Nei territori cinesi la libertà e la democrazia non sono tollerate. Gli scontri ad Hong Kong, unico baluardo democratico del territorio, che il governo comunista e ultra-capitalista allo stesso tempo di Xi Jinping rivendica di fatto come sua proprietà, continuano da mesi e raggiungono vette sempre più alte di drammaticità. Dall’inizio delle proteste di giugno, la polizia ha arrestato 4.401 persone, di cui 154 solo nell’ultimo weekend, quando gli scontri si sono concentrati intorno al Politecnico di Hong Kong, dove si erano arroccati diversi manifestanti pro-democrazia. I ragazzi all’interno dell’istituto erano preparati all’irruzione della polizia, e hanno lanciato degli esplosivi di piccolo calibro, a cui gli agenti hanno risposto con lacrimogeni e proiettili di gomma (minacciando anche di usare proiettili veri), impedendo di andarsene, tra l’altro, a chiunque tentasse di farlo. L’intenzione amministrativa sembrerebbe quella di arrestare ad uno ad uno tutti i manifestanti. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese ha dichiarato: “Nessuno dovrebbe sottovalutare la determinazione della Cina nella difesa della sua sovranità e della stabilità di Hong Kong”.
Secondo il Quotidiano del Popolo, l’organo ufficiale del Partito comunista cinese, il futuro di Hong Kong è al suo punto critico e non c’è “alcun margine” per i compromessi nella “lotta” contro i manifestanti anti-governativi. “Sulla questione, che coinvolge la sovranità nazionale e il futuro di Hong Kong, non c’è una via di mezzo e assolutamente neanche lo spazio per un compromesso”, si legge. Pechino non esiterà a contrastare qualsiasi tentativo “che minacci la sovranità, la sicurezza e l’unità nazionale”. Intanto lunedì l’Alta Corte di Hong Kong ha giudicato incostituzionale la controversa legge introdotta a inizio ottobre per vietare l’uso di maschere nelle manifestazioni pubbliche, punendo con fino a 6 mesi di carcere i trasgressori. La legge, sostenuta anche dalla governatrice Carrie Lam, era stata pensata per rendere più facile l’identificazione dei manifestanti e controllare le proteste, ma l’Alta Corte ha stabilito che la sua formulazione era una restrizione dei diritti fondamentali spinta oltre il necessario, quindi incostituzionale.