Dici Colombia e pensi purtroppo al narcotraffico, allo spaccio e alla coltivazione di droga. Tutti quelli che sono invece gli aspetti legati alla storia e alle bellezze naturalistiche del Paese sudamericano passano inevitabilmente in secondo piano, soverchiati da un presente ricco di problemi interni e internazionali (ultimamente il governo venezuelano ha deciso di chiudere parte del confine con la Colombia per contrastare il contrabbando di droga transfrontaliero proveniente da Bogotà).
Secondo una relazione da parte di Privacy International, un’associazione con base a Londra e con obiettivi di denuncia delle politiche di sorveglianza da parte dei governi nazionali, ha ultimamente segnalato l’esistenza di un sistema diffuso di sorveglianza nel paese centramericano nei confronti della propria popolazione. Il governo colombiano, capeggiato dal presidente Juan Manuel Santos, con la scusa della lotta al narcotraffico e al terrorismo, ha deciso di mettere in piedi un sistema di controllo capillare e diffuso di tutte le telefonate e del traffico Internet dei propri cittadini (utilizzando anche un software creato dall’italiana Hacking Team) per spiare i computer delle persone ritenute maggiormente sospette.
Il Paese sarà sottoposto a una stretta e fitta rete di sorveglianza in grado di controllare e registrare le chiamate e le comunicazioni di tutti i cittadini. Decenni di conflitti da parte del governo colombiano contro i ribelli delle FARC e il temibile narcotraffico, avrebbero “costretto” una politica interventista da parte del governo, con un sistema di controllo delle comunicazioni estremamente pervasivo e in molti casi contro quelli che sono i limiti di legge del rispetto della privacy. Secondo quanto riferito dal rapporto di cui sopra, il sistema di sorveglianza mette in collegamento vari soggetti istituzionali come magistratura, polizia, servizi segreti ed esercito. Tra i vari sistemi messi in campo per spiare le conversazioni telefoniche e i messaggi messi in Rete vi sono il Sistema Esperanza, della statunitense DEA, ovvero il dipartimento anti-droga americano, che consente di intercettare qualsiasi comunicazione telefonica su linea fissa o mobile, e il sistema PUMA in grado di assicurare una copertura del traffico Internet, attingendo ai dati degli utenti direttamente con i provider che operano nel Paese.
I cittadini colombiani si trovano dunque sotto il vigile occhio del Grande Fratello in grado di monitorare h 24 i dati di circa 100 milioni di chiamate al giorno e di intercettare fino a 20 milioni di SMS. Ma non è tutto. Anche il traffico Internet lungo le dorsali sul territorio colombiano, viene analizzato per creare profili di singoli cittadini e mappare così i loro contatti, il tutto avviene senza nessuna autorizzazione di legge e senza nessun rispetto delle procedure del caso. Non è la prima volta che il governo colombiano si occupa di spiare i propri cittadini: nel 2002 si è scoperto che tra le migliaia di utenze telefoniche controllate in chiave antiterrorismo c’erano anche quelle che facevano capo a organizzazioni che rappresentavano i familiari dei desaparecidos; nel 2007, invece, ben 11 generali sono stati allontanati dopo lo scandalo legato alla sorveglianza illegale a cui erano sottoposti politici dell’opposizione, giornalisti, avvocati e attivisti politici.
Il caso della Colombia ci ricorda ancora che l’incubo orwelliano è un dato reale, la punta dell’iceberg di un dato di fatto ormai acclarato, ovvero di un pianeta e di una popolazione mondiale quotidianamente osservata e ascoltata in ogni suo movimento e conversazione, un controllo reso più semplice a volte anche a causa della nostra supina accondiscendenza.