Nella sua autobiografia, Santa Teresa d’Avila – mistica del XVI secolo – esprime il proprio sentimento di impotenza rispetto a ciò che desiderava realizzare per la gloria di Dio. Ma aggiunge: «Decisi quindi di compiere il poco che era nelle mie possibilità, ovvero seguire i consigli evangelici nel modo più perfetto possibile e guidare alcune religiose del monastero verso lo stesso stile di vita».
Teresa non si scoraggia dinanzi alla propria fragilità ma, al contrario, fa proprio il detto: “Aiutati, che Dio ti aiuta”, puntando non tanto su ciò che le manca, bensì su ciò che è in suo potere fare.
Ovvero, vivere secondo lo Spirito.

Cosa significa vivere “secondo lo Spirito”?
Sentiamo tanto parlare di discernimento spirituale, ma sappiamo davvero in cosa consiste?
Il discernimento spirituale non è una tecnica che si impara sui libri ma è un processo di formazione del giudizio che richiede tempo e lavoro costante. Un lavoro personale, naturalmente, grazie al quale si integrano tutta una serie di valori necessari alla formazione della coscienza.
Secondo la visione cristiana, questo tipo di discernimento si nutre di due elementi fondamentali: la Sacra Scrittura e l’esperienza umana.
Le Sacre Scritture, in particolare il Nuovo Testamento, sono la lente attraverso cui vedere tutte le cose in chiave evangelica.
L’esperienza umana, sia quella individuale che quella collettiva, rappresenta la manifesta attuazione dell’Incarnazione, in cui Dio ha scelto di immergersi nella nostra esistenza assumendo un corpo umano.
La volontà divina non è qualcosa che proviene dall’esterno, ma è un invito che nasce e si sviluppa dentro di noi. Ascoltando la nostra “voce interiore” impareremo a discernere il bene dal male e a riconosce quali sono le azioni che dobbiamo compiere.

Cosa fare, dunque, per compiere la volontà di Dio?
In sostanza, agire secondo le nostre aspirazioni, seguendo onestamente gli insegnamenti di Cristo. Dio non ci chiede di essere dei “burocrati” legati mille regole ma desidera che, nel profondo del nostro cuore, abbracciamo con sincerità – malgrado le nostre fragilità – il messaggio del Vangelo.
Le fonti del discernimento, quindi, sono la Sacra Scrittura e l’osservazione della realtà.
Analizziamo ora quali siano i criteri.
Innanzitutto è importante tener conto di due aspetti fondamentali: l’atteggiamento con cui affrontiamo tali scelte e i mezzi adottati. Spesso, è proprio nella scelta dei mezzi che sorgono i problemi. Pertanto, come orientare le nostre azioni per essere in linea con lo Spirito di Cristo? Non ci sono “segreti occulti” o tecniche esoteriche per comprendere il piano di Dio; basta riconoscere la Sua presenza nella nostra vita e nella storia dell’umanità.
Cosa significa? Significa che qualsiasi cosa contribuisca a rialzare la persona, a formarla, a stimolare la sua intelligenza, la sua libertà e la sua responsabilità umana è parte del progetto di Dio.

Tutto ciò che eleva l’essere umano, riconnettendolo a se stesso, al prossimo e a tutta la Creazione è in armonia con lo Spirito di Dio. Al contrario, ciò che lo rinchiude in se stesso, non è conforme allo Spirito di Dio.
Ciò che intendo qui è una forma di comunione che non conosce confini, una comunione universale: noi siamo Uno con il Tutto, non siamo cellule vaganti senza origine e senza meta.
Lo Spirito tende all’unificazione, all’abbattimento delle barriere, qualunque esse siano. Sesso, razza, cultura, non sono e non devono essere un limite se si vuole volare sulle ali dello Spirito.
Una volta stabilito questo, è fondamentale anche definire il modo in cui si deve lavorare e i mezzi da utilizzare, poiché le modalità scelte possono compromettere l’obiettivo che si intende raggiungere.
Quante volte siamo stati testimoni o protagonisti del fatto che si invoca Dio o un bene superiore, ma i mezzi scelti contraddicono tale invocazione? Anche il Tentatore utilizzò questo metodo con Gesù: non gli chiese di rinunciare alla missione che gli aveva affidato il Padre, anzi, gli suggerì delle strategie per realizzare la sua vocazione. Trasformare le pietre in pane, dominare i regni della Terra, buttarsi dall’alto del Tempio o scendere dalla Croce affinché tutti credessero in lui potevano essere segni efficaci e convincenti ma se Gesù avesse agito così, sbalordendo le folle con prodigi, avrebbe tradito lo Spirito del Padre.

In base alla prospettiva cristiana, un elemento essenziale che orienta comportamenti e approcci è la Pasqua: «Quando il Figlio dell’uomo sarà elevato da terra, attirerà tutto a sé.» (Gv 12, 32)
La strada percorsa dal Cristo è la stessa che deve essere calpestata dai suoi discepoli, i quali sono chiamati a passare attraverso un processo di morte e risurrezione. Ciò non significa esaltare la sofferenza per se stessa ma essere consapevoli che, per portare frutto, ogni seme deve arrendersi all’opera trasformatrice di Madre Terra.
A questo punto, come riconoscere se stiamo conducendo una vita conforme allo Spirito?
«Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé» (Gal 5,22)
Lo Spirito si distingue essenzialmente per il suo dono di pace: questo è il criterio che ci permette di comprendere se siamo sul giusto cammino.
A seguire