Il telescopio della Nasa recentemente intitolato all’astronoma americana Nancy Grace Roman, conosciuta anche come la “mamma di Hubble”, altro rinomato telescopio spaziale che fu lanciato in orbita terrestre bassa nel 1990 ed è attualmente operativo, potrebbe aprire nuovi scenari mai esplorati grazie ad uno specchio primario della stessa ampiezza di Hubble, 2,4 metri, ma una tecnologia molto più avanzata. Il lancio del nuovo telescopio è previsto per il 2027.
“Il Nancy Grace Roman ha la capacità unica di riprodurre aree molto ampie del cielo e ci permette di vedere gli ambienti intorno alle galassie nell’universo primordiale” , ha detto Nicole Drakos, dell’Università della California Santa Cruz, che ha condotto uno studio di prossima pubblicazione su The Astrophysical Journal.
Insieme a una squadra di astrofisici, Drakos ha creato un’immagine simulata che mostra come il telescopio spaziale Nancy Grace Roman potrebbe rilevare milioni di galassie e fornire un’ampia visione degli ecosistemi cosmici. Tutto questo grazie ai rivelatori a infrarossi che catturano la luce delle galassie più lontane e a un riproduttore d’immagini ad alta risoluzione e ad ampio campo.
“Roman ci darà la capacità di vedere oggetti deboli e di vedere le galassie su lunghi intervalli di tempo cosmico. Ciò ci consentirà di studiare come le galassie si sono assemblate e trasformate” afferma Swara Ravindranath, astronomo dello Space Telescope Science Institute (STScI) a Baltimora.
I ricercatori hanno scoperto, nello specifico, che questo importante telescopio che è ancora in fase di sviluppo, potrà individuare e analizzare uno specifico tipo di polvere cosmica che di solito è presente proprio nelle zone abitabili che sono quelle aree orbitali in cui i pianeti, quando transitano intorno alle stelle, presentano superfici sulle quali l’acqua può essere di tipo liquido. Ad esempio, se consideriamo la zona abitabile del sistema solare, essa comprende, oltre alla Terra, anche Venere e Marte ma il nostro pianeta vanta sicuramente il posizionamento migliore.
La polvere cosmica in questione, secondo quanto spiegano i ricercatori, è disseminata nelle zone abitabili di ben 74 sistemi solari che si trovano relativamente vicini a noi, denominata “polvere esozodiacale” e potrebbe essere individuata dal Nancy Grace Roman. Ciò rappresenterebbe un vantaggio per i futuri telescopi o strutture di osservazioni, magari ancora più potenti, i quali potrebbero avere già pronti degli obiettivi di osservazione di esopianeti interessanti.
Secondo gli astrofisici si potrebbe creare, tramite il Nancy Grace Roman, una lista di sistemi planetari in cui la polvere cosmica non è molto presente, permettendo in questo modo l’osservazione degli esopianeti che risulterebbe molto più agevolata. Il Nancy Grace Roman dispone infatti di un avanzato strumento denominato “coronagrafo” che bloccando la luce delle stelle, può misurare la sensibilità della luce riflessa dalla polvere.
Il Roman Space Telescope rivoluzionerà completamente gli studi sull’ambiente intergalattico, perché rappresenterà uno straordinario osservatorio spaziale che permetterà di sondare le profondità inesplorate dell’Universo, chiarendo alcuni aspetti cruciali della formazione delle galassie spingendosi oltre ogni confine finora imposto e chissà se la materia oscura non sarà più un mistero.