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IL CIBO NELL’ARTE – XXIX^ Parte

Nel Settecento vi furono molti cambiamenti nell’alimentazione, in particolare per la popolazione, cibi come il mais e la patata, inizialmente considerati solo per l’alimentazione animale, si diffondono un po’ ovunque anche perché si raccomandava la loro coltivazione per prevenire le carestie, sono cibi alla portata delle classi popolari e assai gustosi, col mais si fanno polente, divenne l’alimento base soprattutto in Italia settentrionale, anche il pomodoro sino ad allora coltivato come pianta ornamentale venne utilizzato come cibo e diffuso in particolar modo nell’Italia meridionale dove grazie alle lunghe giornate di sole si inizia a produrre la pasta essiccata, polenta al Nord e pasta al pomodoro al Sud una tradizione che vale tutt’oggi.

Scuola di Martin van Meytens-L’incoronazione di Giuseppe II a Francoforte-1764

Le patate non solo erano cibo per la gente comune, piacevano un po’ a tutti e nel ‘700, a Parigi divennero di gran moda, come accade anche oggi, venivano vendute in cartocci come cibo da passeggio.

Il caffè era l’altra grande moda, era alla portata di tutti, del resto anche oggi il caffè ha un costo molto abbordabile, diversamente la cioccolata aveva un costo elevato ed era riservata alla sola aristocrazia.

Jean Baptiste Simeon Chardin- Le Bénédicité-1740

Ho già scritto che nel Seicento vi erano una serie di artisti specializzati in nature morte con gli alimenti e il cibo dei ceti inferiori, in particolare della tavola della nascente borghesia, artisti che ritroviamo nei Paesi Bassi, in Spagna e in Italia, molto meno nella corte francese dove la differenza tra la tavola aristocratica e quella borghese si acuisce, un borghese per quanto ricco non avrebbe mai potuto aspirare ad avere la raffinatezza e la nobiltà di maniere di un aristocratico, per vedere un cambiamento occorre aspettare la fine del secolo e la rivoluzione.

Jean-Baptiste Siméon Chardin-Cesto di fragole-1761, olio su tela- Collezione privata

In Francia c’è una corte edonista e frivola e non ritroviamo pittori che si dedicano al tema dei pasti del contadino, il pane col salame, la cipolla e il fiasco di vino, eppure c’è un pittore che al pari dell’olandese Jan Veermer è in grado, tramite un’impalpabile luce soffusa e tremula, di realizzare nature morte con fragole e pani o di riprendere una cuoca o una semplice colazione creando un’aura dignitosa, quasi sacra, assai distante dalle scene di genere e dalle nature morte spagnole, fiamminghe o italiane sempre un poco caricaturali o gradasse… questo pittore è Chardin.

Jean-Baptiste Siméon Chardin – La brioche- 1763-Museo del Louvre

Jean-Baptiste-Siméon Chardin (1699-1779) è famoso soprattutto per le nature morte, create con uno stile leggero ed evanescente, tuttavia scevro dalla frivolezza adulterante del Rococò che era di moda alla corte francese del Settecento. I soggetti di Chardin, scene della vita quotidiana del popolo e nature morte, sono nella classificazione artistica di livello assai inferiore del genere storico ma Chardin raggiunge con la sua bravura livelli talmente alti che è considerato come uno dei maggiori artisti francesi del XVIII secolo.

Jean-Baptiste Siméon Chardin-Natura morta con trancio di salmone- 1730-Musée Granet

Chardin fu apprezzato non solo dalla borghesia, che riconosceva in lui un realismo sincero ma anche dall’aristocrazia, Luigi XV era un suo fervente ammiratore, come lo fu Denis Diderot, come pure fu ammirato dai posteri, da artisti come Cézanne e Morandi, autori di nature morte altrettanto iconiche.

Jean-Baptiste Siméon Chardin- La cuoca-1740- Alte Pinakothek-Monaco

Chardin dipinge con colori terrosi imbevendoli con una luce che fa tremolare il tutto, un qualcosa che a che fare col ricordo, come un piatto che ci ricorda la nonna, un gusto lontano che da olfatto diventa sensazione, emozione, che accende involontariamente la memoria, Proust davanti alla ‘Razza’ di Chardin restò talmente colpito da scrivere… e voi potete ammirare la bellezza della sua architettura delicata e grandiosa, colorata di sangue rosso, di nervature turchine e di muscoli bianchi, come la navata di una cattedrale policroma. (Continua)

Jean-Baptiste Siméon Chardin-La razza-1727- Museo del Louvre

Data:

13 Maggio 2024