Il vecchio Continente è indiscutibilmente nel mirino dei miliziani. Lo Stato belga ci ha posti a conoscenza di essere riuscito a fermare un numero imprecisato di azioni da parte di “fighters” jihadisti belgi di ritorno dalla Siria o comunque dei simpatizzanti dell’Is.
A fornirne la notizia, prima della conferma della Procura Federale che non ha fornito dettagli di sorta, erano stati due quotidiani il “De Tijd” e “L’Echo”. «Ci occupiamo pienamente della problematica degli ex combattenti», ha poi spiegato Jean-Pascal Thoreau all’agenzia Belga, «collaboriamo con i servizi di sicurezza e ciò ci ha portato a effettuare numerose operazioni e mandati di arresto». Secondo quanto afferma “L’Echo”i servizi di sicurezza belgi e gli inquirenti hanno «deliberatamente nascosto le informazioni per non allarmare la popolazione».
Ma il quotidiano ha aggiunto che le sue fonti hanno «confermato che si trattava di attacchi paragonabili a quello di Meidi Nemmouche al Museo ebraico di Bruxelles» in cui sono state uccise quattro persone. Tutti gli arrestati, sempre stando a quanto ha raccontato il quotidiano, sono ancora detenuti. “L’Echo” ha spiegato che sono 90 ex combattenti tornati in Belgio che ora sono sottoposti a sorveglianza continua, 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
Ma la situazione sta mettendo sotto stress tutti gli organici dei servizi di sicurezza federali. «Partiamo dal principio che, tra questi, uno su nove ha l’intenzione di commettere un attentato», ha rivelato una fonte giudiziaria al giornale, «è una stima conservatrice e tiene conto anche delle persone che danno sostegno logistico per questi attentati». Nei mesi scorsi è stato indicato che sono fra 325 e 400 i cittadini belgi partiti per partecipare ai combattimenti in Siria. A giugno scorso un tribunale ha messo sotto processo 46 persone sospettate di far parte di Sharia4Belgium, un gruppo islamista radicale accusato di reclutare combattenti per la Siria.