L’Ange du Foyer (Le Triomphe du Surrealisme), Max Ernst
Ognuno di noi, sin da quando ne abbiamo memoria e anche prima, era paralizzato da un numero imprecisato di paure e durante il normale passaggio dall’infanzia all’età adolescenziale ci hanno insegnato a spegnere la luce prima di addormentarci, a non tirare fin sopra il naso la coperta, a smettere di tremare, ad avere coraggio. La cosa risulta assai buffa a pensarci. Le favole che ci venivano raccontate per favorire il sonno contenevano tutte: orchi, streghe, draghi, lupi cattivi, uomini malvagi con uncino, regine vendicative, meduse inquietanti, sputa fuoco, matrigne senza cuore. E dunque, come fai a non sedimentare il terrore, se poi al letto sei al buio, da solo?
Allora per asciugare le copiose lacrime, per rasserenare i probabili isterismi, ti raccontano che i mostri non esistono, non sono che il frutto della nostra immaginazione, perché le fiabe sono inventate per stimolare la fantasia ed intrattenere giovani menti. Ecco: è lì il tranello, quando ti mostrano che sotto il letto non si nasconde nessun tipo di essere deforme e l’armadio è colmo solo di cianfrusaglie. È solo il vento a picchiare sui nostri vetri e quelle vocine sono scherzi dell’intelletto. Proprio in nome di queste rassicurazioni ripetute ad oltranza, noi compiamo un passo importante che ha il valore della fiducia ed inizia così il lento cammino verso la crescita.
A volte durante il nostro tragitto, senza alcun apparente motivo, i mostri ritornano e hanno sembianze diverse ma l’animo ugualmente cattivo e non ci sono eroi a proteggerci.
Nessuno sguainerà spade o salirà la torre per difenderti e nessuna fata o elfo o potere magico potrà ristabilire l’ordine giusto delle cose e non arriverebbe, in tempo, in ogni caso. Gli incantesimi voluti dalle forze del male non vengono spezzati e la ruota del dolore non conosce il lieto fine.
Ebbene queste creature orribili dai volti prima amici o addirittura familiari, dalle maschere ecclesiastiche o totalmente sconosciute tradiranno tutti i bei discorsi e così si erigerà la corazza, cancellando la gioia, stendendo veli sull’ ingenuità e la manfrina sui mostri risulterà così vera e in qualche modo ineluttabile.
Esistono i mostri, certo, sono in mezzo a noi con occhi umani ma nel buio seviziano animali docili, indifesi. Hanno costumi rispettabili, in edifici religiosi, con pensieri inammissibili e peccati reconditi. Le creature deformi sembrano tenere il tuo passo, camminano al tuo fianco e giurano amore in notti lussuriose ma poi, quando meno te lo aspetti, accoltellano, sparano, lanciano acido, incendiano, ti affogano. E deridono, mentono, fustigano o peggio ignorano. I mostri ti parlano, scrutando i tuoi occhi, aspettano di trovare il lato più debole, scoppiano nell’ira che li contraddistingue. Loro agiscono e salti da un palazzo, non torni a casa alla fine di un concerto, non ridi più al solito bar, non riesci più ad amare la tua immagine allo specchio.
C’era una volta ed invece no, bisognerebbe iniziare la storia con: c’è ancora …