Può sembrare uno scherzo ma in realtà non lo è. Uno dei volti noti dell’antimafia, Nino Di Matteo, viene “cacciato” dal pool che indagava sui concorsi esterni a ” Cosa Nostra”.
Ricostruendo la vicenda, dobbiamo focalizzarci sulla stessa intervista rilasciata dal pm siciliano alla trasmissione Atlantide. In realtà, non pare esserci nulla di scomodo nelle sue parole: nessuna delle dichiarazioni rilasciate dal pm ha rivelato novità rispetto a quanto già scoperto dai giornali. Per questo, la decisione del capo della direzione nazionale antimafia Cafiero De Raho ha lasciato tutti senza parole.
Analizzando l’intervista, possiamo notare come Di Matteo sia stato attento a non citare il filone politico, che tra l’altro vede coinvolti esponenti importanti come Silvio Berlusconi, implicato nelle presunte intercettazioni con Graviano. Insomma, niente di nuovo rispetto a quanto era già emerso: allora perché tanta austerità nei confronti di una persona che ha messo a repentaglio la sua vita per arrivare alla verità sulla stragi di mafia?
Fonti interne alla direzione nazionale hanno lasciato percepire la difficoltà del procuratore nel gestire tali delicate questioni, cercando di tutelare il suo ufficio. A quanto pare, lo stesso de Raho sembra dispiaciuto della sua decisione, rimandando tutto nelle mani del Csm.
Il caso s’infittisce. A far luce su questa vicenda, come accennato, sarà il presidente della settima commissione del consiglio superiore della magistratura, Loredana Miccichè. La togata della corrente conservatrice dichiara al Fatto Quotidiano: “Dovremmo valutare se il provvedimento sia conforme, o meno, alla circolare del Consiglio, tengo a dire che per noi questa è una pratica come le altre“.
Parole nette, lapidarie e lontane dall’opinione pubblica. Lo sconcerto resta per una decisione apparsa severa. Perché non lasciare spazio alla verità?