Negli ultimi tempi, l’intelligenza artificiale ha fatto passi da gigante in svariati campi, come ad esempio il campo della generazione di testi ed immagini, offrendo strumenti come i chatbot che cercano di semplificare e automatizzare i vari processi di scrittura o creazione. Il protagonista indiscusso di questa rivoluzione è stato ChatGPT, il chatbot sviluppato da OpenAI che ha fatto molto parlare di sé nel bene e nel male. Esso sarebbe una forma di intelligenza artificiale progettata per simulare una conversazione con un utente, che si basa su una vasta quantità di dati provenienti da forum online, social media e altre fonti di conversazione testuale integrato con Bing. Il colosso tecnologico Google, essendosi interessato proprio nello sviluppo di alcuni strumenti basati sull’intelligenza artificiale che mirerebbero a migliorare la vita delle persone, sulla scia di Chat-GPT, aveva creato Google Bard. Il personale chatbot di Mountain View è sempre sviluppato sul modello di IA “GPT.3.5” di OpenAI, ma a differenza di Chat GPT, Google Bard è progettato per la produzione di testi più lunghi e di alta qualità. Può generare articoli, contenuti per blog, messaggi promozionali e altro ancora.
Bard si adatta allo stile di scrittura preferito dall’utente e consente una maggiore personalizzazione dei contenuti, consentendo agli utenti di impostare parametri specifici come lunghezza del testo, tono emotivo e livello di dettaglio richiesto. Nell’ultima conferenza per sviluppatori, Google I/O 2023, il CEO di Google Sundar Pichai aveva infatti affermato: “L’Intelligenza Artificiale è qualcosa su cui stiamo lavorando oramai da tempo. Sette anni fa abbiamo puntato sulla prima azienda IA e adesso possiamo finalmente portare l’intelligenza artificiale generativa a produrre qualcosa di utile per le persone e le imprese”. Lo farà con un approccio “audace ma responsabile”, ha ribadito Big G. Nel suo 25esimo anno dal lancio del suo motore di ricerca web, Google rivoluzionerà il suo stesso motore integrandone l’IA in una nuova esperienza definita “Search Generative Experience”. Ciò che renderebbe la Google Search Generative Experience unica sarà la sua capacità di creare contenuti dinamici e personalizzati in base alle esigenze di ogni utente. Infatti, non si limiterebbe a fornire numerosi risultati di ricerca predefiniti, in cui l’utente potrebbe facilmente perdersi, ma genererebbe risposte originali basate sulle domande specifiche degli utenti. Questa personalizzazione consentirebbe quindi agli utenti di ottenere informazioni più approfondite e contestualmente pertinenti alle loro esigenze, offrendo un’esperienza di ricerca più rapida, soddisfacente e coinvolgente.
Inoltre, grazie a questa nuova funzione, gli utenti potranno avviare conversazioni con il sistema per ottenere informazioni dettagliate su un determinato argomento o richiedere ulteriori spiegazioni sui risultati della ricerca. Ciò creerebbe un dialogo attivo tra l’utente e il sistema, consentendo di affinare e approfondire la ricerca in tempo reale. Normalmente se si dovesse fare una domanda del tipo “cosa è meglio per una famiglia con bambini sotto i 3 anni e un cane, bryce canyon o arches”, si dovrebbe suddividere questa domanda in domande più piccole, ordinare le vaste informazioni disponibili e iniziare a mettere insieme le cose in autonomia. Con l’IA generativa, la Ricerca può fare tutto questo lavoro pesante per gli utenti in un istante. Infine, questa nuova funzione rappresenta senza dubbio un significativo passo avanti nell’esperienza di ricerca online, tuttavia è importante mantenere una valutazione critica delle informazioni fornite e sfruttare le potenzialità di questa tecnologia con responsabilità e discernimento.