Negli ultimi tempi si va affermando nell’opinione pubblica, sempre con maggiore vigoria, la volontà di consumare vini dealcolati di cui fino a qualche anno fa non se ne sentiva oggettivamente l’esigenza. Complice l’Unione Europea che di fatto ha autorizzato la possibilità di produrre vini senza alcol o parzialmente dealcolati. In pratica, partendo da un vino base, a seguito di alcuni processi che evito di descrivere in quanto tecnici, l’alcol viene estratto, dando origine a vini con gradazione non superiore allo 0,5% per i dealcolari oppure con alcol inferiore al 10% per i vini parzialmente dealcolati. Bisogna sottolineare come l’estrazione dell’alcol generi un abbassamento di volume del prodotto vino; pertanto se prendiamo in esame 100 litri di vino con una gradazione alcolica del 12% (abbastanza comune) al termine dell’estrazione avremo circa 88 litri di vino dealcolato. Questo comporta necessariamente un riallineamento delle linee di produzione delle aziende in quanto minor prodotto equivale a minor introito con tutte le conseguenze del caso. E, ovviamente, l’estrazione dell’alcol può modificare alcune caratteristiche organolettiche del vino, in particolare la struttura, il corpo ed anche gli aspetti olfattivi e aromatici potrebbero subire variazioni importanti.
Fin qui, gli aspetti tecnici, ma entriamo in quelli strutturali. La nostra “bella Italia” nel corso della storia ha dato origine a vini di assoluto pregio che hanno conquistato il mondo intero e generato per il nostro paese importanti introiti commerciali. Aggiungo anche che le nostre aziende viticole, nella maggioranza dei casi, sono espressione di cultura profonda, qualità territoriale ed emblema di eccellenza. Se a questo aggiungiamo le numerose storie che vengono tramandate di generazione in generazione, viene da sè come il vino dealcolato, seppur per una parte di consumatori può rappresentare una panacea, per il mondo del vino, come lo conosciamo noi della vecchia scuola rappresenta, a parer mio, una sconfitta in quanto in tal modo si va snaturando ciò che con millenaria storia si è generato. E’ come se qualcuno avesse deciso di spegnere i riflettori sulle più importanti produzioni viticole annullando, in nome di un rapporto con l’alcol complesso, anni e anni di indiscussa qualità.
Sia chiaro, non sto dicendo che l’alcol faccia bene, anche perché non essendo un medico non potrei addentrami in discussioni simili, vorrei soltanto che ci fosse una informazione più completa, chiara e con fondamenti che analizzassero i vari aspetti, siano essi positivi che negativi. Purtroppo da più parti ascolto la demonizzazione dell’alcol trattato come il male assoluto che induce inevitabilmente, nel pensiero collettivo, ad una messa al bando di tutto ciò che ne contenga.
Spero di svegliarmi presto da questo incubo per tornare ad apprezzare le migliaia di aziende viticole che ogni giorno entrano nei loro vigneti con una preoccupazione in più sul volto… come se non bastassero quelle che già hanno.
Buona degustazione.