Si sono da poco conclusi il Pitti Uomo e la Milano fashion week dedicata al menswear per il prossimo autunno-inverno ’23-‘24 e quello che è saltato subito agli occhi è la voglia di tailoring, di glamour, di lessi is more, di una discesa dello streetwear a favore di un’ascesa dello stile classico che sta contagiando anche i più giovani. Il fil rouge del Pitti e della fashion week meneghina è stato un mood old style, ma rinnovato nello mood che mi auguro contagerà anche le prossime fashion week, sia maschili che femminili. Come ormai saprete non ho quasi mai parlato di moda maschile e non lo farò in questa occasione, ma l’attesa per quello che avrebbe portato in passerella la maison Gucci dopo l’addio del direttore creativo, Alessandro Michele era altissima e non potevo esimermi dal parlarvene. Agli occhi più superficiali e agli orfani di Alessandro Michele è potuta sembrare una collezione sottotono, ma a mio avviso la maison Gucci, finalmente, torna alle sue origini, al glamour internazionale del made in Italy per cui era conosciuta e apprezzata a livello mondiale. Va detto che ancora un direttore creativo non c’è, ma questa collezione, disegnata dai designer interni della maison, è stata un successo per il quale dopo anni mi ha portata a scrivere lodi per Gucci. Oggi è sembrato chiaro a tutti quello che i vertici del gruppo al quale appartiene la maison volessero da Michele, una svolta radicale per rinfrescare l’immagine e rinvigorire le vendite, ma che il designer non ha accettato di intraprendere. Questo, per me, è motivo di onore per Alessandro Michele, perché non ha “piegato” la sua creatività, che può piacere o meno, all’evolversi del mercato e alle sue richieste. La svolta si è manifestata attraverso la scelta di far sfilare, dopo tre anni di menswear e womenswear presentati contemporaneamente in un unico fashion show, solo l’uomo, l’abbandono del caos fashion delle ultime collezioni, l’abbandono del multiculturalismo a tutti i costi in ogni outfit, l’abbandono dell’osannare lo streetwear più radicale e incomprensibile. Vedere il glamour minimal-chic sfilare da Prada, Fendi e persino da Dolce&Gabbana, poteva sembrare scontato, ma vederlo frequentare la passerella di Gucci è stata una vera sorpresa. Ma le domande delle domande sono due: La maison continuerà su questa strada anche per le collezioni donna? La maison continuerà su questa strada anche quando sarà nominato il nuovo direttore creativo?
E’ stata una collezione che si è disintossicata dall’opulenza, che si è smorzata dalle sorprese eclatanti, la nuova estetica è quasi monacale, ma che ha delle deviazioni negli anni ’80 con blazer oversize, coat extra long, pantaloni dal taglio impeccabile. Non mancano però alcune novità come il nome e il logo Gucci stampato su tantissimi capi, l’iconico tessuto crystal GG che diventa spalmato, i micro bomber, il caban tridimensionale tempestato di paillettes, i jeans over con tasche basse, i jeans con cristalli, la jumpsuit trasparente da portare con l’underwear a vista e il long coat sartoriale, l’iconica Jackye bag acquista un’anima maschile grazie ai volumi over (trasformandosi quasi in un borsone), al tocco super soft, al tessuto spalmato. A tratti, la collezione, ha ricordato quelle dell’era del designer Tom Ford alla direzione della maison e che a mio avviso è stato il miglior direttore creativo che Gucci abbia mai avuto.
Per chi non ci sta ad abbandonare gli “eccessi” fashionisti e i trend dell’ultimo minuto la maison Loewe ha appena lanciato il capo che fa per voi che potrà essere vostro per soli, si fa per dire, ventimila euro. La “Pom Pom” jacket realizzata in pregiata lana alpaca declinata in blu navy non brillerà per comfy e discrezione, ma questo non ha scoraggiato i fedelissimi della maison che hanno mandato sold out il capo in pochissimo tempo. Per chi fosse seriamente interessato al capo la maison ha fatto sapere che, a breve, sarà nuovamente disponibile in alcune selezionate boutique e sul sito ufficiale di Loewe.
Anche durante la sfilata menswear della maison Fendi continuano le celebrazioni per i venticinque anni dalla nascita dell’iconica bag a forma di baguette. La Fendi Baguette, nel guardaroba maschile, diventa la parodia di sé stessa trasformandosi in un stilosissimo portaombrelli a tracolla in morbido shearling, ma che sono sicura farà impazzire anche tutte le addicted della it-bag per antonomasia.
Il delivery è sempre più radicato nel nostro modo di vivere, e per celebrare questa nuova forma di distribuzione alimentare la maison Saint Laurent lancia sul mercato le “Take Away Boxe” con due varianti colore: beige e nero. Le bags sono la versione luxury di un box take-away essendo realizzate in pelle di vitello con disegno monocromatico, fodera interna scamosciata, hardware gold o silver al prezzo di quasi millecinquecento euro.
Le ultime stime di crescita del luxury prevedono un aumento delle vendite del sessanta per cento, incremento dovuto soprattutto al trend del second hand e all’acquisto su piattaforme specializzate come Vinted. Ed è proprio Vinted, con oltre ottanta milioni di utenti iscritti alla piattaforma, a rendere noto che la bag più ricercata ed acquistata nel 2022 è stata la “Le Chiquito” della maison Jacquemus.
Se siete ancora immerse nel vortice dei saldi e vi imbatteste, con somma fortuna, in una extra-long skirt non lasciate che vi sfugga. Le gonne lunghissime saranno un trend alert fortissimo per la prossima primavera-estate, soprattutto in versione denim. Se il 2022 è stato l’anno della minigonna, questo 2023, per le amanti del genere, sarà caratterizzato ancora dalle minigonne, ma con minor esposizione cool rispetto alle gonne lunghe e poco svasate.
Il capo in questione è stato già un must have dello scorso anno, di conseguenza di facile reperibilità ai saldi, che continuerà ancora ad essere un grande protagonista degli outfit del 2023. Il corsetto indossato sopra un’impeccabile camicia bianca taloring sarà ancora molto cool e che darà quel twist in più agli outfit del 2023. Scovarlo in tessuto denim in tempo di saldi sarà un’impresa titanica, ma possederlo anche in altre varianti andrà più che bene, per il denim c’è tempo.