L’intera esistenza umana è come una vorticosa raccolta di sentimenti, emozioni e memorie. Indelebilmente vanno a depositarsi dentro, nell’intimo, e preparano il nuovo che verrà, nella ricerca di un senso che dia unità al lento succedersi dei giorni. La ricerca faticosa di unità, di significato, di luce, di futuro che muove i passi di ciascuno di noi si compie lentamente, allo stesso modo in cui si realizza un cammino: un passo dopo l’altro. O un dipinto: un segno di colore dopo l’altro.
Non sempre è facile spiegare, raccontare: ci sono momenti in cui torna ad essere lo sguardo, ma soprattutto la vita, la parola più eloquente.
Si affondano le mani nella memoria, nella affannosa ricerca di quanto abbia dato sapore e colmato di stupore il vivere quotidiano che abitualmente sfugge veloce.
In questi momenti ci si aggrappa alla vita. Breve è il tempo presente. Sempre lungo e denso appare, invece, il tempo che è andato, trascinando con sé persone e cose.
Intenso sembra, tuttavia, l’oggi dove è possibile adagiarsi con occhi avidi di autenticità, di verità, di coraggio, soddisfatti, appagati dalla meraviglia per la gratuità di tanti doni e di tanti sguardi.
Quanti sogni abitano il cuore di un padre. Quante difficoltà, poi invece, riserva la vita. Quanta fatica, alle volte, riuscire a condividere i desideri grandi anche con i figli che, crescendo, preferiscono tessere e perseguire sogni propri. Eppure, i figli continuano prima di tutto a guardare. E aspettano di vedere come vanno a finire le cose, per dare poi giusto peso e misura a chi, prima di loro, ha nutrito dei sogni.
Può accadere, talvolta, di svegliarsi come da un sogno e di provare la sensazione di non avere più una storia, un nome, una casa, un riferimento, nemmeno un padre che ti sappia ascoltare e ospitare nel cuore. Tutto appare inspiegabile e privo di senso. Tutto diventa insuperabile, difficile, assurdo. Non resta altro da fare che fermarsi a guardare e non dimenticare, si avverte la sensazione come di acqua corrente: con tante difficoltà, l’acqua di un ruscello passa dalla sorgente fino alla foce, deve affrontare rocce, cascate, ma alla fine arriva nel mare calmo.
E accade, così, che anche a un padre non resti altro da fare che fermarsi e lasciare che i figli, come i sogni, arrivino a compimento quando e dove vogliono, fino al mare calmo. Essere padre, come del resto essere figlio, non significa capire tutto o avere tutto sotto controllo, quanto piuttosto sapersi avvolti da uno sguardo, sentirsi addosso gli occhi di qualcuno che, anche quando non parla, custodisce e non dimentica; lasciarsi bagnare quasi da un torrente irruente che alla fine comunque raggiunge il proprio mare, mentre tutto questo può diventare invocazione, trasformarsi in incontro e scoperta, annunciare promessa e fedeltà.

Una cosa resta da fare: continuare a danzare accanto alla vita dell’altro, consapevoli della propria fragilità, saziati da un desiderio di pace interiore, pronti a ricominciare, nutriti dal ricordo festoso del cuore di un Padre che promette che non lascerà mai orfano nessuno e che manifesta la fedeltà della propria promessa nel mistero della vita che rinasce in nuovo abbraccio, in un nuovo incontro, Oltre.
Fausto Corsetti