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IL DRAMMA ECONOMICO ARGENTINO E LA RINCORSA ALL’AUMENTO DEI PREZZI

cms_31752/0.jpegLa situazione economica in Argentina è drammatica. Si stima che oltre il 40% della popolazione viva in regime di povertà. Non si sa se la ricetta di Javier Milei, presumibile nuovo presidente a seguito delle elezioni che si terranno il prossimo 22 ottobre, potrà essere efficace, ma la realtà è costituita da un’inflazione che galoppa a ritmi allarmanti e che da tempo ha messo in ginocchio il paese, specie nell’economia reale, quella di tutti i giorni, a cui i cittadini devono far fronte. E mentre la Banca Centrale ricorre alla stampa di banconote dal taglio sempre più alto, la gente è arrivata a ricorrere persino al baratto. Gli sportelli bancomat erogano fogli che hanno sempre meno valore, il taglio da 100 pesos è ormai un pezzo di carta che non vuole nessuno. Non solo, dà origine ad un problema di conservazione, distribuzione e persino smaltimento. Su base annua, l’inflazione ha superato il 100%. Attualmente la banconota da 100 pesos vale 29 centesimi di dollaro, e questo al cambio ufficiale. Peccato che poi nella realtà conti il cambio clandestino, per cui il controvalore in dollaro diventa 14 centesimi. Tra il maggio e il giugno scorso la Banca Centrale ha messo in circolazione una nuova banconota da duemila pesos, raddoppiando quella già esistente da mille pesos.

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E cosa si riesce allora a fare con duemila pesos? Con un valore al cambio iniziale di circa 8,50 dollari (oggi già sceso a 5,70 dollari) a stento si riesce a comprare un panino ed una bibita. E pensare che solo nel 2017 mille pesos valevano 55 dollari e mezzo. Questo baratro sembra non avere mai fine. Il quotidiano rialzo dei prezzi non viene compensato dal parallelo aumento degli stipendi e se qualcuno riuscisse a guadagnare 155mila pesos (e si è fortunatissimi, al cambio circa 443 euro), si comprende bene che anche un semplice biglietto per uno spettacolo a teatro diventa irraggiungibile, visto che è giunto a costare fino a 45mila pesos. Ci sono pensioni che ammontano a 6.000 pesos. Secondo le parole di Hernan Letcher, direttore del Centro di economia politica argentina (Cepa), il governo ha proceduto con l’aumento dei salari, ma “le persone guadagnano sempre meno di quanto è alzato il prodotto e qui i prezzi aumentano di continuo”. Una situazione che ovviamente non consente il risparmio, visto che quello che metti da parte oggi, domani ha un valore persino inferiore a quello del giorno prima. A quel punto val la pena spendere, vivendo alla giornata. Ma anche questa operazione può essere molto complicata.

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Anche per gli acquisti più piccoli è necessario possedere migliaia di pesos, una situazione che mette in crisi persino il rifornimento dei bancomat. “Al momento in Argentina circolano 8 miliardi di pezzi, cioè banconote di tutti i tipi” e “secondo l’attuale ritmo di stampa, se ne aggiungeranno altri 3 miliardi, portando la circolazione a circa 11 miliardi entro la fine del 2023”, si legge sul quotidiano La Nacion. Per un termine di paragone, in Italia circola moneta per circa 4-5 miliardi di pezzi, 29 miliardi in tutta l’Europa. In Argentina le sole spese del ciclo di stampa e di distruzione di banconote inservibili sta rappresentando una spesa insormontabile. Costa più smaltire le banconote che produrle, sicché vengono ammassate in giganteschi depositi definiti “sarcofagos”, ovvero “tombe”, destinate formalmente al macero, di fatto in attesa che qualcuno lo faccia. Dal 2016 non vengono più coniate monete, il loro uso sarebbe inutile. Senza monete, senza banconote di piccolo taglio, un altro dei problemi quotidiani è il resto, tanto che è dovuta intervenire una legge, c.d. sull’arrotondamento, che “genera la necessità di imporre l’importo più basso da restituire come resto se non ci sono abbastanza soldi”. Che sia nel supermercato o nel pedaggio dei caselli autostradali, qualcuno continua a rimetterci sempre. E alla fine si deve combattere persino il dramma psicologico nel ricevere mensilmente soltanto poche banconote come stipendio. Una situazione afflittiva che sembra non avere soluzione.

Data:

13 Settembre 2023