L’opera di Tiziano Vecellio è del 1550 ed è conservata al Museo del Prado di Madrid.
Il dipinto narra l’episodio del peccato originale narrato nel primo libro della Bibbia, la Genesi. Secondo il racconto, l’albero del bene e del male viene posto da Dio al centro del giardino di Eden e il Signore ordina alla prima coppia dell’umanità di non mangiare di quell’albero, mentre avrebbero potuto mangiare i frutti di qualsiasi altro presente nello stesso giardino.
Il tema dell’albero vietato riguarda il limite e la sua accettazione: in genere è un tema frainteso e interpretato come un divieto arbitrario di Dio alla libertà umana, quando invece l’ordine dato all’uomo di «mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché nel giorno in cui ne mangerai, morirai» (Gn 2,16-17) è un invito e uno stimolo alla libertà. Essere libero vuole dire avere il diritto di fare ciò che è giusto, vuol dire poter riconoscere nella propria vita tutti i doni meravigliosi che Dio ha fatto; il divieto è un invito per l’uomo a riconoscere il limite del suo essere creatura, perché se non lo riconosce rischia di autodistruggersi in un delirio di onnipotenza che si concretizza nel rifiuto del limite. Dio ha dato ai progenitori un solo divieto, una sola regola e quella era da rispettare!
A questo punto entra in scena il serpente, che il libro della Genesi definisce «il più astuto di tutti gli animali che Dio aveva fatto» (Gn 3,1). Il dipinto di Tiziano presenta proprio il momento in cui tra le fronde dell’albero un serpente si presenta ad Eva con le sembianze di un bambino, espediente utilizzato dal pittore per esprimere la forza seduttiva che il male e la tentazione esercitano sull’uomo. Con una mano Eva afferra la corposa mela che le viene offerta e con l’altra si sorregge a un ramo dell’albero. Dall’altra parte Adamo, seduto scompostamente su una roccia, tenta di fermare la compagna con il gesto della sua mano, ma non riesce nel suo intento e anche lui alla fine mangerà del frutto proibito. Il serpente con il volto da bambino fissa intensamente negli occhi il primo uomo forse perché, accortosi della sua ritrosia, vuole che anche lui si macchi del peccato di disobbedienza verso Dio.
Il testo biblico informa che in questo preciso momento ad Adamo ed Eva «si aprirono gli occhi e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture» (Gn 3,7). Tiziano li dipinge così e sottolinea l’emozione di vergogna e senso di colpa che li caratterizza in questo momento.
Anche il paesaggio sembra partecipare al dramma del peccato e del male che si sta consumando in primo piano: Tiziano, attraverso un impasto cromatico con toni scuri, reso con pennellate lasciate a corpo, contribuisce a dare l’idea di disequilibrio e disarmonia. Si veda per esempio l’incarnato scuro del corpo di Adamo in contrasto con quello più chiaro e quasi porcellanato di Eva. Le nubi che si stagliano sullo sfondo alludono all’ira divina che sta per scagliarsi sui progenitori e alla conseguente loro punizione per il male compiuto.
Infine, una volpe sbuca sotto i piedi di Eva: secondo i bestiari medievali, la volpe rappresenta l’astuzia malvagia e ingannatrice.
Tiziano rappresenta il peccato che entra nel mondo e che ferisce l’armonia e la bellezza che Dio, come padre amorevole, aveva previsto per i suoi figli e per l’intera creazione che li circonda. L’uomo si è lasciato sedurre e ingannare dal diavolo, spezzando quel rapporto di fiducia con Dio e causando per sé stesso male e sofferenze.