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Il “dramma” Lampedusa…

Ponte tra Europa e Nord Africa. Crocevia di storie, culture e tradizioni. Fenici, Greci, Romani, Arabi nel corso dei millenni hanno sostato nell’Isola. Lampedusa è da secoli terra d’accoglienza e solidarietà tra popoli. Popoli l’uno di fronte all’altro. Separati da una lunga “striscia” di mare. Un mare che per tanti è divenuto un profondo “ade”. Un cimitero di donne, bambini, uomini che nella traversata della “speranza” avevano racchiuso il proprio destino, il proprio futuro. Fuggiaschi da terre castigate da guerre, fame, povertà, ingiustizie guardavano con speranza l’arrivo nel “paradiso europeo”. Incuranti (o forse piuttosto consapevoli) ma rassegnati al probabile fato che li avrebbe travolti. Inghiottiti nei profondi “abissi” del “Mare Nostrum”. Il dramma, dello scorso 3 Ottobre, ha scosso l’intero Occidente. Una tragedia che il Sommo Pontefice Papa Francesco ha apostrofato con un secco: “è una vergogna”! Un accadimento cosi drammatico che ha rimesso in discussione l’intero impianto delle politiche migratorie dell’Unione Europea. Politiche troppo spesso disomogenee e non efficaci per far fronte ad un problema urgente e in costante aumento.

cms_90/images (2).jpgAlla “Porta d’Europa” tanti non ci sono mai arrivati, come gli oltre duecento migranti africani annegati lo scorso 3 Ottobre al largo delle coste di Lampedusa. Ma tanti altri riescono a giungere in “terra santa”. Affrontare un tale flusso migratorio in maniera egoistica e non cooperativa rende il problema ancora più complicato di quanto esso possa essere nella sua drammaticità umana.

Abbandonare al “proprio destino” la frontiera mediterranea sarebbe una politica orba e non lungimirante da parte di Bruxelles. Pretendere, cosi come detta il “regolamento di Dublino” (regolamento 2003/343/CE), che un immigrato debba presentare richiesta d’asilo solo ed esclusivamente al paese d’approdo (nel caso di Lampedusa all’Italia), rende la gestione dei flussi molto complicata dato che nella maggior parte dei casi le possibilità di sostegno dei paesi ospitanti non offrono adeguate condizioni di ospitalità soprattutto in questo periodo di crisi economica e sociale dove ad aver bisogno sono centinaia e centinaia di cittadini italiani stremati dalle politiche di austerity.

Ecco perché la tragedia di Lampedusa rappresenta “un fallimento per l’Europa”, cosi come commentato dal settimanale tedesco Der Spiegel.

“Ciò che accaduto il 4 ottobre a largo dell’isola mediterranea di Lampedusa fa tremare l’Europa intera.-ha scritto la stampa tedesca– la piccola isola si sente sola, e non è la prima volta. Dal 1999 oltre 200.000 persone sono arrivate sulle sue coste dall’Africa e dall’Asia, in fuga dalla guerra, dalla fame e dalla miseria. Secondo le stime i morti durante la traversata sarebbero da 10 a 20mila. Dal gennaio 2013 a Lampedusa sono arrivati 22mila rifugiati. L’isola italiana è un simbolo del fallimento della politica d’immigrazione europea”.

Lampedusa affonda”, ha titolato Gazeta Wyborcza sottolineando che “il canale di Sicilia è diventato una tomba per gli africani che sognavano il paradiso europeo”. Secondo il quotidiano polacco una soluzione per allentare la pressione su Italia e Grecia, “invase” dagli immigrati, sarebbe quella di “stabilire centri d’accoglienza in altri paesi Ue dove le richieste d’asilo possano essere esaminate più facilmente. Tuttavia, quando una proposta simile è stata avanzata di recente a Bruxelles, i paesi non mediterranei non ne hanno voluto sapere”.

cms_90/images (3).jpgEcco perché le politiche migratorie dell’Unione Europea devono cambiare rotta. Devono diventare politiche comuni e integrate tra i vari Stati membri, in maniera tale da affrontare questo immane flusso di esseri umani in un ottica di cooperazione e solidarietà tra le nazioni europee, nella prospettiva futura di assicurare pace, benessere, lavoro e sviluppo nelle terre d’Africa e d’Asia castigate da guerre, fame e povertà.

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Data:

1 Giugno 2014