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IL BOOMERANG DEL DEBITO PUBBLICO

Nel marzo 2019 si diede ampio risalto a un accordo con la Cina per la cosiddetta “Nuova via della Seta”, cercando di farlo passare per una sorta di patente di innovazione per il governo Conte e il M5S realizzando accordi che valevano, a detta dei media, miliardi di euro.

La realtà era, ed è, ben più complessa. Gli italiani possono vedere che tanti negozi gestiti da italiani[1] hanno chiuso perché l’immigrazione cinese ha divorato ampi settori del commercio gestiti prima da italiani, e tante aziende con padrone e dipendenti italiani hanno dovuto chiudere perché gli stessi prodotti sono importati dalla Cina.

Esperienza che instillò nell’opinione pubblica italiana autoctona il sospetto che la cosiddetta “Via della Seta” ed il patto con la Cina non fossero soltanto un’occasione di sviluppo e di rilancio delle aziende in Italia, ma la si volesse far diventare, come il famigerato nuovo stadio della Roma, uno strumento per mettere a miglior frutto la circostanza di ritrovarsi al Governo. 

Un dubbio che sorse allora fu che l’iniziativa di migliorare il commercio con la Cina, rivendicata come propria dal Movimento Cinque Stelle, fosse destinata a diventare una enorme fregatura, l’equivalente di quel traffico con gli “spagnoli” che ai tempi della scoperta dell’America indusse gli amerindi a favorire gli spagnoli, dando inizio all’immigrazione europea nel Nord America. E con le stesse conseguenze disastrose per gli autoctoni.

I nostri studenti sono ormai tra i peggiori d’Europa, e quindi troppi italiani giovani non conoscono molto la storia e questo sospetto non li poteva sfiorare, ma troppi italiani non più giovani hanno   stesso problema: il non tenere sempre presente che la poca lungimiranza dei governanti la pagano gli elettori.

La cautela è d’obbligo, ma troppa cautela uccide. È la cronaca dei giorni e degli anni e dei decenni appena passati ad alimentare la convinzione che, se ogni grande opera pubblica italiana, vedi la Tav, è fatta per favorire la solita “banda del buco” dei politici e degli imprenditori corrotti. Allora non la si dovrebbe fare? Ma con troppa cautela allora nessun imprenditore aprirebbe mai una azienda, perché rischia di non vendere, finché i clienti non arrivano. Se fosse conscio della realtà ma troppo cauto nessun lavoratore cercherebbe mai un lavoro dipendente purchessia, perché sa sarà sfruttato e sottopagato finché non troverà un lavoro con tutele sindacali adeguate e retribuzione adeguata. Ammesso che lo trovi mai.

La soluzione è il realizzare ma impegnandosi per azzerare gli aspetti negativi: lo stadio della Roma si può benissimo autorizzare, a condizione che la società Roma paghi tutti i costi, inclusi gli oneri di urbanizzazione, reti di trasporto metro compresa; se non ce la fa a sostenere tali costi significa che l’impresa non è economicamente redditizia e quindi non c’è ragione di realizzarla. Bene fece il M5S a evitare a Roma le Olimpiadi, che sono diventate ormai per chi le organizza un costo devastante che ha senso sostenere solo per ragioni d’immagine, e Roma curerebbe molto meglio la sua immagine investendo nei restauri delle strutture archeologiche che portano a Roma turisti da secoli.

L’accordo economico con la Cina quindi si poteva benissimo fare, vigilando che per gli italiani fosse redditizio; non solo all’apparenza ma anche per i trenta anni seguenti. Non si è vigilato e infatti poi è stato praticamente cancellato e oggi molti Stati aderenti alla UE cercano una soluzione per arginare la superiorità delle importazioni cinesi, anche “contro” una Commissione Europea che vive fuori dal mondo.

L’eccesso di enfasi propagandistica grillina sul patto con la Cina, ripetendosi quanto già accaduto altre volte, produsse l’ennesimo boomerang. Agli occhi di tanti elettori italiani ha fatto perdere la fresca verginità al Movimento Cinque Stelle trasformandolo non solo in un partito come tutti gli altri che non mantengono le promesse, ma in un partito di improvvisati incompetenti. Da ciò il calo dei consensi del M5S, con qualche possibile rialzo nel futuro, di cui per adesso non si vede traccia significativa.

Gli elettori fuggiti dai partiti della vecchia sinistra ex-socialista, ex-comunista, ex-DC, in cerca di difensori politici e passati al M5S non sono tornati indietro, e hanno iniziato a cercare altro. Anche nella destra dell’emiciclo parlamentare.

Matteo Salvini, soprannominato “il Capitano” non sarà certo l’eroico “Capitano” di Walt Whitman , però persegue con tenacia i  suoi obbiettivi: anni fa voleva andare al governo senza offrire una trasfusione di sangue a Forza Italia, paziente che qualche anno fa era ricoverato in rianimazione e che oggi  deve ringraziare il fatto che gli elettori abbiano dimenticato che con ben due governi Berlusconi ha incentivato l’immigrazione per offrire alle aziende private manodopera a basso costo scaricando i costi sullo Stato, e Salvini c’è riuscito facendo un accordo con il Movimento 5 Stelle. 

Cosa è successo dopo è storia. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, come suo dovere istituzionale voleva che l’Italia avesse sempre un governo e assecondò un nuovo governo delle larghe intese per la crisi tra M5S e Lega dopo le elezioni UE. La novità fu, nel 2022, il trionfo di Fratelli d’Italia grazie alla promessa di arrestare “a costo del blocco navale” l’immigrazione.

Promessa finora assolutamente non mantenuta; tanto è vero che c’è in ballo un referendum per portare gli anni per la concessione automatica della cittadinanza da 10 a 5 anni; e il Governo in 3 anni mai aveva neanche ipotizzato di modificare seriamente la legge sulla cittadinanza, ad esempio eliminando la concessione automatica della cittadinanza dopo tot anni, o altre ipotesi con conseguenze significative.

Si ipotizzava che, se il governo M5S-Lega fosse fallito, il Movimento 5S fosse destinato a scomparire nel tempo, sia che andasse al governo che all’opposizione, se non rivoluzionava la sua incapacità di strutturarsi nel territorio e di stare quotidianamente vicino agli elettori. Non è scomparso ma si è fortemente ridotto.

Il M5S paga ancora oggi l’essere senza radici perché, da un lato, affidandosi ai social network il suo consenso è fin troppo fluido e gli elettori da web unicamente sul breve periodo strategie politiche che, al contrario, necessitano di tempi medio-lunghi per riverberare gli eventuali loro effetti positivi sul piano socioeconomico.

Dall’altro lato il Movimento 5S è ancora oggi un enorme aggregato incoerente in cui è del tutto assente la caratteristica cementante di avere la presenza di una ideologia chiara, che comporti la ferrea condivisione di un insieme irrinunciabile di valori, sui quali si forma e si valuta la condotta morale della classe dirigente.

Una ideologia non deve essere esternata né formalizzata per esistere. In particolare, Forza Italia ne ha una effettiva reale indipendente da quella che si potrebbe dedurre dai proclami, ideologia che persegue da più di un trentennio con la massima coerenza. Il M5S invece, coacervo di giovani volonterosi, è partito sull’onda dell’entusiasmo grillino, ma l’entusiasmo senza fucili e senza organizzazione fa perdere le battaglie.

Rispetto alle ideologie totalitarie (nazismo, fascismo, leninismo, maoismo, stalinismo, capitalismo, neoliberismo, e qualunque altro  -ismo) del XX secolo, molte ideologie dell’inizio del  XXI secolo vedono come valori prioritari libero mercato e libera speculazione finanziaria e come disvalori l’interesse della collettività nonché  la realizzazione dell’uguaglianza, ipotizzando come obiettivo una società a carattere predatorio dove i pochi sfruttino i tanti, e lo ottengono diversificando in un numero impressionante di canali i propri meccanismi generatori di  redditi, legali e quasi – illegali che siano.

 Questa ideologia punta a difendere gli interessi dei pochi e i suoi valori fondanti, in definitiva, non differiscono da quelli di tanti capomafia e di molti leader politici, in quanto rappresentano la traduzione nella prassi di una concezione ideologica immortale della politica come mezzo per arricchirsi personalmente e come famiglia. Lo strabiliante tasso di diffusione delle infinite attività corruttive, irregolari, elusive, ecc. è conseguenza delle ideologie che si erigono a difesa delle tantissime “virtù private”, come il familismo che è la difesa strenua dei “pezzi de core” che sono figli, famigli stretti e proprietà della famiglia.

Chi non ha interessi immediati è più propenso a rischiare il potere, chi deve piazzare i propri figli o difendere le proprie aziende (da buon padre di famiglia vuole lasciarle a figli e nipoti) vuole mantenerlo più a lungo possibile, magari per cedere la proprietà dei “pacchetti di voti” agli eredi. L’interesse diffuso di troppi politici a restare al potere, comunque, ma dando ai poveri senza togliere ai ricchi, ha generato e continua a generare scelte devastanti e accresce i comportamenti irresponsabili della classe politica italiana.

 Una delle leve di politica economica applicate in Italia, e non solo in Italia ormai, è quella del debito pubblico, che rimanda a domani il pagamento dei costi di oggi.

I governi a guida Berlusconi si sono impegnati a fondo per aumentarlo, gli altri non sono riusciti a frenarlo abbastanza, questo fino al 4 giugno 2018. Da allora la crescita del debito ha accelerato, con la gara odierna di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia a ridurre la pressione fiscale si redditi alti, il M5S che vorrebbe difendere i poveri, e gli altri Partiti che parlano come il M5S e operano come la triade di Governo.

Gli ultimi dati sull’aumento  del debito pubblico,   arrivato nel 2025 a 3.000 miliardi, sono raccapriccianti, soprattutto per un sistema economico in enorme affanno come l’italiano; non solo  perché l’ideologia neoliberista applicata da decenni ha distrutto  migliaia di aziende e ridotto i redditi degli italiani, ha agevolato l’ingresso di manodopera straniera perché di  costo inferiore e poi di aziende straniere generando un flusso di moneta verso l’estero, ha ridotto  la sicurezza sociale e quindi la propensione alla spesa che a sua volta riduce la domanda interna, ha ridotto le spese per sanità e ricerca il che a sua volta riduce lo sviluppo, eccetera.

Ma anche perché la crescita  impressa all’aumento del debito pubblico dal Governo attuale, e con gli 800 miliardi da gettare in armi decisi in ambito UE ad aggravare il quadro,  si innesta in maniera catastrofica all’interno di un quadro congiunturale che sta volgendo sempre più al brutto. La crescita poco controllata del debito pubblico segnala che è rimasto ben poco tempo al Governo prima che l’inesorabile realtà spazzi via l’illusorio castello di carte di una politica che da decenni vuole rabbonire i poveri senza togliere ai ricchi, vuole manodopera a basso costo senza il conflitto tra italiani e stranieri, vuole il rispetto internazionale senza forza militare.

Il deteriorarsi della finanza pubblica, attraverso il combinato disposto di una linea di inevitabile aumento della spesa corrente dovuto alla gestione degli stranieri e dell’evitabile calo del gettito tributario dovuto alla sempre minor pressione fiscale sui redditi maggiori, ci sta conducendo verso una crisi forse peggiore di quella devastante del 2011.

“In una situazione in cui il nostro mostruoso debito pubblico tende a crescere più del dovuto, a fronte” (“Il cambiamento degli irresponsabili – L’Opinione”) di una economia sempre meno in grado di sostenerlo, il rischio Paese cresce di pari passo, determinando una inevitabile salita dei tassi d’interesse. È la ragione per cui il governo Berlusconi fu liquidato e subentrò il governo Monti, che produsse la devastante legge Fornero sulle pensioni. Si rischia il classico effetto valanga, con il quale una piccola slavina finanziaria si trasforma in breve in una gigantesca ondata di neve tale da sommergere l’intero sistema. “In pratica, tanto per ripassare il concetto, ciò accade quando il costo medio del servizio del debito medesimo supera l’aumento nominale del Prodotto interno lordo.” (“Il cambiamento degli irresponsabili – L’Opinione”)

E in questo momento storico, dove si cerca di porre rimedio alla devastazione sociale di trent’anni di italico neoliberismo, questi due fondamentali valori di riferimento, cristallizzati nel rapporto debito/Pil, sono inseriti in una traiettoria devastante per l’Italia; purtroppo, il neo-keynesismo è impraticabile, perché questo debito pubblico si aggiunge alla montagna preesistente e l’Italia non ha la forza dell’economia USA di un secolo fa. I partiti sconfitti nel 2018, Forza Italia e PD, non stanno pagando il prezzo delle loro scelte politiche nell’ultimo trentennio, in sostanza togliere meno ai poveri dando ai ricchi a spese del debito pubblico, ma il danno fatto al debito pubblico resta.

Allo stato non si intravedono all’interno del Governo segnali di una pur minima inversione di rotta nelle politiche economiche di cui quelle di gestione dell’immigrazione sono ormai diventate un pilastro: difficile trovare un calcolo realistico della spesa completa che andrà agli stranieri, inclusa la parte andata  a stranieri e loro discendenti a cui è stata concessa la cittadinanza, perché nelle statistiche sono  computati come italiani per rendere meno percepibile e misurabile l’effetto dell’immigrazione; le  espulsioni promesse  da ogni Governo non partono non solo perché va modificato il quadro legislativo, Costituzione non esclusa,  ma anche perché  espellere ogni anno un numero di persone adeguato a compensare gli ingressi illegali richiede una spesa  impressionante, lo stiamo vedendo con la politica di espulsione in atto negli USA.

Contemporaneamente, la manodopera italiana giovane fugge anche perché l’immigrazione ha pervaso la fascia dei lavori a basso reddito e ha pervaso il piccolo commercio, un tempo canali di sfogo dei giovani disoccupati; gli anziani non trovano lavoro, e non a tutti viene riconosciuto un reddito di sostegno; le pensioni previdenziali vengono erose in termini reali; le spese assistenziali ridotte; e si potrebbe continuare. Il trasferimento delle attività produttive di tante imprese italiane verso l’estero è aggravato dall’immigrazione di imprenditori stranieri, o di origine straniera, a cui poi segue una esportazione di capitali verso l’estero; con tassazioni troppo spesso ridicole.

Sono tornati ipotizzabili, e silenziosamente realizzati,  ormai provvedimenti come quelli adottati dal governo Monti (legge Fornero con l’erosione delle pensioni,  tagli alla spesa pubblica reale) o Amato (quello che fu prelievo del 6 per mille dai conti correnti oggi si attua con un mare di piccole impostine, costi di transazione, eccetera); né avrebbe senso una patrimoniale sugli immobili in quanto tali perché  spesso non producono reddito adeguato, mentre non si parla mai di una patrimoniale progressiva sui grandi patrimoni oltre i 10 milioni di euro.

In una situazione di sfiducia collettiva come quella diffusa oggi tra gli italiani, dopo il crollo di qualche anno fa dei prezzi degli immobili che gli italiani usavano da secoli come accantonamento dei risparmi, il crollo della domanda interna dovuto alla decurtazione dei redditi viene moltiplicato dall’effetto sfiducia con un calo del PIL reale continuo, quando ormai il rapporto deficit/PIL è divenuto una misura usata dai mercati per determinare lo spread.

Unica soluzione possibile è un aumento spray del prelievo fiscale, composto da tanti piccoli provvedimenti con un grande totale. Soluzione che è in corso di realizzazione, ma tale aumento di pressione fiscale reale grava solo sulle classi povere, sui redditi bassi e medi, mentre la classe ad alto reddito non paga pegno adeguato.

L’aumento generalizzato del prelievo fiscale, o della riduzione del supporto pubblico, è un provvedimento che si riteneva fosse politicamente accettabile solo se fossero state approvate misure sanguinose sugli alti redditi delle persone fisiche come, ad esempio, l’inserimento nel reddito IRPEF oltre una certa soglia dei redditi da capitale, una progressività molto forte per i redditi molto alti, tassazione dalla quarta casa, e così via. Si credeva che avremmo avuto proteste di piazza, i gilet gialli anche in Italia, e azioni non moderate quanto quelle in Francia.

Invece, nulla di questo è stato fatto, la situazione delle classi povere continua a peggiorare, il numero di immigrati cresce, e non accade nulla. Grazie al Grande Fratello dei media. Siamo farciti di notizie di nessuna utilità, subissati da dati male interpretati, distratti da un mare di “rumore” da social, intrattenimento, spettacolo, che hanno anche l’obiettivo di non farci riflettere. Esattamente come accade con l’ipotizzato accordo con la Cina.

 O no?


[1]     In questo articolo per “italiani” si intendono esclusivamente le persone che abbiano come ascendenti cittadini italiani da almeno tre generazioni; ad evitare la confusione onnipresente tra “cittadini italiani”, che possono essere anche di origine straniera recente, e “cittadini italiani di origine italiana da almeno 50 anni”, prima dell’inizio dell’immigrazione extraeuropea massiccia. Ovviamente resta una zona grigia.

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Data:

30 Aprile 2025

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