Il caso Regeni costituisce un vero dispregio delle più basilari norme internazionali sulla salvaguardia dei diritti umani, non solo per le torture subite dal giovane di Fiumicello, così come confermato dalle ricostruzioni realizzate dalla Procura di Roma. Gli inquirenti italiani, infatti, hanno riscontrato gli abusi e le atroci violenze inflitte al ricercatore dell’università di Cambridge nel corso degli ultimi giorni prima del decesso. La vicenda sin da subito, ha suscitato molto scalpore, oltre che per il brutale assassinio, anche per il vergognoso atteggiamento omissivo delle autorità egiziane, considerando la scarsa collaborazione prestata dal regime alle indagini e i tentativi di depistaggio intervenuti a protezione degli indagati e a copertura di una scomoda verità. D’altro canto, nonostante gli strumenti di cui l’Italia potrebbe avvalersi in veste di parte lesa, ancora dopo 4 anni dal ritrovamento del corpo martoriato di Giulio, lungo l’autostrada Cairo- Alessandria d’Egitto, il 3 febbraio del 2016, il nostro esecutivo non si è mai imposto fermamente contro il modus operandi del regime di Abdel Fattah al-Sisi. Per non parlare dellosconcertante doppiogiochismo dimostrato pochi giorni fa’ dal presidente francese Macron, con l’assegnazione della Legion d’honneur, la più alta onorificenza della Repubblica francese, al dittatore egiziano, in occasione di un bilaterale in cui ci si era ripromessi di discutere esattamente della fragile questione del rispetto dei diritti umani. Il cerimoniale dell’attribuzione della Gran Croce della Legion d’Onore tenutosi a porte chiuse, ha provocato un certo stupore anche tra i media francesi; riportando le parole del giornalista Yann Barthes, pronunciate nel corso della trasmissione Le Quotidien de Rmc: “Per la prima volta siamo dovuti andare sul sito internet di un regime autoritario per sapere quello che succede all’Eliseo”.
L’entourage dell’Eliseo si è infatti preoccupato di tenere ben limitata la diffusione sulla notizia dell’operazione. Gli sviluppi che sarebbero dovuti emergere dal vertice bilaterale sono risultati al contrario inconcludenti, come testimoniano le dichiarazioni rilasciate durante la conferenza stampa congiunta, in cui il capo dell’Eliseo si è limitato a ribadire l’esistenza di “disaccordi in tema di diritti umani” tra i due paesi, aggiungendo tuttavia: “non condizionerei la nostra cooperazione in materia di difesa, come in materia economica, a questi disaccordi”. Non viene meno, anche, il mantenimento da parte dell’Italia dei rapporti con il partner commerciale egiziano, specialmente nell’ambito della fornitura di armi; si pensi alla commissione delle due fregate nell’agosto del 2020. L’Egitto si è reso responsabile di un illecito internazionale nei confronti dell’Italia, in quanto stato nazionale della vittima, per violazione delle norme sul trattamento degli stranieri, per cui ogni stato territoriale è sottoposto all’obbligo di protezione dello straniero, per mezzo di misure preventive e repressive delle azioni coercitive ai danni della persona e dei beni dello straniero. Se poi per conto dello stesso stato territoriale, lo straniero è sottoposto a torture e trattamenti inumani e degradanti, volti alla neutralizzazione della persona, considerata una voce di dissenso al regime, malgrado il principio del giusto processo, finisce che lo stato si rende responsabile di violazioni inaudite della dignità umana dinnanzi a tutta la comunità internazionale.
E queste circostanze sono per l’appunto confermate dagli innumerevoli rapporti prodotti dalle Ong che si occupano della tutela dei diritti umani e che escludono l’Egitto dagli stati “safe”, per le gravi deficienze dello stato di diritto. Intanto sembra all’apparenze che qualcosa si stia smuovendo.”Vogliamo la verità e come governo continueremo ad operare tutti i passi necessari e valuteremo ogni iniziativa“, ha affermato il premier Antonio Conte a Bruxelles, intervenendo sul caso Regeni, e aggiungendo: “Il quadro probatorio consentirà di poter celebrare un processo italiano, con le nostre regole e garanzie, per assicurare la verità su una morte che si è rilevata efferata, cruenta e crudele. È un momento importante, sarà un processo credibile, di rilievo internazionale, con le eventuali partecipazioni di osservatori internazionali“. Anche il presidente della Camera, Roberto Fico, si è espresso in un’intervista ad Al Jazeera Arabic, affermando: “Come Camera dei deputati manterremo ferma la nostra azione rispetto al chiudere le relazioni diplomatiche con l’Egitto“, come conferma della decisione acquisita nel 2018, circa l’interruzione dei rapporti diplomatici tra Camera dei Deputati e Parlamento egiziano. In chiusura, determinati comportamenti, non fanno altro che manifestare la tendenza vigente nella prassi odierna a posporre troppo poco scrupolosamente le questioni legate alla garanzia del rispetto dei diritti umani ad interessi meramente economici. È sulla base di questa estrema indulgenza, contrastante tra l’altro con tutta la molteplicità di norme consuetudinarie e convenzionali formalmente accolte dagli stati, poste a garanzia di detti diritti, che gli stati antidemocratici continuano a perpetrare violazioni e a disseminare vittime innocenti.