

Data:

16 Dicembre 2023