I pittori Pompiers, sono la continuazione dell’arte neoclassica e di diritto esponevano al Salon, mentre gli Impressionisti venivano esclusi da questo luogo dell’ufficialità artistica.
Ma cos’era il Salon?
Era un’esposizione periodica di pittura e scultura, che si svolse al Louvre di Parigi dal XVII al XIX secolo, con cadenza biennale fino al 1863, poi in seguito annuale, per promuovere l’arte francese con mostre pubbliche, su iniziativa del primo ministro di Luigi XIV, Jean-Baptiste Colbert, e del pittore Charles Le Brun.
Gustave Boulanger – Frine- 1850-Museo Van Gogh-Amsterdam
Nel 1748, al Salon, venne istituita una commissione incaricata di salvaguardare la tradizione della “grande pittura” ed esercitare un controllo sulla moralità delle opere proposte.
A metà Ottocento il Salon rappresentava per gli artisti il lasciapassare per il grande pubblico, la via per la ricchezza e il riconoscimento ufficiale, le opere premiate erano acquistate dallo Stato e da collezionisti privati a prezzi considerevoli.
Nel 1855, il noto pittore Gustave Courbet si ribella alle imposizioni accademiche e apre un altro luogo espositivo il “Pavillon du Realisme”, nasce il Realismo.
Nel 1863 la giuria fu così severa con le nuove tendenze artistiche da escludere all’incirca 3000 quadri, ciò suscitò talmente malcontento che fu lo stesso Imperatore Napoleone III a decidere di organizzare un’esposizione dei dipinti esclusi, chiamato il Salon des Refusés.
Successivamente avvenne una progressiva apertura al ‘nuovo’, in primis all’Impressionismo, ma ormai la supremazia era finita, altri Salon sorgevano e soprattutto vi era aria di anti-accademismo, di avanguardie che fecero un falò dei vecchi parrucconi cattedratici, l’arte Pompier perde il confronto diventa fuori moda e il nuovo avanza inesorabile… si pensi ai Futuristi che dal 1910 iniziano a pubblicare i loro Manifesti, anche a Parigi che allora era la capitale dell’arte, proclamando di “voler distruggere il culto del passato, l’ossessione dell’antico, il pedantismo e il formalismo accademico”.
Gustave Boulanger- Ulisse riconosciuto da Euriclea- 1849- Scuola nazionale di belle arti- Parigi
Il Salon, fu il baluardo della tradizione e dell’accademismo, decretando il lancio verso il successo e fu anche veicolo per agguantare il Prix de Rome, una borsa di studio istituita dallo stato francese per gli studenti più eccelsi nelle arti, il vincitore si aggiudicava la possibilità di studiare all’Accademia di Francia a Roma.
È possibile, che vincere il Prix de Rome non fosse guidato solamente dall’eccellenza delle opere e dei candidati visto che Delacroix, Manet e Degas non vi riuscirono mai, mentre Cabanel, Bougereau, Boulanger, Baudry vi trionfarono…. tuttavia ben presto l’antiaccademismo trionferà.
Jean Auguste Dominique Ingres-La sorgente-1820-1856- Musée d’Orsay- Parigi
Fra i Pompiers più noti troviamo, Ernest Meissonier, Jean-Leon Gerome, Alexandre Cabanel, Adolphe Bouguereau, Henri Gervex, Paul Baudry e Gustave Boulanger, di questi qualcuno è possente nonostante l’accademismo, altri un po’ troppo compiacenti al gusto corrente, altri ancora ossessionati dalla minuziosa precisione tecnica, ma tutti partono dallo studio dei classici e in particolare per i modelli delle loro eroine femminili alla Venere Anadiomene e alla Sorgente di Ingres.
Gustave Boulanger- Il mercato degli schiavi a Roma- 1886
Gustave Boulanger (1824 -1888) nacque a Parigi, non conobbe il padre e a quattordici anni perse la madre, tutelato da uno zio, fu iniziato alla carriera artistica nell’atelier di Paul Delaroche, dove incontrò e fece amicizia con Jean-Léon Gérôme ed entrambi si dedicarono alla pittura accademica e neoclassica rivisitata in chiave fantasiosa, misteriosa e sensuale.
Più tardi Boulanger fu inviato da suo zio in Algeria, l’artista fu talmente catturato dall’ambiente orientale, che lo zio fu costretto a minacciarlo di tagliargli i fondi per farlo ritornare.
Ritornato a Parigi, Boulanger si impegna per vincere il Prix de Rome, riuscendoci col dipinto Ulisse riconosciuto dalla nutrice Euriclea, un’opera senz’altro accademica, ma non pienamente classica, apparendo un poco strana e squilibrata; il punto di vista dal basso distorce i personaggi e accentua ‘troppo’ la superba possanza di Ulisse e l’estrema magrezza di Euriclea, dietro alle spalle vi è un’improbabile Penelope con in testa una corona che la fa sembrare antesignana del volto della Statua della Libertà di New York, in mezzo una colonna che pare pompeiana e una ragazzina che gioca che sembra ottocentesca.
Gli studenti vincitori del Prix de Rome, dovevano ogni anno dipingere un quadro per dimostrare i loro progressi. Il primo anno Boulanger inviò a Parigi “Frine” in cui l’influenza dell’Oriente è ben visibile, non c’è niente di classico, non c’è niente della Sorgente di Ingres, in questa tela Frine è mollemente distesa sui cuscini, ha fianchi torniti, braccia opulente e polpacci robusti, è nuda ma ingioiellata, con cavigliera e collana e grandi orecchini, lo specchio in mano e occhi che sembrano dire… ma tu ometto sei in grado di soddisfarmi? Scrisse un critico del tempo: “Boulanger, pensionato del primo anno, ha speso molta pazienza per dipingere con grande finezza… una donna grassa e nuda con i capelli rossi e gli occhi azzurri a mandorla, seduta su stracci di tutti i colori e un pezzo di cuscino su cui è inciso in lettere greche il suo nome: Frine. Per assumere questa meravigliosa bellezza che ispirò il capolavoro di Prassitele e la famosa Venere di Apelle, un artista deve imporsi la più severa purezza del disegno, l’estrema semplicità delle linee, il calmo splendore della bellezza. Phryné di Boulanger è ben lungi dal rispondere a questo programma”.
Gustave Boulanger -Ercole ai piedi di Onfale-1861- Collezione privata
Boulanger è accademico, ma il suo sentire e il suo riprendere pedissequamente l’antico non è solo copiare, in Ercole ai piedi di Onfale, quest’ultima appare, semicoperta dalla pelle del leone, esplosiva e impetuosa come una valchiria, mentre Ercole, abbigliato di veli, seppur fedele al racconto del mito, appare con improbabili occhi rovesciati e con le pantofole col tacco e il corpo muscoloso velato di rosa sembrando quasi un grosso bulldog indeciso se stare buono o azzannare.
Gustave Boulanger- Répétition du Joueur de flûte et de la Femme de Diomède- 1861- Museo d’Orsay
Nel 1855, il principe Napoleone, cugino di Napoleone III, decise di costruire un palazzo ispirato alle ville di Pompei, un luogo dove custodire i suoi dipinti, organizzare feste e compiacere la sua amante. Fu il dipinto di Boulanger, presente al Salon del 1855, che contribuì a ispirare sia l’architettura del palazzo pompeiano che l’inaugurazione con un’opera teatrale.
L’opera di Boulanger rappresenta la prova del prologo in versi di La Femme de Diomede di Théophile Gautier e dell’opera teatrale Le Joueur de flûte di Émile Augier, ben sei anni prima dell’effettiva esibizione nella casa pompeiana del principe Napoleone.
Nonostante tutto l’accademismo, nei dipinti di Boulanger appare un velato senso di burla verso la ripresa tale e quale dell’antico, non c’è la severità spoglia dell’evento reale come in David, bensì un qualcosa di vignettistico, si notino i due uomini sulla sinistra che paiono due macchiette e la pelle di leone come tappeto… il Boulanger devia dalle linee maestre del classicismo e pare più propenso allo spirito di Felice Giani e dell’Accademia de’ Pensieri.
(continua)
La prima parte al link:
https://www.internationalwebpost.org/contents/I_POMPIERS_(I%5E_PARTE)_28192.html#.Y3imcnbMKUk