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IL DISCERNIMENTO SPIRITUALE – Terza parte

Nei due articoli precedenti abbiamo esplorato il concetto di discernimento spirituale, illustrandone le tappe. Oggi approfondiamo l’aspetto dell’AIUTO.

Il fatto di vivere un percorso evolutivo, non ci esenta da sfide di ordine psicologico. La nostra anima è incarnata in un corpo fatto di “materia pesante” e, di conseguenza, dobbiamo affrontare con coraggio e lucidità gli inganni che la nostra mente ci propina ad ogni piè sospinto.

Spesso e volentieri noi non siamo chi crediamo di essere. La persona che si riflette nello specchio è, in realtà, un personaggio, un attore che recita una parte per paura di essere se stesso.

Conoscete la storia del Carnevale?

Il Carnevale è una festa popolare che precede il periodo di digiuno e penitenza della Quaresima, e il suo significato è legato alla celebrazione della vita, della gioia e della creatività. Durante questo periodo, ci si libera dalle convenzioni sociali per vivere momenti di spensieratezza prima dell’arrivo dell’astinenza e del sacrificio della Quaresima.

Quanto alle maschere, esse servono a nascondere l’identità, consentendo alle persone di esprimersi liberamente senza il peso delle norme sociali quotidiane. 

Indossare costumi e maschere permette dunque ai partecipanti di assumere nuovi ruoli, facendo del Carnevale un momento di fusione tra realtà e fantasia.

Nulla da eccepire, anzi, è un “rituale” assolutamente utile e sano.

Il problema è che, per la maggior parte di noi, indossare una maschera è diventata storia quotidiana, tanto che non riusciamo più a distinguere la realtà dalla fantasia. Così, nella vita di relazione come nel nostro percorso evolutivo, non vediamo più la differenza tra un comportamento “sano” ed uno dettato da convinzioni e credenze limitanti.

Ecco che la figura professionale d’aiuto diventa essenziale.

È falso pensare che possa avere una vita spirituale solo chi è perfettamente padrone di sé.  

Una candela è una candela ed assolve alla sua funzione di candela, anche se è un tantino storta o consumata. 

Il discernimento spirituale è un processo fondamentale per quanti sono in cerca di una direzione nella propria vita. Tuttavia, quando si tratta di persone con fragilità psicologiche, è essenziale comprendere anzitutto l’entità di tale fragilità. Ansia, depressione, disturbi dell’umore o traumi emotivi possono influenzare non solo la percezione di sé e del mondo, ma anche il modo in cui una persona si avvicina alla spiritualità.

Personalmente ritengo che il primo passo per facilitare il discernimento spirituale sia creare un ambiente accogliente e non giudicante. La parola d’ordine è EMPATIA. 

L’etimologia della parola “empatia” deriva dal greco “empatheia”, che è composta da “en” (dentro) e “pathos” (sentimento, sofferenza, emozione). Quindi, “empatia” può essere interpretata come “sentire dentro”, cioè la capacità di comprendere e condividere i sentimenti e le esperienze altrui.

Dal punto di vista spirituale, essa è una qualità fondamentale per costruire relazioni autentiche e significative, poiché implica non solo la comprensione razionale delle emozioni degli altri, ma anche una profonda connessione emotiva. 

La capacità di empatia aiuta a superare le barriere e a creare un senso di comunità, supportando l’idea che, in fondo, tutte le persone condividono esperienze simili di gioia e dolore.

In conseguenza a ciò, il discernimento richiede una comunicazione aperta e onesta. L’ascolto attivo da parte di chi guida il processo è cruciale. Ciò significa non solo sentire le parole, ma anche comprendere il significato sottostante, le emozioni e le esperienze che la persona sta vivendo.

Psicoterapeuti e accompagnatori spirituali possono vantaggiosamente collaborare, integrando  il discernimento spirituale con un percorso di supporto psicologico.

Incorporare pratiche di meditazione e di preghiera, di scrittura, di ”ascolto” del silenzio, possono essere utili per il discernimento spirituale, purché non vadano contro le inclinazioni della persona e le sue reali necessità.

Il percorso del discernimento spirituale può essere lungo e pieno di alti e bassi. È fondamentale riconoscere e celebrare i piccoli progressi, per quanto insignificanti possano sembrare. Questi riconoscimenti possono fungere da motivazione e rafforzare il senso di autoefficacia della persona, aiutandola a mantenere la fiducia nel processo.

La chiave è procedere con gentilezza e rispetto, riconoscendo che ognuno ha il proprio ritmo nel cammino verso la piena realizzazione di sé.

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Data:

22 Marzo 2025

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