Ad alzare la coppa più ambita d’Europa, stretta tra le mani ben salde del suo capitano, alla fine è stato il forte Barcellona. Una degna finale di Champions League, tra due squadre, Barcellona e Juventus (probabilmente le migliori in senso assoluto di questo 2015) che non hanno disatteso le aspettative. Gol, azioni pericolose, battaglia agonistica e, soprattutto, voglia di vincere, da parte di entrambe le squadre, sin dall’inizio della gara. In palio c’era, oltre al trofeo europeo più prestigioso, anche il “triplete” (Champions, Campionato e Coppa nazionale). Solo quattro squadre sono riuscite in questa impresa: il Manchester United di Sir Ferguson, nel 1999, il Barcellona di Guardiola, nel 2009, l’Inter di Mourinho, nel 2010 e il Bayern Monaco di Heynckes, nel 2013. Il Barcellona, tuttavia, dopo questa finale, diventa l’unica squadra ad aver raggiunto il triplete per la seconda volta nella storia. Ma, come sempre accade in una finale di una competizione sportiva, c’è un solo vincitore e, quest’anno, è toccato al Barcellona.
Le Lacrime, come quelle di un grande calciatore come Pirlo, da una parte, e la gioia, sia pur, giustificata, dall’altra, sono i risvolti di un’unica medaglia, un dejà vu, a cui non è sempre facile abituarsi. Ma questo è lo sport. Tuttavia, perdere in questo modo e, contro un grande Barcellona, ci può stare. Non era facile, infatti, reagire al gol di Rakitic (al 4’ ben servito in area di rigore da Iniesta). Inoltre, rotti gli indugi e rinfrancato dal gol, il Barcellona ha cominciato ad attaccare a pieno organico, creando diverse difficoltà alla Juventus con Neymar, Messi e Suarez. Buffon nega il raddoppio a Dani Alves, (al 13’) e tiene in vita le speranze della squadra bianconera che, tuttavia, riesce ad impensierire in un paio di circostanze la retroguardia del Barca con Vidal e Morata. Marchisio, sul finire di tempo, costringe, con un tiro da fuori, ter Stegen alla prima parata del match. Anche nella ripresa, gli spagnoli vanno vicino al gol del raddoppio con Messi, e soprattutto, con Suarez che si fa parare un tiro da posizione favorevole. Al 54’, invece, arriva il gol di Morata abile nel raccogliere una corta respinta di ter Stegen e a insaccare. E’ il gol del pareggio. I bianconeri, a loro volta, prendono coraggio e mettono apprensione agli avversari. Nel momento migliore della Juventus, ecco che arriva, invece, il gol Suarez al 68’. Poi la partita scivola via fino all’88’, quando Marchisio, impegna severamente il numero uno avversario con un tiro dalla distanza. AL 97’, infine, giunge il gol del 3-1, una rete che castiga, oltre misura, una Juventus che esce, dal confronto con gli spagnoli, a testa alta.
“Peccato – esordisce Allegri al termine della partita – perché sull’1-1 i miei ragazzi stavano giocando bene e avevamo in pugno il match”. Per i bianconeri, resta il rammarico di aver sfiorato un traguardo che all’inizio di stagione sarebbe stato inimmaginabile. Per diversi calciatori, questa finale potrebbe essere stata l’ultima occasione di una finale Champions; per altri, invece, costituirà l’inizio di un nuovo ciclo di obiettivi.
Il Barcellona, così, solleva, all’Olympia stadion di Berlino, la sua quinta Coppa, su 8 finali disputate e sale sul gradino più alto d’Europa. La Juventus, invece, ha perso la sesta finale su 8, ma non la consapevolezza di aver disputato una delle stagioni più importanti della sua storia.