Anche Citizen News, sito di notizie indipendente di Hong Kong, chiuderà i battenti nella giornata odierna. L’agenzia, notoriamente a favore della democrazia, nelle dichiarazioni ufficiali si limita ad asserire che “si era creato un ambiente tossico e la decisione è stata presa per garantire la sicurezza di tutti”. Contestualmente, come preventivabile, crescono i timori per l’aumento della pressione sui mezzi di comunicazione di massa da parte dell’ex colonia britannica. Facendo qualche passo indietro, la battaglia per la democrazia nello stato indipendente va avanti da molto tempo, forse troppo, e non ha portato a risultati concreti; o, meglio, gli unici risultati che ha portato sono repressioni, sovente anche violente, e arresti vari. “Purtroppo non possiamo più batterci per trasformare le nostre idee in realtà senza paura a causa del cambiamento epocale nella società negli ultimi due anni e del deterioramento dell’ambiente dei media” – si legge – al centro di una tempesta in corso ci siamo trovati in una situazione critica. Di fronte a una crisi, dobbiamo garantire il benessere di coloro sono a bordo”.
Un altro smacco alla democrazia, in fin dei conti, ma sfortunatamente in linea con quanto accaduto da quelle zone in tempi non sospetti. Citizen News, dopo cinque anni di onorata attività, cessa di esistere. Nel gennaio 2017 aveva cominciato a pubblicare i propri contenuti, espandendosi anche sui social network e raggiungendo la non indifferente cifra di 408mila seguaci su Facebook. E non è la sola ad aver pagato le conseguenze della propria linea di pensiero, completamente divergente da quella dei piani alti dell’ex colonia.
La scorsa settimana, al termine di un vero e proprio blitz, la polizia di Hong Kong ha arrestato sei membri ed ex membri del consiglio di amministrazione di Stand News. Questo portale era molto popolare all’interno dei movimenti di opposizione ed era uno dei pochi superstiti a criticare aspramente e apertamente Pechino e il regime cinese operante sul territorio. Gli arrestati hanno pendente sulla loro testa l’accusa di “stampa e distribuzione di materiale sedizioso”. Ovvero gli viene additata la causa delle rivolte antipolitiche scoppiate nell’ex colonia, indicandolo come fomentatore delle proteste. E così Stand News ha dovuto fare la medesima triste fine di Apple Daily, oggetto delle sgradite attenzioni di un’inchiesta analoga venuta alla luce la scorsa estate e anch’esso finito col chiudere baracca e burattini. Questi tre nomi, dunque, accorciano la lista dei media critici verso la Cina; quando Pechino ha imposto la controversa legge sulla sicurezza nazionale, la situazione ad Hong Kong on è stata più la stessa.