A quanto pare, il fenomeno dell’immigrazione è destinato a far discutere ancora a lungo, anche dopo le ultime elezioni europee, che hanno visto una crescita esponenziale dei sovranisti. Riemergono pertanto eterni punti interrogativi che spingono le istituzioni europee a una seria analisi.
Questa volta non ci soffermiamo solo sulla questione Ong, bensì sulla vicenda dei rimpatri via aereo. Se i porti restano chiusi, infatti, lo stesso non si può dire degli aeroporti. Secondo quanto emerso dal quotidiano La Repubblica, le richieste di trasferimento dei profughi in Italia avrebbero infatti registrato un aumento sostanzioso: solo nel trimestre 2019 sono stati ben 4.602 gli arrivi in Italia, con un aumento del 50% rispetto al trimestre dell’anno precedente. I dati globali a cui si è pervenuti consacrano Orban come il leader più coerente con le sue stesse politiche, l’unico capace di portare allo zero la percentuale di immigrati giunti nel suo paese.
Tornando alla questione aerei, è giusto evidenziare le tragiche condizioni in cui versano i richiedenti asilo.
Le parole di Abbukkabar, originario della Sierra Leone, lasciano poco spazio all’immaginazione: “Una marea di agenti ci scortavano, ho visto molti scalmanati che si ribellavano ma improvvisamente diventavano tranquilli“. Pare che si sia persino fatto uso di tranquillanti sui profughi, dettaglio che desta non poca inquietudine.
Questa testimonianza si unisce alla denuncia della scrittrice berlinese Anja Tuckerman, che, riferendosi ai centri d’accoglienza italiani, si esprime in maniera netta e tagliente: “Nessuno dei profughi voleva restare in Italia, tutti volevano andare in Europa che per loro è oltre le Alpi“.
Insomma, siamo ancora lontani dal raggiungere una soluzione concreta sul drammatico fenomeno dell’immigrazione. E’ un emergenza che non conoscerà fine senza interventi che mettano al primo posto il principio di umanità, oscurando gli interessi economici e le strategie politiche.