“L’importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza”
(Giovanni Falcone)
“E’ normale che esista la paura, in ogni uomo, l’importante è che sia accompagnata dal coraggio. Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, altrimenti diventa un ostacolo che impedisce di andare avanti”.
(Paolo Borsellino)
Caro Lettore, ci ritroviamo su I sentieri di Psiche…E’ ormai una settimana che la vita della maggior parte di noi si sta svolgendo nelle nostre case e se così non è, vuol dire che andiamo a lavorare nelle trincee degli ospedali o di altri luoghi di lavoro d’emergenza; quella che ci stiamo trovando a fronteggiare è una sfida non solo contro il dannato virus bensì con noi stessi, con la nostra psiche, messa a dura prova da questa forzata clausura.
Sappiamo bene che il Governo ha dovuto – data la gravità e la portata del contagio – imporre rigide regole che hanno trasformato le nostre città, i nostri paesi in scenari quasi (purtroppo ancora) deserti; inevitabilmente a trasformarsi, ad essere cambiato è tutto il nostro stile di vita. La settimana scorsa vi ho parlato dell’utilità di questo tempo straordinariamente a noi concesso. Oggi invece ho scelto di parlarvi delle nostre emozioni e in particolare della paura, non solo del contagio ma anche di quella paura immotivata che nasce dall’isolamento dall’altro, dalla privazione con il contatto sociale. E’ provato scientificamente, infatti, che qualsiasi dolore o trauma o condizione di sofferenza è affievolita dalla condivisione con gli altri, dal contatto fisico con l’altro fatto di abbracci, carezze e baci. Il bambino, sin dalla sua nascita, e per i primi anni della sua vita, è alla ricerca costante di quel contatto, addirittura soltanto vedendo l’oggetto amato ne riconosce la sua esistenza, altrimenti non la contempla poiché non l’ha interiorizzata.
Penso che ciò che sta accadendo nella psiche di molti non sia poi così differente da quello che accade al bambino in tenera età: molti infatti nell’infanzia non hanno avuto la possibilità di sperimentare relazioni di accudimento adeguate e soddisfacenti a livello affettivo; pertanto portano dentro un vuoto, una lacuna non solo affettiva ma legata anche alla dimensione della sicurezza e questa emerge nei momenti di estrema difficoltà, nelle circostanze maggiormente traumatiche.
Di recente sulla rivista medica The Lancet sono stati pubblicati due studi molto interessanti che riguardano gli effetti psicologici della quarantena da Covid-19; nello specifico, nel primo studio ci si chiede quale sia l’impatto psicologico dell’isolamento in casa, nel secondo ci si chiede quali siano le misure urgenti da prendere per pazienti e operatori sanitari, categorie ritenute maggiormente a rischio psicologico. I maggiori fattori di stress sono la durata della quarantena, l’inadeguatezza delle informazioni, la carenza di beni di prima necessità, la frustrazione per la privazione della libertà, la paura del contagio. Gli effetti quindi più diffusi sono lo stress post-traumatico, la confusione, la rabbia, la depressione, l’ansia e l’insonnia.
In particolare, negli studi viene fatta una distinzione degli effetti tra pazienti e operatori: nei primi c’è la paura incontrollata e il senso di colpa verso la comunità; nei secondi, l’ansia, la depressione, la frustrazione; abbiamo ancora negli occhi le molteplici testimonianze di medici che in questi giorni hanno visto morire i pazienti in assoluta solitudine, le loro lacrime di stanchezza, di paura e di angoscia passeranno alla storia.
Insomma, la pandemia ci ha ricordato che il legame umano può diffondere malattia e sta slatentizzando con i suoi effetti aspetti della personalità sopiti; scrive lo psichiatra Taranto: “Direi che il coprifuoco di questi giorni non può che evidenziare aspetti già presenti nella nostra personalità…Un segnale positivo è che le persone stanno abbandonando atteggiamenti di presunzione e prevaricazione e stanno rispettando le regole. Forse è vero quel che si dice delle catastrofi: che nelle gravi emergenze, la malattia mentale tende a ridursi”. Pertanto, per lo psichiatra Taranto, se la nostra società è malata di liquefazione, in questo momento dovrebbe funzionare meglio.
Ho voluto aprire con le parole di due eroi, Falcone e Borsellino, che ci parlano del coraggio ma soprattutto della paura: non si può avere coraggio se non si conosce la paura; io penso che il popolo italiano sta avendo grandissimo coraggio nel restare a casa sfidando i propri fantasmi e le proprie ombre interiori oltre ad aver cambiato completamente le abitudini quotidiane. Ma tutto questo nasce dalla consapevolezza della gravità della situazione da cui scaturisce inevitabilmente una profonda paura. Sono certa che tutti i nostri sacrifici saranno utili e ci riporteranno ad un benessere generale, anche psicologico, perché ogni evento traumatico, attraverso una sana elaborazione, ci insegna sempre qualcosa.
Andra’ tutto bene, Ne sono certa.
Alla prossima settimana