Cosa fare dopo la fine del sogno di Internet?
Tra Elon Musk, psicopolitica e potere digitale l’autore, francescano tra i massimi esperti di etica delle tecnologie e da gennaio Presidente della Commissione AI per l’informazione, descrive il crollo del sogno di internet e l’avvento di una nuova epoca guidata dall’Intelligenza Artificiale.
Paolo Benanti
Romano, classe 1973, Paolo Benanti è un francescano del Terzo Ordine Regolare – TOR – e si occupa di etica, bioetica ed etica delle tecnologie. In particolare i suoi studi si focalizzano sulla gestione dell’innovazione: internet e l’impatto del Digital Age, le biotecnologie per il miglioramento umano e la biosicurezza, le neuroscienze e le neurotecnologie.
Come scrive lui stesso, “cerco di mettere a fuoco il significato etico e antropologico della tecnologia per l’Homo sapiens: siamo una specie che da 70.000 anni abita il mondo trasformandolo, la condizione umana è una condizione tecno-umana…”
Presso la Pontificia Università Gregoriana ha conseguito nel 2008 la licenza e nel 2012 il dottorato in teologia morale. La dissertazione di dottorato dal titolo “The Cyborg. Corpo e corporeità nell’epoca del postumano” ha vinto il Premio Belarmino – Vedovato.
Dal 2008 è docente presso la Pontificia Università Gregoriana, l’Istituto Teologico di Assisi e il Pontificio Collegio Leoniano ad Anagni. Oltre ai corsi istituzionali di morale sessuale e bioetica si occupa di neuroetica, etica delle tecnologie, intelligenza artificiale e postumano. Ha fatto parte della Task Force Intelligenza Artificiale per coadiuvare l’Agenzia per l’Italia digitale. E’ membro corrispondente della Pontificia accademia per la vita con particolare mandato per il mondo delle intelligenze artificiali. A fine 2018 è stato selezionato dal Ministero dello sviluppo economico come membro del gruppo di trenta esperti che a livello nazionale hanno il compito di elaborare la strategia nazionale sull’intelligenza artificiale e la strategia nazionale in materia di tecnologie basate su registri condivisi e blockchain.
Il crollo di Babele
Il racconto biblico della torre di Babele è divenuto un paradigma universale della nostra cultura: un progetto umano che, con la tecnologia, vuole unire gli esseri viventi in un’unica opera, cultura e lingua che, collassando, dà come esito la dispersione dei popoli e l’incapacità di intendersi. Questa immagine sembra ben descrivere le prime due decadi del secolo in cui viviamo. Nel suo ultimo libro “IL CROLLO DI BABELE” (Edizioni San Paolo 2024) da oggi in libreria, padre Paolo Benanti, francescano, teologo e docente tra i massimi esperti di bioetica ed etica delle tecnologie, descrive come nel primo decennio la società abbia costruito con Internet e gli smartphone una torre globale, culminata con le Primavere arabe del 2011, dove si è convinta che i mezzi digitali potessero unire e liberare popoli e democrazie. Nella seconda decade, con l’avvento delle grandi platform e con la loro radicale necessità di monetizzare i dati degli utenti, il mondo ha assistito al crollo della torre: inquietudini, fake news, esaltazione dell’io e delle contrapposizioni che sfidano oggi il dibattito democratico e il mantenimento della pace culminate con le rivolte di Capitol Hill nel 2021. Cosa attende l’uomo dopo il crollo di Babele?