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IL FUTURO DEI RAPPORTI TRA RUSSIA E UE

Una Europa spaccata in due non è una novità storica, così come non lo sono gli sforzi per superare la divisione

Il conflitto armato in corso nell’Europa Orientale  prima o poi finirà, e ipotizziamo che in ogni caso non ci sarà una dissoluzione della Confederazione Russa paragonabile a quella dell’URSS nel 1991, perché al momento non si vede traccia di tale possibilità.

Dopo la fine del conflitto armato, Confederazione Russa e Stati membri dell‘Unione Europea dovranno gestire la pace.

 Quale sarà il futuro della Russia e della area UE nel XXI secolo?

Vorranno proseguire da sole o  saranno  abbastanza saggie per fare volontariamente quello che gli Stati dell’Europa Occidentale hanno fatto dopo essersi devastati vicendevolmente nella II Guerra Mondiale?

La Confederazione Russa accetterà di tornare ai rapporti di scambio economico di prima del 2022?  Vorrà farlo? O non potrà farne a meno? È una decisione importante perché, almeno dal crollo dell’Impero Romano, l’Europa Orientale è sempre stata un fattore fondamentale per gli sviluppi dell’Europa.

Oggi l’Europa  “gode e soffre” di una sovrastruttura chiamata Unione Europea. Da entrambe le parti, ma soprattutto in Russia, bisogna decidere se questo  significherà una maggiore distanza o una maggiore cooperazione. Il mondo di oggi è definito anche dall’ascesa economica dei grandi Stati  emergenti quali la Cina, il Brasile e l’India; e non più come nel 1945 solo dall’URSS, da alcuni Stati dell’Europa Occidentale e  dagli USA: l’intero ordine globale sta cambiando  e si realizza un nuovo scenario planetario.

Il nuovo ordine economico e demografico mondiale sta cambiando anche il sistema politico globale e la distribuzione dei poteri.

Se prima del 2010   il G8 era ancora un forum importante nel quale si incontravano gli Stati a maggior PIL dell’area nord-atlantica (più la Russia in maniera informale) per consultarsi sulla situazione del mondo e sulle decisioni necessarie, già dal 2011 gli  ultimi incontri non erano più da considerare veramente importanti perché mancavano altri Stati con PIL  comparabili. Il G16 ha preso il posto del G8: altri Paesi emergenti, altri continenti. E tutto ha continuato ad evolvere, con l’Europa Occidentale che pesa a livello mondiale  sempre meno e si agita per l’invasione a freddo proveniente da altri continenti, “invasione” avallata e voluta dalla classe dirigente UE, che ha continuato a crescere negli ultimi decenni. Nel futuro sviluppo del rapporto tra Russia e UE ci si deve basare  su questa nuova cornice.

Dobbiamo porci domande ben diverse rispetto al passato. I Paesi sviluppati di domani saranno quelli che costruiranno le organizzazioni adatte e avranno il know-how tecnologico per concentrare lo sviluppo verso le nuove possibilità e i nuovi vincoli che il futuro presenta.

La Russia era un importante fornitore di energia per il resto dell’Europa, nel settore petrolifero come anche in quello del metano, e tornerà probabilmente ad esserlo in futuro, salvo ulteriori autosanzioni della UE. La produzione  di energia degli altri Stati  europei sta diminuendo, soprattutto nel mare del Nord. Il fabbisogno europeo di gas metano probabilmente aumenterà.

 L’Unione Europea crede  che sia bene garantire la sicurezza dei rifornimenti diversificando le fonti d’acquisto, per ridurre il rischio di “rottura della fornitura”, sempre possibile non solo per ragioni politiche. Questa è  una posizione di principio assolutamente condivisibile. Così come per la Russia è conveniente diversificare i clienti per ridurre il rischio di riduzione nei ricavi, possibile come conseguenza di una recessione generale o locale. Come si è visto negli ultimi anni, una crisi recessiva può essere indotta non solo da problemi economici reali, ma da sistemi politici con meccanismi regolatori inefficaci o governi troppo neoliberisti o incapaci di valutare le conseguenze delle proprie scelte. Una cooperazione più stretta e profonda tra Russia e UE sarebbe di interesse reciproco. I rapporti  torneranno  intensi e aperti, però occorrerà tempo per  raggiungere livelli ottimali. Riavviare la cooperazione, però, richiede una negoziazione  basata su interessi e valori comuni e non più sul concetto di  zone d’influenza. E bisogna essere chiari nel definire sia gli interessi che i valori.

L’esperienza maturata all’interno dell’UE ha insegnato che è molto importante esprimere apertamente le contraddizioni esistenti; in seguito bisogna cercare di arrivare nelle negoziazioni a bilanciamenti e compromessi. Ha però anche insegnato che perseguire l’unanimità e l’omogeneità a tutti i costi significa rallentare e bloccare ogni processo positivo. Ci sarà sempre qualcuno che, nel breve periodo, si riterrà danneggiato e tenterà di bloccare ogni decisione.

Le contraddizioni nascono dalla vicinanza reciproca, ma soprattutto dalle conseguenze negli animi di ottanta anni di conflitti. Gli Stati sovrani compresi tra la Russia e l’Ue, la questione del futuro del cosiddetto ordine post-sovietico, come anche il futuro dello Stato del’Ucraina definito dai confini ex-URSS, sono argomenti che interessano intensamente tanti Stati anche non europei.

Ma queste discussioni rischiano di rivelarsi di retroguardia, in un mondo che cambia più velocemente di quanto i discussori riescano a percepire.

Nel confronto sincero e aperto tra Russia e Unione Europea, con la discussione degli attuali conflitti d’interesse, è visibile un grande potenziale di sviluppo economico e sociale. I meccanismi

di scambio economico possono dare un contributo importante, esattamente come fu a suo tempo per la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio. Le difficoltà per quanto riguarda gli investimenti diretti russi in Europa hanno la stessa origine delle difficoltà preesistenti alla CECA nell’Europa occidentale.

Il problema  sta nelle differenze tra i valori mediatizzati  e nella diffidenza presente in vasti settori della classe politica UE, che si sono manifestati in modo dirompente dal 2014. Anche per l’assenza di una cornice di norme e abitudini che consenta una piena reciprocità.

L’Unione Europea si fondava non soltanto su interessi economici, ma anche su valori comuni fondamentali per la sua nascita e per il suo sviluppo. Quando tali valori cadono nel dimenticatoio e si ricorda solo l’economia il processo di integrazione europeo rallenta fino a retrocedere. Ogni progresso nei campi dello Stato di diritto, dell’indipendenza della giustizia, della divisione deipoteri, dei diritti umani, della promozione dell’uguaglianza sociale, della redistribuzione della ricchezza, del rifiuto di sistemi valoriali superati ha effetti positivi per la cooperazione economica poiché diminuisce la diffidenza reciproca. Tutte le esperienze maturate negli ultimi anni dimostrano quanto sia importante lo scambio, non soltanto di merci e di idee, ma soprattutto di persone.

Un passo importante sarà riattivare  la libera circolazione delle persone qualificate tra Russia e UE. Non sarà facile considerando che la completa liberalizzazione all’interno della UE ha manifestato da decenni   aspetti negativi, come il  non controllo dei flussi di persone tale da rendere necessaria la reintroduzione di frontiere e controlli d’entrata nella stessa Unione Europea, che sembrava potesse ormai muoversi secondo logiche sovranazionali. Ma è un traguardo raggiungibile proprio alla luce delle necessità appena esposte.

La lista delle mosse comuni copre quattro aspetti.

Il primo concerne il passaporto e le caratteristiche di sicurezza, con particolare riguardo per i documenti biometrici e per la capacità di costruzione dei chip utilizzati dagli scanner di lettura alle frontiere. 

Il secondo aspetto riguarda il modo di combattere l’immigrazione, e sottolinea la necessità di un approccio comune per la protezione delle frontiere e di controlli congiunti sulla circolazione lungo i confini.

Il terzo punto riguarda gli accordi per la sicurezza.

Il  quarto punto prevede l’attivazione di una area cuscinetto.

Quelle che potrebbero apparire come differenze non sanabili possono essere immediatamente reinquadrate nell’ampio intervallo di opinioni che i Paesi membri dell’Unione hanno sullo stesso argomento. Se infatti esistesse qualcosa come una “politica estera dell’Unione Europea” certamente non sarebbero i Ministri degli Esteri di uno o più dei membri a interloquire con la Russia. Gli USA hanno una propria politica estera, e nessun Ministro degli Esteri del Texas esiste!

Un aspetto che la Russia ha in comune con i paesi dell’Unione Europea è il problema di sopravvivere al  multiculturalismo e Medvedev ha sottolineato che, ovunque vivano, i cittadini russi hanno gli stessi diritti e doveri; e dovrebbero relazionarsi con correttezza nella società russa, il che è molto importante per i russi stessi. Anche nell’Europa occidentale vi sono molti problemi a riguardo, e molti cittadini dell’area UE manifestano la stessa opinione di Medvedev. Un confronto tra Russia e UE sugli approcci teorici a questo riguardo potrebbe essere importante per trovare soluzioni pratiche condivise.

Data:

4 Settembre 2024

One thought on “IL FUTURO DEI RAPPORTI TRA RUSSIA E UE

  1. Il problema principale della Ue credo che stia nell’unanimità delle decisioni. Eliminata questa, si potrà e dovrà procedere a una politica veramente comune a cominciare da una carta costituzionale alla quale tutti dovrebbero uniformarsi. Al momento abbiamo uniformato solo il colore dei bidoni della spazzatura e pure male, visto che sono blu quelli della carta, notoriamente bianca.

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