Nel campo dell’editoria c’è la “necessità di una riflessione comune. Compete al Governo esprimere un indirizzo politico e cercare di impostare una riforma” di un settore “delicato per il buon funzionamento della nostra democrazia”. Lo ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte intervenendo alla cerimonia di apertura degli Stati generali dell’editoria.
Dall’insediamento del Governo, sono state molte le dichiarazioni amare di alcuni esponenti di quest’ultimo nei confronti della stampa. Tuttavia, il Presidente del Consiglio ha allentato la tensione, affermando che l’intenzione è quella di “non stravolgere alcunché, ma migliorare il sistema dell’editoria perché sia nuovo, efficiente, equo e libero. È da anni che se ne parla e da anni non si fa nulla”.
Il Presidente ha inoltre sottolineato che il percorso di riforma sarà “inclusivo” e frutto della condivisione di idee, non solo tra i due partiti di maggioranza: “sarete chiamati a esprimere le vostre proposte”, ha rassicurato, “a offrire spunti di riflessione così da offrire al Governo la possibilità di intervenire in piena avvedutezza”. Tra le parti in causa, Conte ha rimarcato la necessità di dialogo con gli stakeholders.
Il percorso, per stessa ammissione di Conte, sarà “impegnativo”. Dopo l’incontro di questo lunedì, gli Stati generali dell’editoria si riaggiorneranno a giugno, poi a luglio (quando verranno presentate le sintesi delle proposte) e a settembre, con i disegni di legge definitivi.
Il Premier si è anche soffermato sull’aspetto dell’informazione tramite social network, ormai sempre più pervasiva ed impossibile da trascurare. In questo passaggio, Conte ha marcatamente espresso la linea populista del Governo da lui rappresentato: “Per voi quella veicolata attraverso i social è disinformazione, per molti cittadini è la reale informazione, c’è una dialettica aperta. Si ragiona di disintermediazione”. Poi, però, è tornato sui suoi consueti toni pacati, anche se non privi di una velata critica: “Sui social c’è un accesso diretto all’informazione, che poi può essere commentata. Se oggi sulle pagine Fb di un qualsiasi politico c’è una diretta, poi sui giornali dell’indomani quelle dirette vengono restituite in maniera stravolta, come è giusto che sia. Va tutelata la libertà di commentare e criticare, ma è chiaro che l’accesso all’informazione diretta pone un problema anche per voi“.
Gli argomenti di cui tratterà la riforma copriranno un ampio spettro, “dalla tutela delle fonti alle querele pretestuose, al tema dell’equo compenso”.
Agli Stati generali è intervenuto anche il sottosegretario all’Editoria Vito Crimi, tra i principali fautori del progetto di riforma. Per lui, serve un nuovo modello per l’editoria, che superi il finanziamento diretto e rilanci il settore, piuttosto che “farlo bivaccare per ancora un po’ di tempo”. Crimi ha criticato la riforma Lotti delle agenzie del Governo Renzi, ed ha aggiunto che ritiene che ci sia “una quantità di agenzie di stampa non corrispondente al mercato in cui operano”. Di conseguenza, per il Sottosegretario “non ci sono altre strade se non un percorso di riduzione del numero di agenzie, perché il mercato ha quelle necessità”.
Crimi ha comunque confermato il punto di vista del Premier sull’inclusività del progetto, sottolineando che “il percorso parte dai cittadini e chiude ai cittadini per restituire un’informazione corretta, libera e trasparente”.
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