Chiudere le frontiere e seppellire Schengen diventa il grido di battaglia rilanciato ai quattro angoli d’Europa da populisti ed euroscettici, da Marine Le Pen a Geert Wilders sino a Matteo Salvini e ormai anche a Beppe Grillo. La presa di posizione di Grillo di fronte all’attentato di Berlino e all’uccisione dell’attentatore durante un controllo di polizia – più o meno: stop agli immigrati -segnala un cambio di linea, forse strategico, del movimento. Il capo del M5S, infatti, getta la maschera e vira a destra. Commentando la vicenda di Sesto, dal suo blog, Grillo ha lanciato, in un post pubblicato dopo l’uccisione di Anis Amri, autore della strage di Berlino, il piano del movimento, che prevede quattro mosse. Nel post si legge che “chi ha diritto di asilo resta in Italia, mentre tutti gli irregolari devono essere rimpatriati subito a partire da oggi”. Poi “Schengen deve essere rivisto: qualora si verifichi un attentato in Europa le istituzioni devono provvedere a sospenderlo immediatamente e ripristinare i controlli alle frontiere almeno finchè il livello di allerta non sia calato e tutti i sospetti catturati”. Grillo chiede anche la “creazione di una banca dati europea sui sospetti terroristi condivisa con tutti gli stati membri, utilizzando anche quelle attuali”. E infine la “Revisione del Regolamento di Dublino” che oggi impone al Paese di primo ingresso nell’Ue, che spesso è l’Italia, di farsi carico dei richiedenti asilo.
D’altro canto, anche Alessandro Di Battista, uno degli esponenti di spicco del movimento, nell’intervista rilasciata a Repubblica, il 9 dicembre scorso, anticipando il programma del movimento, un giorno, al governo, riposiziona la linea del movimento sulla destra di Salvini: l’Europa è “cattiva” e appartiene alle banche; bisogna tornare alla moneta italiana; i migranti invadono l’Europa e l’Italia; la globalizzazione impoverisce; rafforzare subito l’identità e l’economia nazionali; reddito di cittadinanza. Questi i punti più salienti dell’intervista. In più, anche quello di disertare le consultazioni con Paolo Gentiloni, il Presidente del Consiglio incaricato (e, conseguentemente, anche l’Aula della Camera al momento del voto di fiducia) è un altro punto di contatto tra due movimenti politici che si somigliano sempre più.
Diventa, dunque, sempre più difficile capire quali siano le differenze tra i due partiti, quello di Salvini e quello di Grillo. E non è un caso che – soprattutto, ma non solo, a livello di politica estera – le idee coincidono o quasi. E allora sia per Salvini che per i grillini, Obama diventa il peggior presidente della storia degli Stati Uniti. Sia per Salvini che per i grillini, Putin diventa uno statista da imitare, Angela Merkel la nemica del popolo da cacciare, Nigel Farage un alleato da ammirare, Donald Trump un paladino dell’anti-establishment da idolatrare. Cinquemila migranti muoiono nel Mediterraneo, nel 2016, ma per Grillo e Salvini il problema sono i sopravvissuti di casa nostra non le vite spezzate. L’Europa politica ha molte colpe, per la sua palese incapacità di elaborare un pensiero e di mettere in campo una strategia comune; l’Italia deve certamente riuscire a fronteggiare il fenomeno migratorio con politiche più adeguate, ma, nelle politiche attuali, c’è lo sforzo, comunque, di costruire ponti, non di erigere muri. Il fronte populista di casa nostra, invece, getta la maschera e rivela così il suo vero volto, quello più inquietante. Quello che si identifica con le destre estreme. Quello di chi non vede al di là del proprio orticello politico-elettorale. Quello di chi, ancora una volta, sa investire solo sulla paura dei popoli.