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IL DANNATO CASO DEL SIGNOR EMME

Sorprende che la narrazione sia fatta con il candore di un bambino, con le parole sbagliate e alcune attaccate o scritte al contrario ma che ti stampano un sorriso sul viso che ti accompagna fino all’ultima pagina.
Quanti ricordi dell’infanzia e della giovinezza ormai passata. Emozioni che si rincorrono, nostalgia e un pizzico di malinconia. Ad ogni pagina ho il batticuore e gli occhi lucidi su tante righe.

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Il sorriso è stampato sul viso di chi legge dalla prima all’ultima pagina! Direi anche la risata perché sei stato significativo per molte parti della storia ma il maggior pregio è stato quello di raccontare molte cose con leggerezza. E’ un testo che è adatto non solo agli adulti ma anche agli adolescenti, soprattutto quando ti rapporti con tuo fratello nel raccontare le storie e fate la conta per vedere chi deve iniziare…
IL DANNATO CASO DEL SIGNOR EMME (Exorma Edizioni) mi ha coinvolto molto, la sua identità è sconosciuta ma ho giocato di fantasia e resistito fino all’ultima pagina quando la sveli con una foto e con nome e cognome.

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E’ una lettura straordinaria, com’è nata l’idea e perché il Signor Emme e non un altro soggetto? Mi hai divertito molto, mettendo Roscia in una filastrocca…

Parto dall’ultima, Roscia non ha la o aperta come il mio cognome ma ha una o chiusa. Roscia come aggettivo romanesco ed è un gioco di parole che non ho cambiato e che ho trovato identico perché non tutti i pezzi fanno riferimento al Signor Emme. Mi sono divertito a fare dei piccoli falsi d’Autore, ricreando io dei brani, degli estratti del Signor Emme scritti alla sua maniera. Immagina di disseppellire questo Patrimonio enorme, un Archivio gigantesco, scatole disorganiche non indicizzate, far riemergere e rivivere questo grande personaggio tridimensionale per riportarlo così com’era.
Avevo già in mente di scrivere un romanzo sulla damnatio memoriae perché come Carla la protagonista, sono ossessionato da questo argomento. Spesso proviamo una grande disattenzione su alcuni personaggi che meriterebbero ben altra considerazione o riguardo. La damnatio memoriae è una condanna molto più severa della morte. Il fatto di poter recuperare la memoria di questo personaggio o di altri grandi intellettuali che sono stati messi da parte, relegati, sepolti dalla polvere, abbandonati all’oblio come se non fossero mai esistiti. Pensa che brutto. Non ho paura della morte, quando mi verrà a prendere mi spaventerò ma spero sia il più tardi possibile!

Soprattutto ci auguriamo di arrivarci lucidi?

La cosa che mi spaventa di più è l’oblio. Sono un granello di sabbia rispetto a rocce e a montagne enormi quali sono stati non solo il Signor Emme ma penso a tenti altri come Guido Morselli, Nino Alberto Arbasino, Fortunato Stefano D’Arrigo e ad altri grandi intellettuali che vengono conosciuti in cerchie ristrette di addetti ai lavori e basta. Perché il Signor Emme? Un paio di anni fa, un Critico letterario ravvisò in presunte affinità, similitudini, occupazioni comuni tra me e il Signor Emme che come me scriveva a metà tra il Romanziere e il Giornalista, era ossessionato dalla cesellatura della parola. Era molto attento alle costruzioni e alle soluzioni stilistiche, alle scelte lessicali, ha condotto per anni una battaglia per la difesa della lingua italiana. Il Signor Emme scriveva delle rubriche sull’italiano, sulla grammatica contro l’invasione di anglicismi, tecnicismi e anch’io sono dieci anni che porto avanti la stessa battaglia. Sono un Signor Emme dei tempi nostri.
Mi sono rinchiuso come un topo da biblioteca in questo fondo della Biblioteca Baldini ai Parioli. C’erano dei fascicoli giganteschi su questa persona, prosature raffinate, una sagacia, un’ironia, una profondità, uno spessore culturale enorme. Ero alla ricerca di qualcuno e ho scelto il Signor Emme come dannato perfetto.

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Entrambi apparteniamo ad una generazione di curiosi e lo siamo rimasti, se non conosciamo un termine o un personaggio andiamo a guardare sull’enciclopedia o su un vocabolario perché non essendo tecnologici non andiamo su Google o sbaglio?

Idealmente ho una Bibbia laica sul comodino e ce la metterei realmente se non avessi una montagna di libri. Per quanto conosca abbastanza bene la lingua italiana non mi stanco mai di consultare questo libro magnifico e che consiglio a tutti di consultare. Si chiama “Dizionario della lingua Italiana” e all’incirca contiene duecentosessantamila lessemi. Noi normalmente utilizziamo all’incirca duemila parole pensa che sottoutilizzo che facciamo della lingua. Un trentesimo di quello che potrebbe essere, con un uso sciatto, superficiale, pigro e a volte svogliato di una lingua che ha una potenza espressiva straordinaria e noi usiamo solo la prima marcia senza poter correre e ancora oggi continuo a sfogliare perché come te conservo la curiosità. Non so tutto, continuo a sbagliare e continuo a correggermi. Mi viene il dubbio sull’accento, sulla formazione di un plurale di un nome composto, un dubbio sull’etimologia? La ricerca la faccio sulle fonti principali.

Come stanno andando le vendite?

Bene! Soprattutto ringrazio i librai perché loro vivono in trincea e lo propongono. A lettura ultimata hanno molto trasporto a proporlo ai loro clienti. Stiamo per arrivare alla terza ristampa. Sta vendendo bene, nonostante come ben sai mi porto la Statua del Santo sulle spalle e vado in giro, accompagnandolo fisicamente. Tutto ciò che facevo nelle Fiere, nei gruppi di letture, nei Festival e quant’altro adesso è tutto mediato e li faccio in streaming. E’ veicolato molto attraverso il passaparola.

Le prossime tappe saranno:
– mercoledì 2 dicembre ore 19 diretta facebook – Caffè Letterario Libramente, Salerno
– sabato 5 dicembre ore 15 diretta instagram Ubik Rivoli.

Data:

30 Novembre 2020