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GLI AFFLUSSI NETTI DEGLI INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI IN PERCENTUALE PIL A LIVELLO GLOBALE – Sono cresciuti tra il 2013 ed il 2020 del 109,82%

Gli investimenti diretti esteri sono gli afflussi netti di investimenti finalizzati ad acquisire un interesse gestionale duraturo (pari al 10 percento o più del capitale con diritto di voto) in un’impresa che opera in un’economia diversa da quella dell’investitore. Essi rappresentano la somma del capitale azionario, del reinvestimento degli utili, di altri capitali a lungo termine e di capitali a breve termine, come indicato nella bilancia dei pagamenti. Questa serie mostra gli afflussi netti (nuovi afflussi di investimenti meno disinvestimenti) nell’economia segnalante da parte degli investitori stranieri, ed è divisa per il PIL.

Gli afflussi netti degli Investimenti diretti esteri in percentuale del PIL a livello globale nel 2020. Cipro, con un sorprendente 100% del PIL rappresentato da afflussi di IDE, guida la classifica. Questo dato eccezionalmente alto può essere attribuito alla politica fiscale favorevole del paese, che attrae investitori con vantaggi fiscali significativi. Cipro si è posizionata come un hub per investimenti finanziari e immobiliari, grazie anche alla sua posizione geografica strategica tra Europa, Asia e Africa. Hong Kong SAR, China (93,5%) e Singapore (87,6%) seguono da vicino, sottolineando la loro importanza come centri finanziari globali. Entrambi i paesi offrono un ambiente commerciale favorevole con infrastrutture avanzate, stabilità politica e normative trasparenti. Questi elementi rendono Hong Kong e Singapore destinazioni attraenti per gli investimenti stranieri, facilitando l’accesso ai mercati asiatici. Malta (91,4%) e Lussemburgo (76,4%) sono altri esempi di piccoli stati che, grazie a politiche fiscali vantaggiose e regolamentazioni flessibili, riescono ad attrarre ingenti flussi di capitali esteri. Questi paesi offrono incentivi per le multinazionali e hanno creato un contesto normativo che favorisce l’attrazione di capitali. Mozambico (84,8%) e Ghana (69,3%), entrambi paesi in via di sviluppo, mostrano dati significativi di IDE rispetto al PIL. Questi afflussi sono cruciali per le loro economie, poiché rappresentano fonti di finanziamento esterno che possono essere utilizzate per lo sviluppo delle infrastrutture, la creazione di posti di lavoro e il miglioramento del benessere generale. L’attrazione di IDE in questi paesi spesso riguarda settori come l’estrazione mineraria, l’agricoltura e l’energia. L’Irlanda (84,5%) continua ad essere una destinazione privilegiata per gli investimenti diretti esteri grazie alla sua forza lavoro qualificata, alla presenza di multinazionali tecnologiche e farmaceutiche e a un ambiente normativo favorevole. Le politiche fiscali irlandesi hanno attirato giganti della tecnologia come Google e Apple, facendo del paese un nodo centrale per l’innovazione e la tecnologia in Europa. In paesi come l’Albania (72,9%), Serbia (71,2%) e Montenegro (73,3%), gli IDE rappresentano una porzione significativa del PIL, evidenziando il loro ruolo vitale nello sviluppo economico. Questi paesi hanno attuato riforme economiche per migliorare l’ambiente imprenditoriale, attirando così capitali stranieri nei settori delle infrastrutture, dell’energia e del turismo. La presenza del Regno Unito (70%) e dei Paesi Bassi (69,2%) tra i principali destinatari di IDE è indicativa delle loro economie mature e diversificate. Questi paesi offrono un ambiente stabile e regolamentato, che attrae investimenti in vari settori, tra cui la finanza, la tecnologia e i servizi. La Brexit, nonostante le incertezze iniziali, non ha significativamente diminuito l’attrattività del Regno Unito per gli investitori stranieri. Paesi in rapido sviluppo come il Vietnam (70,4%) e il Myanmar (67,7%) dimostrano un significativo afflusso di IDE, spinto da politiche di apertura economica e dalla delocalizzazione di manifatture da paesi con costi del lavoro più elevati. Questi investimenti sono cruciali per la trasformazione economica e l’integrazione nei mercati globali. L’analisi dei dati per paesi come il Brasile (67%), la Colombia (67,6%) e il Messico (65,8%) mostra che l’America Latina continua ad essere una regione attraente per gli investitori, grazie alle risorse naturali abbondanti e ai mercati in crescita. Tuttavia, l’instabilità politica e le incertezze economiche possono influenzare negativamente l’attrattività della regione. Le economie sviluppate come Australia (66,9%), Svizzera (66,8%), Canada (64,4%) e Germania (64,4%) mostrano afflussi di IDE che, sebbene non ai livelli di alcuni piccoli stati, riflettono una solida fiducia nel loro ambiente economico stabile e nelle loro infrastrutture avanzate. Questi paesi offrono mercati sicuri e regolamentati, ideali per investimenti a lungo termine. Paesi con economie emergenti e diversificate come India (63,4%), Indonesia (63%), e Nigeria (61,9%) dimostrano un buon livello di attrazione di IDE. Questi afflussi sono fondamentali per sostenere il rapido sviluppo economico e affrontare le sfide di crescita della popolazione e urbanizzazione. Infine, paesi come Giappone (61,4%) e Corea del Sud (62,1%) mantengono un flusso costante di IDE grazie alle loro economie avanzate e tecnologicamente avanzate. Nonostante la loro forte economia domestica, continuano ad attrarre investimenti esteri in settori come la tecnologia, la manifattura avanzata e la ricerca e sviluppo.

Gli afflussi netti degli Investimenti diretti esteri in percentuale del PIL a livello globale tra il 2013 ed il 2020.  L’analisi dei dati sugli investimenti diretti esteri (IDE) come percentuale del PIL per vari paesi tra il 2013 e il 2020 evidenzia cambiamenti significativi, riflettendo diversi fattori economici, politici e sociali che hanno influenzato la capacità di attrarre capitali esteri. La Finlandia, ad esempio, ha visto un aumento impressionante del 1977% nei suoi afflussi di IDE rispetto al PIL, passando dal 3,1% nel 2013 al 64,4% nel 2020. Questo incremento straordinario può essere attribuito a riforme economiche e politiche di successo che hanno migliorato l’ambiente imprenditoriale e attratto investitori stranieri. La trasformazione della Finlandia in un hub tecnologico e innovativo ha sicuramente giocato un ruolo cruciale in questo cambiamento. Un altro caso notevole è lo Yemen, che ha registrato un aumento del 1546% negli afflussi di IDE come percentuale del PIL. Questo incremento, sebbene significativo, può essere più complesso da interpretare, data la situazione politica instabile del paese. Gli afflussi di capitali esteri potrebbero essere dovuti a investimenti mirati a specifici settori, come quello delle risorse naturali, che restano attrattivi nonostante le difficoltà politiche. L’Egitto e la Svizzera hanno anch’essi mostrato aumenti notevoli, con variazioni rispettivamente del 453% e del 406%. In Egitto, questo potrebbe essere dovuto a politiche economiche che mirano a stabilizzare l’economia e a rendere il paese più attrattivo per gli investitori stranieri, specialmente in settori come il turismo e l’energia. La Svizzera, già nota per la sua stabilità economica e finanziaria, ha ulteriormente consolidato la sua posizione come destinazione attraente per gli investimenti esteri. Diversi paesi africani, come il Burkina Faso (392%) e il Niger (389%), hanno mostrato aumenti considerevoli. Questi dati riflettono una crescente fiducia degli investitori nelle economie emergenti africane, spesso ricche di risorse naturali e con un potenziale significativo di crescita economica. Allo stesso modo, l’aumento degli IDE in paesi come il Tajikistan (386%) e il Qatar (382%) indica un rafforzamento delle loro economie attraverso investimenti strategici in infrastrutture e risorse naturali. In Asia, il Giappone ha visto un incremento del 383%, evidenziando il successo delle politiche economiche volte a stimolare la crescita e l’innovazione. Paesi come il Kuwait (342%) e la Corea del Sud (325%) hanno mostrato aumenti simili, indicando una crescente attrattività per gli investimenti esteri grazie a politiche favorevoli e una forza lavoro qualificata. La situazione nel Regno Unito (293%) e nei Paesi Bassi (246%) è indicativa di economie mature che continuano ad attrarre significativi flussi di capitali esteri, nonostante le sfide politiche come la Brexit. Questi paesi offrono infrastrutture avanzate, stabilità politica e un ambiente normativo favorevole, che continuano a essere elementi chiave per gli investitori stranieri. In America Latina, paesi come il Brasile (164%), la Colombia (122%) e il Messico (221%) mostrano aumenti significativi, riflettendo un maggiore interesse degli investitori in queste economie emergenti. Questi paesi offrono opportunità in vari settori, tra cui energia, agricoltura e tecnologia, attratti dalle riforme economiche e dal potenziale di crescita a lungo termine. Paesi europei come l’Italia (243%), la Germania (268%) e la Francia (218%) hanno visto aumenti moderati ma significativi, dimostrando la continua attrattività di queste economie sviluppate. Le politiche fiscali e le riforme economiche hanno contribuito a creare un ambiente favorevole agli investimenti, sebbene le sfide economiche globali abbiano imposto una certa cautela negli investitori. Un caso particolarmente interessante è quello di Cipro, che ha visto un aumento del 213%, consolidando la sua posizione come hub per gli investimenti esteri grazie a politiche fiscali vantaggiose e un ambiente normativo flessibile. Allo stesso modo, paesi come l’Irlanda (135%) e il Lussemburgo (76%) continuano a essere destinazioni attraenti per gli investitori, grazie alle loro politiche fiscali favorevoli e alla stabilità economica. D’altro canto, alcuni paesi hanno registrato diminuzioni negli afflussi di IDE come percentuale del PIL. Hong Kong SAR, China ha visto una riduzione del 7%, mentre Singapore ha registrato una diminuzione del 12%. Questi cali possono essere attribuiti a fattori economici e politici globali, oltre che a cambiamenti nelle dinamiche regionali che hanno influenzato i flussi di capitale. Il caso del Belgio e della Mongolia, che hanno visto rispettivamente diminuzioni del 45% e del 47%, è particolarmente rilevante. Questi cali possono essere attribuiti a una serie di fattori, tra cui cambiamenti nelle politiche economiche, instabilità politica o economica, e una concorrenza crescente da parte di altre destinazioni di investimento.

Conclusioni. Possiamo notare che l’afflusso netto di investimenti diretti esteri in percentuale del PIL nei paesi analizzati è cresciuto in media tra il 2013 ed il 2020 del 109,82% passando da un ammontare di 31,62 unità fino ad un valore di 66,36%. Vi sono dei paesi nei quali il valore dell’afflusso netto di investimenti diretti esteri è cresciuto significativamente tra il 2013 ed il 2020 come per esempio la Finlandia con un valore pari a +1977%, lo Yemen con +1546%, l’Egitto con +453%, la Svizzera con +406%, e il Burkina Faso con +392%. Tuttavia, vi sono anche dei paesi nei quali il valore dell’afflusso netto di investimenti diretti esteri è diminuito rispetto alla media di periodo ovvero Niger con -14,00%, Guinea con -18%, Lussemburgo con -24,00%, Belgio con -45%, Mongolia con -47%.

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Fonte: Global Innovation Index

Link ai dati: https://databank.worldbank.org/metadataglossary/world-development-indicators/series/BX.KLT.DINV.WD.GD.ZS

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Data:

20 Agosto 2024

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