Ignazio Florio jr.: uno dei più noti play boy della Belle Epoque, protagonista di innumerevoli e chiacchieratissime avventure galanti.
Alle prese con cantanti e femmes fatales, da questo punto di vista fu sicuramente un simpatico e baldanzoso guascone anche se, osservando attentamente la sua gestione dell’economia, certi comportamenti spiegano e motivano, in parte, il rapido tracollo della dinastia Florio, una delle più ricche e potenti casate di fine 800 – primi 900 che fu viva, attivissima e determinante presenza nella storia della Sicilia di quell’epoca.
La famiglia Florio, infatti, promosse con successo attività industriali che andarono dalle tonnare alle banche, dal vino alla chimica.
La sua opulenza declinò, purtroppo, a causa della prima guerra mondiale, che spazzò via tutta la gioiosa prosperità di quegli anni.
In ogni caso, il contributo dato dai Florio allo sviluppo dell’isola fu davvero considerevole. Crearono ed incrementarono il lavoro ed il benessere di molte famiglie, fondando, quasi dal nulla, una Sicilia moderna ed estremamente produttiva. I Florio esercitarono, inoltre, una notevole influenza sulla società locale, lasciando un’impronta indelebile di raffinatezza e cultura nella storia dell’isola.
Solo per fare un esempio, Vincenzo Florio junior, è rimasto nella storia per aver fondato la Targa Florio, una delle più antiche e prestigiose corse automobilistiche del mondo.
Ma torniamo ad Ignazio junior, per restare in un ambito volutamente civettuolo e mondano, quale vuole essere il taglio di questo articolo.
Egli passò alla storia come un vero “mito” grazie al suo fascino e al suo denaro, che gli consentirono la soddisfazione di qualsiasi capriccio.
Conquistò (spesso portandole via a sovrani) le più belle e desiderate donne dell’epoca, come Lina Cavalieri, Cleo Demerode, Liane De pougy, La Belle Otero, solo per citarne alcune. Pur di entrare nel loro cuore fu pronto a spendere autentiche fortune.
Effettivamente, come scrivevo all’inizio e come raccontava lo stesso Vincenzo, suo fratello minore, ciò contribuì sicuramente a dilapidare un impero economico. Dietro ad ognuna delle sue avventure galanti spuntavano conti esagerati, spese scriteriate, sprechi incomprensibili ed inutili, che servivano soltanto a mantenere, presso l’alta società di allora, una sua immagine da leggenda.
Quanto fossero vere, poi, queste storie amorose non si sa. Ignazio le raccontava, Vincenzo le diffondeva e presto tutta Palermo ne era informata.
Il pettegolezzo era arte sopraffina che esaltava o distruggeva le pubbliche reputazioni. Allora. A Palermo.
Adesso, invece, è tutto diverso, vero?
Senza dilungarsi sui particolari più o meno coloriti della sua vita (compresa la gelosia della moglie, la celebre Franca Florio, ritratta anche dal grande ritrattista Giovanni Boldini) dispiace un poco constatare, ancora una volta, quanto l’umana superficialità di uno possa, tanto prepotentemente, prevalere e determinare la distruzione di un patrimonio (costruito con fatica ed abilità non comuni), e di un’intera società.
Allora come sempre. Purtroppo.