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I PRINCIPALI COMPITI EVOLUTIVI DELL’ADOLESCENTE

L’adolescenza è una tappa della vita in cui i minorenni sentono l’impellente necessità di poter costruire un’identità propria, ricercando un senso da poter dare ai mutamenti che li coinvolgono e modificando i comportamenti di disordine e smarrimento in progetti futuri e valori della propria nascente virilità o femminilità.

Il termine adolescenza, deriva dal latino “adolescentia”, dal verbo “adolesco” (crescere), che vuol significare l’iniziare a crescere e riproduce quel periodo di passaggio tra l’infanzia e l’età adulta caratterizzata da uno scenario di mutamenti radicali e profondi che riguardano i molti aspetti, fisici, cognitivo e psicologici dell’adolescente.

In base alla teoria dei compiti evolutivi gli adolescenti devono scontrarsi con tre compiti principali per poter integrare le nuove modificazioni e riuscire a costruire un’identità adulta: la separazione e individuazione dalla famiglia di origine, la mentalizzazione del corpo sessuato e la nascita sociale; quindi la costruzione dell’identità, l’acquisizione di un’autonomia emotiva, lo sviluppo di nuove competenze sociali

Tali compiti evolutivi richiedono un ambiente relazionale stabile e che sia di supporto.

Purtroppo la presenza di conflitti familiari, in particolar modo tra i genitori, può arrivare ad interferire con questi processi, arrivando ad aumentare la vulnerabilità dell’adolescente, le debolezze e le difficoltà emotive e comportamentali.

Il conflitto genitoriale, in particolar modo se prolungato e forte, riproduce una fonte di stress molto significativa per gli adolescenti, che possono mettere in atto delle reazioni che variano da aspetti depressivi, a tensione generalizzata, comportamenti a rischio (uso od abuso di alcol o sostanze stupefacenti, agiti autolesionistici, disturbi alimentari); inoltre, può essere un ostacolo per un sano sviluppo psicofisico dell’adolescente.

La dinamica conflittuale che caratterizza il nucleo familiare può dar vita a specifiche configurazioni relazionali che coinvolgono il figlio, il quale può reagire al tutto tramite un isolamento sociale, oppure con agiti rabbiosi che può mettere in atto contro il prossimo.

Il rifiuto genitoriale viene definita, in letteratura, la “tempesta perfetta” in quanto è il risultato di una sommatoria di variabili che riguardano i due genitori; il figlio; l’ambiente relazionale anche allargato; il tipo di conflitto; eventuali nuovi partner; ruolo delle famiglie d’origine.

Ci sono dei genitori che vivono l’adolescenza come un proprio fallimento, provando dei malesseri psicologici quali dei sensi di colpa molto angoscianti.

Altri genitori, invece, regrediscono in maniera differente, ovvero come una sorta di nuova adolescenza, entrando in una pericolosa simmetria con i loro giovani figli mettendo in atto una sorta di comunicazione “amicale”.

La situazione migliore è che i genitori lavorino per potenziare e facilitare la comunicazione con il proprio figlio, mantenendo l’atteggiamento autorevole non dimenticando l’importanza di continuare ad impartire delle regole all’adolescente.      

                                                                                   

Data:

1 Febbraio 2025

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