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I “GIORNI DELLA MERLA”  29, 30  E 31 GENNAIO

La leggenda narra che, in alcuni Paesi nordici, anche i merli erano bianchi e Gennaio era di 28 giorni

Dopo le prime attesissime, abbondanti nevicate natalizie, tanti dei moltplici Borghi dell’Alto Lazio,  dolcemente appollaiati sulle dorsali del Terminillo e sui contrafforti dei Monti Lucretile, offrono ancora visioni da cartolina. Non molta la neve, comunque quanto basta per rendere fruibili piste e percorsi adatti agli sport invernali. E sono veramente tanti i turisti e i visiatori che, a frotte scelgono questo spicchio di paradiso, per respirare una salutare boccata di aria incontaminata e pura e, perché no?,  sciare in allegria e sicurezza.

Gran daffare per gli stradini, qualche scolaro a casa, gaudio magno, invece, per  escursionisti e vacansieri che hanno potuto scendere sulle piste e, nel contempo, ammirare le cime ed i cucuzzoli che sovrastano le vette più alte, insolitamente  incappucciati da una “spruzzata” di candido velo. Uno scenario a perdita d’occhio che ancora impreziosisce i picchi del Parco dei Monti Lucretili. Gioia condivisa anche per gli apassionati del bosco che, insinuandosi lungo i percorsi boscosi e meno impervi, possono imbattersi in piccoli roditori e scattare qualche foto ai caprioli mentre i Guardiaparco ne riforniscono le greppie di fieno e mangimi, rendondo riutilizzabili  i vasconi chiusi nel ghiacio, con nuova acqua. E, non di rado, mentre i validi Custodi del Parco, si arrampicano per raggiungere determinate postazioni accessibili alla coppia di Aquila reale che  volteggia in assoluta libertà nel cielo di Palombara e Licenza.

Chiaramente uno spettacolo nello spettacolo da godere. Ancora meglio, standosene al calduccio, dietro i vetri di casa, comodamente seduti accanto al caminetto in “tiro” e , magari ascoltando la favola dei temutissimi e misteriosi “Giorni della Merla”.

Anche questo, senz’altro parte del bello da vedere e da ricordare.

E VENIAMO  AI  TERRIBILI “GIORNI DELLA MERLA”

Ma il capitolo freddo non è finito. Qualche disagio in più è ancora sull’uscio considerato che, stando alle previsioni meteorologiche, il peggio arriverà proprio in occasione degli incombenti  30 e 31.

Un’ antica leggenda popolare – in voga in alcuni Paesi Nordici –  narra che in quel tempo i merli erano bianchi e gennaio, oltre ad essere un mese dalle temperature molto rigide, durava solamente 28 giorni.

Anche per questo, in concomitanza dei “Giorni della Merla”, la gran parte degli uccelli migratori, spiccavano il volo verso i Paesi climaticamente più adatti alla loro sopravivenza. Unica eccezione, racconta la “nostra” favoletta, per una merla dal brillante splendido, candido piumaggio che, infischiandosene dei rigori dell’inospitale “Gennaio”, decise di restarsene in … casa.  Anziché allontanarsi dal suo territorio, prima del sopraggiungere del tremendo trittico ed andarseme in letargo, fece scorta di mangimi. Inoltre, allo scopo di proteggersi dal freddo,  si è prudentemente rifugiata nel cavo di un remoto anfratto di una fornace al momento inattiva. Una di quelle costruzioni primitive: tirate su pietra su pietra,  che gli artigiani ed i contadini costruivano per cuocere il calcare adatto a produrre la calce, forgiare i loro attrezzi e battere il metallo utile per ferrare gli zocccoli di asini, muli e cavalli. Ma anche il posto dove le provvide massaie, oltre a fare la brace per affrontare in casa, l’incombere dei periodi di massima rigidità climatica e delle lunghe nevicate, usavamo infornare il pane casareccio e fare buona scorta di qualche dolce per i bambini e le focacce per i mesi entranti ed il carnevale. Il posto ideale, quindi, per i volatili, topi  e piccoli roditori accovacciarsi nei pertugi, ovviamente, una volta soffocati i bracieri, in attesa che il fastidioso  “Gennaio”, – … che allora aveva solo 28 giorni –  togliesse il disturbo per cedere il passo al  più tenue ed ospitale febbraio.

Al cui arrivo gli ospiti uscivano all’aperto per riprendere le loro abitudini e la vanitosa, candida Merla per far risaltare il nitore del suo piumaggio che, al confronto, superava di gran lunga il bianco delle pur candide nevi. Un affronto  insopportabile –riporta la fiaba–  per l’ insuperbito “Gennaio” che, in virtù dei suoi … rigidi sistemi, si sentiva appagato solamente se in perfetta solitudine. Un periodo per lui felice a cui non intendeva rinunciare. Ma come fare ?  Sicché,  il primo dei mesi, ha fatto ricorso al “Saggio delle nevi” il quale, senza curarsi delle eventuali conseguenze e di informare l’ “orologio biologico“  della natura, ha suggerito a gennaio di chiedere tre giorni in prestito a febbraio. Concessi e mai più resituiti ! Ahimè però per gli abitanti stanziali e, specialmente, per la povera merla che aveva rinunciato ad emigrare ed il cui “orologio biologico” – racconta la fiaba- , non tenendo conto dei tre giorni aggiunti, continuava a considerare il mese di gennaio in         corso. Così come è stato per i braccianti i quali, ignari dell’evento, hanno dato avvio alle loro opere abitudinarie ed, in primis dato fuoco ai forni. Mala tempora, quindi, per la povera merlotta ancora in letargo che, investita dagli effetti del  fumo, dalla fuligine e dal calore del fuoco, per non finire soffocata, è volata fuori dal rifugio ad ali spiegate. Salva si ma, come si suol dire, completamente affumicata e nera come il carbone. La crudele rivincita del mese di gennaio era compiuta. La merla tentò e ritentò di ripulirsi, chiese scusa a gennaio, pianse e si disperò, ma fu tutto inutile: i merli sono da allora neri e basta.

MORALE

Da quel giorno tutti i merli della terra nacquero neri e gli ultimi tre giorni di gennaio rimasero i più freddi dell’anno  tanto da meritarsi l’appellativo di “Giorni della merla”.  Ancora adesso, alcune usanze popolari, usano definire  “merlotto”, il credulone convinto di saperne una più degli altri.

Data:

31 Gennaio 2025

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