È ormai più di un anno che dura il ban degli Stati Uniti contro l’ingresso dei prodotti cinesi, attuato dal Presidente Trump, e che non potrà essere rimosso prima della metà del 2021. Huawei, la nota azienda tecnologica cinese, è da tempo che sta cercando di contenere le perdite. Iniziò tutto quando, a seguito di un’indagine, l’amministrazione di Trump disse che il fine ultimo del governo asiatico era vendere i loro prodotti ai cittadini americani così da spiare le loro attività e reperire informazioni vitali per la guerra economica e non solo. Tobias Ellwood, il presidente della commissione difesa britannico inoltre ha così affermato “Non dobbiamo rinunciare alla nostra sicurezza nazionale per il bene dello sviluppo tecnologico a breve termine. È importante che l’Occidente non soccomba all’isteria anti-cinese mal informata e riconosca i vantaggi reciproci del coinvolgimento cinese nella nostra economia.”
Huawei ha però respinto le accuse spiegando alla BBC che “si basano più sull’opinione che sui fatti”, inoltre un loro portavoce ha affermato che “Huawei è fiduciosa che le persone non crederanno a queste accuse e che ricorderanno cosa ha fatto per il Regno Unito negli ultimi vent’anni.” La società di Shenzen quindi, dopo essere stata inserita lo scorso maggio nella lista nera del governo americano, ha dovuto far fronte anche al taglio netto di tutta la tecnologia statunitense. Google primo fra tutti, seguito poi da Apple e Samsung, è stata obbligata a sospendere l’export del proprio sistema operativo (in questo caso Android) sugli smartphone Huawei. Se da una parte la società di Shenzen potrebbe anche autoprodursi i microprocessori in casa, è tutto un altro discorso creare un sistema operativo (e tutto quello che ne consegue) da zero.
Il nuovo sistema operativo HarmonyOs ed il suo conseguente store App Gallery, seppur ben sviluppati, almeno in occidente non potranno mai competere con applicazioni entrate ormai a far parte della vita quotidiana come Instagram, Whatsapp, Gmail e tutto l’ecosistema Google. Quindi nonostante il p40 a detta degli esperti sia uno tra gli smartphone più potenti in circolazione, è molto plausibile pensare che almeno qui in occidente non avrà vita facile. Però Huawei detiene anche il marchio Honor e, secondo l’analista cinese Ming Chi Kuo, l’azienda potrebbe aggirare facilmente il ban. Basterebbe infatti vendere il brand Honor ad un’azienda americana mantenendone però il possesso, in modo tale da poter continuare a guadagnare e vendere nel mercato americano tramite il secondo marchio piuttosto che col nome Huawei. La vendita di Honor da parte di Huawei potrebbe rappresentare un momento di respiro a livello economico e comunque permettere ad Honor di non soccombere se il ban dovesse essere ancora portato avanti nel tempo. Nonostante questa sia solo un’analisi di mercato dalla difficile realizzazione potrebbe essere comunque un’idea non troppo assurda per la società di Shenzen.