Scommetto che non hai mai sentito parlare di Lidice?
E perché avresti dovuto? In fondo Lidice, piccolo comune della Repubblica Ceca, è parte di quella storia inserita solo in un trafiletto di qualche libro.
Scultura in bronzo e dettagli della stessa, sono opera dell’artista Marie Uchytilová
Un intero villaggio distrutto, scomparso dalle cartine geografiche. Il 10 giugno del 1942 segna un nuovo punto oscuro della Seconda Guerra Mondiale e, nella fattispecie, del regno del terrore di Hitler.
Per vendicare la morte del generale Reinhard Heydrich, caduto in un imboscata proprio nei pressi dello sfortunato villaggio, quale la risposta giusta? ancora una volta, la vendetta spietata, monito preciso per chiunque osi andare contro il regime totalitario tedesco .
Si intima, dunque, agli abitanti di raccogliere i propri averi, nel frattempo si uccidono tutti gli animali domestici. È solo l’inizio. Alle dieci del mattino seguente, sulla piazza della chiesa, sono ammucchiati 188 uomini, 160 donne, 90 bambini.
Gli uomini, così considerati a partire dai sedici anni, sono, in realtà, morti che camminano. In cinque ore, a gruppi di dieci verranno fucilati senza pietà, gli ultimi dovranno passare sui corpi a terra per subire lo stesso trattamento.
Le donne e i bambini (da uno a sedici anni) vengono trasportati a Kladno e chiusi nella palestra del liceo; vi rimarranno senza alimenti per tre giorni e due notti. Dopo questi giorni, viene data la possibilità alle mamme di accudire i loro figli che si disperano per la fame e la sete; vengono distribuiti caffè e pane; poi le madri vengono strappate ai loro bambini, caricate su camion ed inviate al lager femminile di Ravensbrück. 143 riescono a sopravvivere alla camere a gas, le altre moriranno di stenti o verranno ritenute idonee per esperimenti scientifici.
Secondo fonti cecoslovacche, un neonato nato all’interno del campo di concentramento venne immediatamente ucciso dalle SS.
E i bambini? Di loro sono conservati 1.400 disegni nel Museo Ebraico di Praga.
Per i tedeschi, tutto si riduceva alla selezione; per questo i 90 bambini erano stati oggetto di scrematura: solo 17 erano stati affidati a famiglie di SS per essere germanizzati; gli altri inviati nel ghetto di Lodz in Polonia.
Prima di essere condotti nelle camere a gas, abbiamo queste loro testimonianze:
Cari amici,
ricevete da me un affettuoso saluto e un ricordo. Non so dove si trovino Béda e Zdenek, lo zio e la zia, forse lavorano in qualche posto. Tutti noi bambini siamo in Polonia. Qui fa sempre freddo. Karel ricorda Vlasta, che fa? come sta? Abbiamo nostalgia di Lidice. La mattina e la sera ci
dànno pane e vitell, a mezzogiorno la minestra. Spero che ci rivedremo.
Saluti.
Vera e Karel
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Cari amici,
un affettuoso saluto dalla Polonia vi inviano Mila e Marus. Vi pregheremmo di inviarci qualche panno, perché non possediamo altro che quello che portiamo, e specialmente qualche cosa da mangiare. E qualche corona (tedesca). Sapete niente dei genitori? Noi siamo separati da loro. Spedite al più presto, perché non sappiamo quanto tempo resteremo in questo posto. Saluti.
Mila e Maruska
Le foto, riportate in questo articolo, rappresentano la scultura iniziata nel 1960 dall’artista Marie Uchytilová, in loro memoria e, senza alcun incarico ufficiale. Purtroppo non sarà completata da lei per problemi economici. Solo negli anni novanta e, grazie ad una donazione della città danese di Albertslund, vennero ripresi i lavori e conclusi poi nel giugno del 2000.
Terminata la guerra, i diciassette bambini germanizzati vennero restituiti alle loro madri.
Quale trauma più grande sapere di essere stati cresciuti dalle persone che hanno ammazzato i loro padri?
Questo paesino, insieme a tanti altri, è purtroppo uno dei simboli della barbarie umana. Per non dimenticare, perché solo la conoscenza potrà permettere la giusta sensibilizzazione, con la speranza di” un mai più”.
Ruspe, dinamite e lanciafiamme distruggeranno un villaggio già morto e saranno addirittura spianate le macerie. Nei mesi successivi verrà trasportata un’infinità di metri cubi di terra, in modo da seminare un campo di grano, a dimostrazione che Lidice non esiste più.
Il filmato di propaganda girato dei tedeschi è proiettato, oggi, nel Museo della Memoria della città.
Lidice, però, si è rifiuta di scomparire: la prima pietra del nuovo villaggio fu posta il 15 giugno 1947. Nuove case sono state costruite a circa 300 metri dal vecchio villaggio distrutto. Per rispetto, si è lasciato uno spazio vuoto fra la vita e la morte, che Lidice viva ancora nella memoria, solo una croce di legno con una corona di spine come preghiera.