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Il discorso di Theresa May

Il discorso di Theresa May

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Il terremoto Brexit non ferma Theresa May. Nella conferenza stampa convocata a Downing street dopo le dimissioni a valanga di oggi, la premier britannica difende la bozza di accordo sull’uscita dall’Ue con le unghie e con i denti mentre esclude categoricamente la possibilità di un nuovo referendum. “Credo che la strada da me scelta sia quella giusta per il Paese”, ha detto, parlando di un accordo “nell’interesse nazionale”. Accordo in cui crede, specifica, “con ogni fibra di me stessa”. Dopo una giornata segnata da una rivolta di una parte del suo partito e dalle polemiche e dimissioni di diversi membri del suo governo, alla domanda se si batterà contro un possibile voto di sfiducia, la premier ha risposto che avere “leadership significa prendere le decisioni giuste, non quelle più facili”. “Il mio lavoro – ha sottolineato del resto May – è ottenere un accordo che porti risultati per il popolo britannico. E penso che questo accordo lo faccia”.

Per il Primo Ministro, d’altra parte, il popolo “vuole che andiamo avanti” e “questo accordo ci darà quello per cui abbiamo votato ed è nell’interesse nazionale”. E il riferimento al popolo arriva anche alla domanda sull’ipotesi di un secondo referendum sulla Brexit, popolo che “ha votato e ci ha dato un compito. Per quanto mi riguarda, non ci sarà un secondo referendum. Lasceremo l’Unione Europea e la lasceremo il 29 marzo 2019″.

“Questa è una Brexit che rispetta le priorità del popolo britannico”, aggiunge la premier. Nel corso delle trattative, ammette che sono state necessarie “decisioni difficili”. “Credo con tutta me stessa che” l’intesa “sia quella giusta per il nostro paese e per il nostro popolo. Sin dall’inizio ho saputo che il mio desiderio era arrivare al traguardo per il popolo britannico, per onorare il voto espresso nel referendum” del 2016. “Se non andiamo avanti con questo accordo – prosegue – nessuno può essere certo delle conseguenze. Significherebbe intraprendere un percorso di profonda e grave incertezza, mentre il popolo britannico vuole solo che noi andiamo avanti”.

La giornata campale della premier britannica si conclude con un paragone tirato fuori dal cilindro, quello con Geoffrey Boycott, 78enne ex stella del cricket. Boycott, uno dei più famosi interpreti dello sport che spopola nel mondo anglosassone, in campo aveva la capacità di resistere e di portare a casa il risultato.”Cosa sapete di Geoffrey Boycott? Non mollava – sottolinea non a caso May – e alla fine conquistava i punti”. Del resto, Boycott in carriera ha segnato 48.000 punti, e dopo un quarto di secolo sui campi ha intrapreso la carriera di commentatore radio-televisivo. Dettaglio non trascurabile: è un sostenitore dichiarato della Brexit e recentemente ha definito “bambini viziati” coloro che invocano un secondo referendum.

Mai sottovalutare Melania

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Via Mira Ricardel dopo lo scontro con Melania Trump. La portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders, ha annunciato che la vice consigliera per la Sicurezza nazionale, numero due di John Bolton, è stata trasferita a un altro incarico, da dove “continuerà a sostenere il presidente”.

Ricardel era finita nel mirino della first lady dopo il viaggio in Africa del mese scorso. La lite tra la signora Trump e la numero due di Bolton, hanno riferito i media americani, era scoppiata per una disputa sui posti a sedere sull’aereo. Secondo Melania, Ricardel “non meritava l’onore di lavorare per la Casa Bianca”.

Melania Trump e Mira Ricardel non si sono mai incontrate di persona, raccontano fonti della Casa Bianca. Ma si sono scontrate sull’organizzazione del volo per il primo viaggio da sola della first lady all’estero, un giro in Africa con soste in Ghana, Kenya, Malawi ed Egitto. L’alta funzionaria si era arrabbiata dopo aver saputo che, a causa dell’ampio entourage della sicurezza e del gruppetto di giornalisti al seguito, non c’era posto a bordo dell’aereo di Melania per lei o altri membri del suo staff. Ai funzionari dell’Nsc e del dipartimento di Stato veniva chiesto di viaggiare su un volo separato, come era accaduto in altre occasioni. Per ripicca, Ricardel aveva minacciato di privare la first lady della consulenza dell’Nsc durante il viaggio.

Le tensioni non si sono spente al ritorno dal tour africano della first lady. Del resto, diverse fonti concordano che Ricardel non era amata dallo staff della Casa Bianca, per il modo sgradevole con cui trattava colleghi e sottoposti. Anche il capo dello staff John Kelly voleva sbarazzarsene da mesi. Melania la riteneva una presenza “tossica” nella Casa Bianca e non lo aveva nascosto a nessuno, lamentandosi anche con il marito Donald. La first lady era anche convinta che vi fosse la mano di Ricardel dietro alla diffusione di false voci sul suo conto e della notizia sul costo di 10mila dollari per la sua stanza d’albergo in Egitto.

Il consigliere per la Sicurezza Nazionale Bolton ha ignorato tutte le lamentale, proteggendo la sua vice fino all’ultimo. Lo scorso weekend l’ufficio di Melania ha chiesto nuovamente a Bolton la testa di Ricardel, ma lui si è rifiutato ed è partito per una missione in Asia. E così la first lady è uscita allo scoperto martedì, senza avvertire il resto della Casa Bianca della sua mossa.

Raggiunto dalla notizia nel pieno della notte mentre dormiva, il consigliere per la Sicurezza nazionale ha inizialmente telefonato dall’estero a Ricardel dicendo che doveva rimanere al suo posto. Ma a questo punto la posizione del numero 2 dell’Snc era intenibile e dopo un giorno è stata annunciata la sua uscita di scena.

“Mira Ricardel continua a sostenere il presidente mentre lascia la Casa Bianca in transizione verso un nuovo ruolo nell’Amministrazione”, ha annunciato la portavoce Sanders. Dovrà andrà Ricardel non è chiaro. Secondo fonti del Washington Post, non sarà facile trovarle un altro posto, anche nel dipartimento del Commercio da cui proviene, a causa della sua reputazione.

Melania non è la prima first lady a far silurare un funzionario della Casa Bianca, ma nessun’altra lo aveva fatto in pubblico. Secondo il Washington Post, la moglie del presidente americano Donald Trump si era lamentata in passato di altri collaboratori del marito, compreso l’ex stratega della Casa Bianca Steve Bannon, ma lo aveva sempre fatto in privato.

Serraj a Ustica rende omaggio a libici sepolti nel cimitero

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Il presidente del Consiglio Presidenziale e primo ministro del Governo di Accordo Nazionale della Libia Fayez Mustafa al-Serraj è atterrato poco dopo le 15 di oggi sull’isola di Ustica dove tra poco andrà a rendere omaggio ai libici sepolti nel cimitero dell’isola.

Fayez al-Sarraj è decollato dall’aeroporto palermitano di Boccadifalco, a bordo di un elicottero della polizia di Stato, ed è atterrato a Ustica dove è stato accolto dal sindaco Salvatore Militello e dal comandante dei carabinieri della stazione isolana Gennaro Matuozzo.

“Lei portava il tanga”, assolto 27enne accusato di stupro

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Assolto dall’accusa di stupro perché la vittima indossava biancheria ’troppo sexy’. E’ destinata a far discutere la sentenza emessa il 6 novembre scorso dal Tribunale di Cork, in Irlanda, che ha scagionato un 27enne accusato di aver violentato una ragazza di 17 anni. A determinare la decisione dei giudici – riferisce ’The Sun’ – sarebbe stata soprattutto l’arringa tenuta dall’avvocato del presunto aggressore, Elizabeth O’Connell, che in aula ha mostrato gli slip che la vittima portava al momento dei fatti. “Guardate il modo in cui era vestita, indossava un perizoma con la parte davanti in pizzo”, ha detto la donna, lasciando intendere che la ragazza fosse troppo provocante e dunque ’propensa’ ad essere molestata.

La scelta di mostrare un indumento intimo come prova di discolpa ha subito sollevato un polverone di polemiche. Alcune manifestanti sono scese in piazza per sostenere che indossare un indumento sexy non significa dare il consenso ad un rapporto sessuale. In rete invece, tramite l’hashtag #ThisIsNotConsent (“questo non è dare il consenso”), decine di donne hanno pubblicato le foto della propria biancheria per esprimere indignazione. La protesta è poi approdata in Parlamento, dove il socialista Ruth Coppinger ha mostrato un tanga. “Potrebbe suscitare imbarazzo mostrare un paio di mutande in Parlamento, ma pensate a quanto lo sia di più per una vittima di stupro vederle finire in tribunale” ha detto Coppinger, ricordando come le donne vengano incolpate anche per gli stupri subiti.

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16 Novembre 2018