I tromboni, i parrucconi e i soloni non fanno che ripeterci, in tutte le salse, a reti e quotidiani unificati, che dell’Unione Europea non si può fare a meno, ormai. Dicono, i corifei, che se l’Italia non facesse parte dell’Ue, la sua economia andrebbe a picco, con conseguenze naturalmente drammatiche per i cittadini più poveri e per la classe media. L’Unione europea garantisce la libera circolazione delle persone, delle merci, dei servizi e dei capitali all’interno del suo territorio, promuove la pace, i valori e il benessere dei suoi popoli, lotta contro l’esclusione sociale e la discriminazione, favorisce il progresso scientifico e tecnologico e mira alla coesione economica, sociale, territoriale e solidale tra gli stati membri.
Ma esiste anche un’altra faccia dell’UE. Quello dello spreco. Nelle settimane scorse, il Consiglio Europeo ha elargito 270 milioni di euro ai paesi del Pacifico. Ogni anno L’unione Europea spende 630 milioni di euro per mantenere il suo servizio diplomatico che comprende 140 sedi diplomatiche sparse in tutto il mondo che si sovrappongono a quelle dei paesi membri, soldi che ovviamente vengono rubati anche dalle tasche degli italiani. Tutti coloro che non riescono ad arrivare a fine mese saranno sicuramente interessati a sapere che le loro tasse sono state usate per finanziare l’ambasciata dell’Unione Europea a Vanuatu che e’ stata operativa fino a pochi mesi fa (adesso pare abbiano deciso di chiuderla).
A capo di questa rappresentanza c’era Robert de Raeve, un cittadino belga sposato con Jane Okafor de Raeve, una conduttice televisiva di origine africana che nella capitale di Vanuatu gestisce una palestra chiamata Fit for Life. Il signor de Raeve riceveva uno stipendio annuale di 171mila euro, un sussidio familiare di 6000 euro annui, un sussidio annuale per ogni figlio di 11mila euro e una diaria di trasferta di 30mila euro.
Pero’ a coordinare le ambasciate UE del pacifico e’ Martin Dihm che e’ ambasciatore UE in Papua Nuova Guinea. Lo stipendio da nababbo di de Raeve pero’ e’ solo la punta dell’iceberg visto che la sua rappresentanza diplomatica negli anni passati ha speso 120 milioni di euro in progetti destinati ad aiutare Vanuatu e tra questi vanno segnalati turbine per l’energia eolica, 95mila euro spesi per insegnare ai bambini come giocare a calcio, 120mila euro per corsi di teatro aventi lo scopo di combattere la violenza tra i giovani, 600 euro per una statua di bronzo e 190mila euro per insegnare il cricket ai bambini. Adesso che la rappresentanza delle Vanuatu sta per chiudere Robert de Raeve e’ stato rispedito a Bruxelles in un altra posizione profumatamente retribuita.
L’Unione Europea ha anche una rappresentanza diplomatica nelle Isole Salomone dove lavorano 11 persone e negli ultimi 5 anni hanno dato a queste isole 150 milioni di euro di aiuti e questi soldi,sommati ai 120 milioni di euro dati a Vanuatu fanno un totale di 270 milioni di euro, ovvero 540 miliardi delle vecchie lire. Quanti pensionati si sarebbero potuti aiutare con questi soldi, quanti servizi essenziali si sarebbero potuti salvare e quante tasse si sarebbero potute ridurre? Come sottolineano illustri teorici dell’uscita dall’euro, forse il principale sostenitore della moneta unica, i fondi strutturali messi a disposizione sono la bellezza di 308,3 miliardi di euro. Cifra astronomica, versata naturalmente dagli Stati membri e redistribuita in base al Pil delle regioni. Quasi 60 miliardi di euro tornano al nostro Paese, che però non riesce a spenderli tutti e quindi li rispedisce in parte a Bruxelles. I beneficiari di questo fiume di denaro non sono solo enti pubblici, ma anche singoli privati, associazioni, cooperative, aziende, agenzie oppure organizzazioni non governative.