Secondo quanto recentemente riportato da Bloomberg, il Dipartimento di Giustizia statunitense (DOJ) potrebbe chiedere a un giudice federale di imporre ad Alphabet, la società che controlla Google, la vendita del browser Google Chrome.
L’iniziativa seguirebbe una sentenza dello scorso agosto, emessa dal giudice distrettuale Amit Mehta, che aveva stabilito come i contratti di Google per rendere il proprio motore di ricerca predefinito nella maggior parte dei dispositivi violassero le leggi americane sulla concorrenza, portando di conseguenza Google a detenere illegalmente una posizione di monopolio nel mercato della ricerca online. In seguito a questa decisione, il DOJ aveva avanzato varie proposte per per limitare il monopolio di Google, tra cui lo scorporo di Chrome dal suo ecosistema e interventi sul sistema operativo Android e sulle tecnologie di intelligenza artificiale dell’azienda.
Infatti, con una quota di mercato globale pari al 66,7%, Chrome dominerebbe nettamente il settore dei browser, surclassando rivali come Safari (18%) e Firefox (3%). Ma, secondo i pubblici ministeri, Chrome sarebbe un elemento chiave dell’ecosistema del colosso di Mountain View, che consentirebbe all’azienda di monitorare l’accesso degli utenti a internet e di rafforzare la sua posizione nel mercato pubblicitario: conseguentemente i dati raccolti attraverso il browser verrebbero infatti utilizzati per personalizzare gli annunci pubblicitari, aumentando l’efficacia della strategia commerciale di Google.
Google non ha tardato a reagire, definendo l’iniziativa del DOJ parte di un “programma radicale”. Lee-Anne Mulholland, vicepresidente per le relazioni regolatorie dell’azienda, ha affermato che un eventuale scorporo danneggerebbe i consumatori, sottolineando come la leadership di Google sia il risultato della qualità dei suoi prodotti e non di pratiche scorrette. L’azienda ha inoltre ribadito che gli utenti possono scegliere liberamente altri motori di ricerca e che è impegnata in una competizione aperta con realtà come Amazon nel campo della ricerca di prodotti. In caso di decisione sfavorevole, Google ha già annunciato l’intenzione di presentare ricorso, con una sentenza definitiva attesa non prima di agosto 2025.
Questa iniziativa rappresenta uno dei momenti più significativi della strategia dell’amministrazione Biden per regolamentare le big tech. Negli ultimi anni, le autorità hanno intensificato gli sforzi per limitare il potere delle principali aziende tecnologiche, accusate di soffocare la concorrenza e consolidare posizioni dominanti. Il futuro, però, resta incerto. La rielezione di Donald Trump potrebbe modificare radicalmente lo scenario. Durante il suo mandato, Trump aveva inizialmente promesso azioni legali contro Google, accusata di pregiudizi nei suoi confronti. Tuttavia, il tycoon ha successivamente espresso dubbi sulla necessità di procedere con lo smembramento dell’azienda. La decisione finale del giudice Mehta, prevista per agosto 2025, sarà un momento cruciale non solo per Alphabet ma per l’intero settore tecnologico.