«Sopprimere due canali come Rai Movie e Rai Premium significa consegnare una fetta di pubblico alle tv a pagamento e alle nuove piattaforme. A che scopo cancellare canali che 24 ore su 24 trasmettono nuove uscite, ma anche grandi classici e programmi di approfondimento? Per far migrare tutti verso Netflix?». È questa la dura critica che l’USIGRai (Unione Sindacale Giornalisti Rai), come riportato dal Corriere della Sera, ha mosso all’amministratore delegato Fabrizio Salini, una volta venuta a conoscenza del fatto che, nel nuovo Piano Industriale della televisione di Stato, è prevista la chiusura di due dei canali più apprezzati del palinsesto Rai. Questa decisione parrebbe essere dettata dalla “limitata audience”, ma i numeri sono in realtà tutti dalla parte dei due canali che trasmettono film e serie tv 24 ore al giorno: infatti, a fronte di costi annuali intorno al milione di euro, gli incassi pubblicitari si avvicinano ai 30 milioni. Inoltre, negli ultimi quattro mesi, entrambi i canali hanno registrato un’audience comunque in lieve crescita: messi insieme, hanno raccolto uno share medio del 2,29% (+0,15% rispetto al quadrimestre gennaio-aprile dello scorso anno).
Come se non bastasse, a vantaggio di Rai Movie e Rai Premium c’è anche il fatto che, spiega sempre l’Usigrai, “assolvono le prescrizioni della legge Franceschini sulla trasmissione di pellicole italiane”. A creare ulteriore polemica sono, tra l’altro, i canali che dovrebbero andare a riempire le frequenze che resterebbero vacanti: Rai4 e Rai6, dedicati il primo esclusivamente agli uomini e l’altro esclusivamente alle donne. Una scelta retrograda, che pretende, nel 2019, di separare ancora nettamente i due generi, seguendo nient’altro che stereotipi. I lavoratori Rai, a riguardo, hanno pubblicato una nota ufficiale: “È inconcepibile pensare nel III millennio di creare dei canali di genere. Davvero nel 2019 si ritiene che una donna non ami un film d’azione o i motori, e un uomo non si interessi a moda e cucina?”. A dimostrazione della forte fidelizzazione del pubblico dei due canali a rischio, c’è stata anche una mobilitazione online, e non è esclusa l’eventualità di una petizione.